Ah, la perfida Giap. Ci sono pregiudizi duri a morire, e quello contro Yoko Ono è uno dei più inossidabili. Intanto perché avrebbe compiuto il huge crime del secolo scorso, ovvero far sciogliere i Beatles, e quindi avrebbe ucciso il sogno di una generazione. Ripetiamolo ancora una volta e diciamolo tutti insieme come un mantra: non è stata lei, non è stata colpa sua. E’ stata scagionata da tutti i possibili tribunali beatlesiani del mondo.
Si può capire, vedendola mentre strilla i suoi superacuti d’avanguardia vicino a John, che possa aver creato qualche comprensibile malumore, ma da lì a vederla come la causa di ogni male ce ne corre. La verità è che di fronte all’incomprensibile, come risultò allora lo scioglimento dei Beatles, bisogna per forza addossare la colpa a una donna, che è un vecchio vizio della nostra società. In realtà period John che la voleva ovunque, fu lui a portarla in studio e a chiederle “che ne pensi” infrangendo la vecchia regola dei quattro ragazzi di Liverpool.
Fu Yoko a fargli scoprire il vero amore, fu Yoko a stimolare in lui una superiore coscienza artistica, è lei che ha portato avanti per 44 anni l’eredità di Lennon con assoluta dignità e massimo rispetto, e non period né facile, né scontato. E’ lei che ancora oggi continua a negare la libertà condizionata a Mark Chapman, l’orribile individuo che nel 1980 pose nice alla vita del suo amato, è lei che non ha mai smesso, nel nome di John, di essere un’attivista della tempo.
Ma tutto questo non basta, Yoko ancora oggi risulta poco simpatica, per non dire di peggio. E allora bisogna giocarsi la carta finale, definitiva: lo sapevate che le parole e l’concept centrale di Think about, furono ispirate a John da una poesia che Yoko aveva scritto per rassicurare il suo fratellino negli anni della seconda guerra mondiale? E se continuate a odiarla anche dopo questo, allora per voi non c’è rimedio.