Fatboy Slim, da dj a frullatore culturale. E Brad Pitt e George Clooney ballano sul cubo per lui

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Da dj a frullatore, da miscelatore di suoni a manipolatore di linguaggi culturali. Fatboy Slim è tornato. Ed è profondamente cambiato. Il musicista inglese si è evoluto in una figura diversa di entertainer, certamente più complessa rispetto a quella del dj che Quentin Prepare dinner ha incarnato finora. L’abbiamo ritrovato in concerto all’Auditorium “Ennio Morricone” di Roma, un set trascinante di due ore per 4 mila spettatori nel quale ha attraversato tutto lo spettro sonoro delle musiche da ballare e tutti i capitoli di una storia, quella del djing, che, partita negli anni Settanta, ha intrecciato e innervato il mondo dell’hip hop e del rap.

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foto di Carlo Moretti 

Lo si è visto plasticamente a metà del concerto quando Fatboy Slim ha fatto partire Rapper’s Delight e sullo schermo le immagini del video iconico della Sugarhill Gang con il trio che canta e si muove a bordo piscina, circondato da modelle in costume da bagno. Ovviamente, in una versione tutt’altro diversa rispetto a quella originale che apriva le serate nelle migliori discoteche frequentate dai boomers nei tardi anni Settanta e nei primi Ottanta, e il 61enne Fatboy Slim period certamente tra questi. Il brano in questo caso period sostenuto da una cassa dritta con un frequenza superiore, diciamo che l’ha trasportato nel mondo della techno degli anni Duemila lasciandone però intatta la struttura.

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foto di Carlo Moretti 

Un corto circuito che Prepare dinner ha applicato a ogni segmento della sua efficiency, facilitato in questo dagli strumenti di cui può facilmente disporre oggi grazie allo sviluppo tecnologico. A cominciare dall’intelligenza artificiale che gli ha permesso di far ballare e cantare con lui, affacciandosi verso la platea sullo schermo, le icone del cinema e della musica di ieri e di oggi, viventi o meno che siano. Un frullatore temporale grazie al quale abbiamo visto by way of by way of danzare insieme Frank Sinatra e Brad Pitt, cantare George Clooney e i drughi di Arancia Meccanica e del Grande Lebowski, Malcolm Mcdowell e Jeff Bridges, John Goodman e Steve Buscemi. E ancora altre stelle ripescate nella memoria collettiva, Robert De Niro, Il cacciatore, la faccia sofferta di Christopher Walken, poi eccola invece divertita, ma non period in Pulp fiction?

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foto di Riccardo Musacchio 

Memoria condivisa, cultura masticata e poi risputata fuori trasformata in una incandescente materia su cui muoversi, un magma avvolgente come un blob che ha spinto i quattromila a muoversi fino al finale (e alle sue origini) di Proper right here, proper now. Unico bis a chiudere una serata da incorniciare.

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