Hollywood, i primi 100 giorni dello sciopero di sceneggiatori e attori. E la soluzione sembra ancora lontana

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Continua lo sciopero degli sceneggiatori a Hollywood, riuniti nel sindacato Writers Guild of America, ed è giunto al suo centesimo giorno. Alla protesta degli scrittori, il 14 luglio, si sono aggiunti anche gli attori del sindacato SAG-Aftra (Display Actors Guild e l’American Federation of Tv and Radio Artists) paralizzando l’industria cinematografica statunitense.

Di scioperi Hollywood ne ha già visti nel 1988 (il più lungo, arrivato a 154 giorni) e nel 2007 che si concluse proprio al centesimo giorno. Quello sciopero portò la California in una recessione, con una perdita di 2,1 miliardi di dollari per le casse di Sacramento e di 37.700 posti di lavoro, secondo un rapporto di ricerca del Milken Institute. Viste le condizioni economiche già complicate, quello di quest’anno farebbe perdere più di 3 milioni di dollari e advert oggi un accordo tra le parti sembra ancora lontano.

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Lo sciopero degli sceneggiatori è iniziato lo scorso 2 maggio e ogni giorno da allora, in centinaia, sfilano e fanno presidi davanti ai cancelli delle main Netflix e Amazon, da quando i contratti della categoria sono scaduti senza che ci fosse un accordo su quello nuovo. Gli artisti chiedendo aumenti salariali, protezione dall’intelligenza artificiale e una rimodulazione delle retribuzioni e dei diritti d’autore per le opere di grande successo presenti sulle piattaforme maggiori.

Lo sceneggiatore Hunter Covington (My title is Earl) e sua moglie Stacy Traub (Black-ish), sceneggiatrice e candidata agli Emmy, sono legati proprio da uno sciopero: si sono conosciuti a un presidio nel 2007 e oggi si ritrovano ancora insieme davanti ai cancelli degli Common Studios a difendere i propri diritti. “Da allora la situazione è solo peggiorata” afferma Traub, “Ci spremono come limoni e riceviamo assegni di una manciata di dollari per i diritti su opere che on-line fanno milioni di visualizzazioni. Mantenere una famiglia con tre figli è diventato un gioco di prestigio”.

L’atmosfera che si percepisce oggi a Hollywood sembra quella della pandemia, tra picchetti, première cancellate e tanti lavoratori disoccupati. “Tre anni fa erano arrivati gli assegni straordinari da Washington e da Sacramento e si poteva chiedere la disoccupazione. Ora non c’è niente. I set sono stati rimandati e poi sospesi del tutto. Wga e SAG hanno ragione, ma sono molto preoccupata”, afferma la scenografa Rachael Ferrara, da mesi senza un ingaggio. 

Gli effetti dello sciopero, infatti, stanno avendo ripercussioni su tutta la macchina del cinema: il sindacato IATSE, che riunisce 170mila tra scenografi, operatori di macchina, tecnici del suono, montatori, truccatori e costumisti ha destinato 4 milioni di dollari a tutti i professionisti che oggi sono fermi. “Gli effetti dolorosi dello sciopero sui nostri membri non possono essere ignorati”, ha detto il presidente dello IATSE Matthew D. Loeb, “Ma questa lotta è necessaria e il nostro sostegno collettivo va agli attori e agli scrittori”.

Il SAG-Aftra ha invece la possibilità di elargire contributi più ampi grazie alla partecipazione delle star del cinema che hanno annunciato una colletta di 15 milioni di dollari per i colleghi in difficoltà. Billy Porter, star di Pose, ha, però, dichiarato in una intervista con l’Night Commonplace, di dover vendere la sua casa proprio a causa dei blocchi dello sciopero: “Non so quando torneremo al lavoro. La vita di un artista, fino a quando non guadagni tanti soldi, cosa che non ho ancora fatto, è ancora legata agli assegni che ti fanno”, ha detto l’attore, “Avrei dovuto essere in un nuovo movie e in un nuovo programma televisivo a partire da settembre. Niente di tutto ciò sta accadendo”.

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