‘Pulp fiction’, trent’anni fa la Palma d’oro a Cannes: violenza, humour e frasi cult, storia del movie che consacrò Tarantino

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Period il 21 maggio 1994 quando Pulp fiction fu proiettato per la prima volta sul grande schermo. E non uno qualunque: fu presentato al Pageant di Cannes, dove due giorni dopo la giuria presieduta da Clint Eastwood gli assegnò la Palma d’oro.

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Quentin Tarantino 

Sono passati 30 anni e Pulp fiction ha vinto la sfida del tempo: è rimasto un movie senza pari, che ha ispirato una nuova generazione di registi. Quentin Tarantino all’epoca aveva 31 anni, aveva già esordito due anni prima con Le iene, che generò moltissimo interesse per lo stile originale di regia e sceneggiatura, ma indubbiamente fu Pulp fiction a consacrarlo. Quel combine di azione, violenza, humour e lunghissimi dialoghi iper-realistici che esulano dalla trama ma che caratterizzano perfettamente i personaggi, ha conquistato pubblico e critica ed è diventato il marchio di fabbrica di Tarantino, tanto che di questo stile si parla proprio come di ‘tarantiniano’.

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Il solid riunito (reuters)

Qualche settimana prima di questo importante anniversario, il solid si è riunito a Los Angeles per una serata celebrativa: John Travolta, Samuel L. Jackson, Uma Thurman e Harvey Keitel hanno calcato il tappeto rosso e poi assistito alla proiezione al Chinese language Theater. Il grande assente period Bruce Willis, lontano da tempo dalle scene a causa della demenza frontotemporale, ma al suo posto hanno partecipato la moglie Emma Heming Willis e la figlia Tallulah Willis, con abiti che omaggiavano il suo ruolo nel lungometraggio.

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Bruce Willis in una scena del movie 

Non stupisce che tutto il solid sia ancora molto legato a Pulp fiction visto l’enorme impatto che il movie ha avuto sulle carriere di ognuno di loro. D’altronde il regista scelse con estrema cura i suoi attori: degli otto milioni di dollari messi a disposizione dalla Miramax in fase di pre-produzione per il movie che avrebbe raccontato il mondo del crimine e i suoi protagonisti in modo inedito, ben cinque servirono per il solid che aveva in testa. Tarantino aveva scritto appositamente per Tim Roth e Amanda Plummer i ruoli di Zucchino e Coniglietta, una coppia che prepara una rapina alla tavola calda; per Harvey Keitel quello dello ‘specialista’ Mr. Wolf, che risolve i problemi in cui si cacciano i due killer Jules Winnfield e Vincent Vega.

‘Pulp fiction’, Harvey Keitel è Wolf: “Risolvo problemi”

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Per Jules, Tarantino aveva pensato già in fase di scrittura a Samuel L. Jackson che accettò subito il ruolo. In quegli anni l’attore period stato protagonista di Fa’ la cosa giusta, aveva recitato in Quei bravi ragazzi e Jurassic Park, ma fu proprio il ruolo in Pulp fiction a valergli la prima nomination all’Oscar e a dare inizio alla ricca collaborazione con Quentin Tarantino. Stesso discorso per Uma Thurman che, dopo il successo di La grande promessa e Le relazioni pericolose, divenne una vera star grazie all’iconico ruolo di Mia Wallace, la moglie del capo dei killer Vega e Winnfield, per il quale fu candidata all’Oscar. E non c’è dubbio che il secondo personaggio più noto e di successo della sua carriera le sia stato regalato sempre da Quentin Tarantino: La Sposa dei due Kill Invoice usciti tra il 2003 e il 2004. Bruce Willis, invece, period già una star (soprattutto grazie ai primi due Die exhausting) e si suggest per il movie, colpito da Le Iene e incuriosito dallo stile di Tarantino: a lui fu assegnato il ruolo del pugile Dutch Coolidge, che vince un incontro che doveva perdere e si complica la vita.

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Uma Thurman 

Il più grande simbolo dell’abilità di Tarantino nella scelta e nella direzione degli attori è però John Travolta che con Pulp fiction ha vissuto un nuovo lancio di carriera: l’interpretazione di Vincent Vega dimostrò che il talento dell’attore è sfaccettato, non si esaurisce con i musical che l’avevano lanciato e gli valse una seconda candidatura agli Oscar dopo 17 anni da La febbre del sabato sera. “Come attore, è stato fantastico osservare il lavoro di Quentin Tarantino, che all’epoca period un nuovo regista ispirato dai più grandi filmmaker. Quando dava le indicazioni period semplice ma preciso. Mi permise di essere molto libero nella mia interpretazione: la fiducia è stato il suo regalo più grande”, ha raccontato Travolta nel 2019 alla Festa del cinema di Roma.

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Oltre alle tre nomination per Travolta, Thurman e Jackson (rispettivamente come miglior attore protagonista e come miglior attrice e attore non protagonisti), Pulp fiction ricevette altre quattro candidature ai premi Oscar: miglior montaggio, miglior movie, miglior regia e miglior sceneggiatura originale. Quest’ultima è stata l’unica a trasformarsi in una statuetta nella notte del 27 marzo 1995. D’altronde la sceneggiatura di Quentin Tarantino e Roger Avary è uno degli elementi più iconici e rivoluzionari del movie: a partire dalla scelta di non raccontare gli eventi in ordine cronologico, ma circolare, fino ai lunghi dialoghi entrati a far parte delle scene più famose del cinema, come l’indimenticabile conversazione tra Samuel L. Jackson e John Travolta sul massaggio ai piedi fatto alla moglie del loro capo o quella sulle peculiarità della vita in Europa (per scrivere questa parte, sul ritorno di Vincent dai Paesi Bassi, Tarantino visse qualche settimana advert Amsterdam).

Tarantino non vinse l’Oscar alla regia (e trent’anni dopo non è ancora mai riuscito a conquistarlo) ma indubbiamente Pulp fiction ha definito uno stile registico, che oggi è considerato tra i più riconoscibili, amati e imitati. Basta pensare alla celeberrima scena dell’overdose di Mia Wallace e di quella siringa di adrenalina iniettatale nel cuore da Vincent Vega o al twist senza scarpe, sulle be aware di You by no means can inform, brano di Chuck Berry che ormai non è più possibile dissociare da questo movie. Quentin Tarantino è, anche senza quella statuetta, nell’Olimpo dei registi americani e le motivazioni sono già lì, nelle scelte fatte sul set di Pulp fiction.

Pulp Fiction, il twist di Uma Thurman e John Travolta sulle be aware di Chuck Berry

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Insieme alle decine e decine di premi (tra cui anche due David di Donatello), c’è anche l’importantissimo riconoscimento dell’American Movie Institute che lo ha inserito nella classifica dei migliori cento movie statunitensi di tutti i tempi. E negli ultimi trent’anni è stato il cinema stesso a confermare la sua importanza e il suo impatto sui registi contemporanei con riferimenti, citazioni, omaggi. Impossibile da incasellare in una categoria, Pulp fiction ha creato un genere tutto nuovo.

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