Il lunedì del cinema: La scelta di Anne, un film-monito sull’aborto clandestino

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Lunedì 6 maggio continua l’iniziativa Il lunedì del cinema a cura di Repubblica e MYmovies per il cinema di qualità in streaming. Una sala cinematografica virtuale pronta advert accogliere gli iscritti di MYmovies ONE con una selezione ricercata di titoli da vedere (o rivedere) rigorosamente insieme dalle 20:00 a mezzanotte.

Grandi storie di vita e racconti d’attualità, per chi ama l’intrattenimento, il grande spettacolo e il confronto dopo la visione.

Per il secondo appuntamento di lunedì 6 maggio, Repubblica con Europictures presentano La scelta di Anne (prenota un posto free of charge) interpretato da Anamaria Vartolomei al suo debutto sullo schermo che dona al movie una efficiency intensa, molto fisica e inevitabilmente sofferta che immerge lo spettatore in una problematica che si può comprendere davvero solo raccontando i corpi delle donne.

Dietro ogni scelta, dalla più complessa alla più banale, pullulano una miriade di motivi. Dietro alla decisione di realizzare un movie come La scelta di Anne, tra gli altri, c’è l’intento chiaro di far luce su un tema che nel 2024 – come nel 2021, quando il movie usciva al cinema – è ancora tabù. La scelta di non mettere al mondo un figlio. Scelta opinabile, persino discutibile, ma assolutamente libera, pertinente alla sola volontà femminile, perché giocata sul corpo della donna che resolve, per la miriade di ragioni di cui sopra, di non portare a termine una gravidanza. Ora, la regista francese Audrey Diwan alla sua opera seconda ha voluto realizzare un movie tutt’altro che semplice, lineare, banale, per rispecchiare fedelmente la complessità – soprattutto emotiva – di un argomento che ancora divide e solleva questioni, dibattiti, riflessioni etiche. Il senso del suo movie, che non a caso ha vinto il Leone d’Oro come miglior movie alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, è ben sintetizzato dal titolo italiano (l’originale è L’événement): si tratta di una “scelta”, la scelta che compie Anne. Dalle pagine autobiografiche di Annie Ernaux, viene portata sullo schermo la battaglia fisica e interiore di una studentessa decisa a porre superb a una gravidanza indesiderata nella Francia degli anni 60. Allora l’aborto period proibito, con conseguenze letali per quante si sottoponevano advert aborti clandestini.

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In foto Anamaria Vartolomei in una scena del movie. 

Basta un in the past affilato per porre superb a una gravidanza mai voluta, qual è il destino a cui si va incontro con una pratica tanto feroce quanto insicura? Il movie racconta tutto questo, sottolineando la solitudine delle donne, delle ragazze, lasciate in balia di se stesse, senza adeguate treatment mediche, senza supporti familiari e sociali di rilievo. Un climax di dolore, violenza, isolamento, che il movie ha il merito di raccontare senza usare furberie o scorciatoie, senza mai edulcorare nulla, ma raccontando la realtà nuda e cruda e soffermandosi molto sulla condizione – dolorosamente “scelta” – della protagonista. Quando si vieta l’aborto automaticamente si costringe le donne a ricorrere a pratiche clandestine pericolose, senza garanzia di uscirne vive.

Lo impara a sue spese Anne, interpretata da Anamaria Vartolomei che offre un’interpretazione basata su lunghe conversazioni tra la regista e l’attrice sul tema, per dare voce e corpo all’angoscia opprimente di una ragazza lasciata sola a gestire un problema più grande di lei. Una ventitreenne che resta incinta dopo un rapporto occasionale, l’eventuale padre non ha alcuna intenzione di assumersi responsabilità e la pressione sociale attorno a lei è schiacciante. Com’è schiacciante l’indifferenza da cui viene circondata, nessuno – neanche le amiche più care – vuole saperne, la sua condizione è vista come una “colpa”, una vergogna, qualcosa da dover affrontare e scontare da sola. Eppure Anne ha le idee chiare: è una studentessa brillante e intende continuare a studiare, essere libera di determinarsi da sola il proprio destino, proseguire sulla strada della cultura e rimandare a un domani la costruzione di una famiglia.

Attraverso di lei la regista propone non una riflessione algida dall’alto sul tema, ma un vero e proprio “corpo a corpo”, scegliendo soluzioni visive come girare con macchina a spalla per tuffare lo spettatore a capofitto in una problematica che si può comprendere davvero solo stando sui corpi. Corpi di donne che accolgono, rifiutano, gemono e soffrono, penetrati da sonde abortive. Che ne è di questi corpi e della loro libertà? Perché a decidere su questi corpi sono politiche di controllo che non mirano a tutelarli, vietando l’aborto clandestino e dunque rendendo legale l’interruzione di gravidanza? Interrogativi inquieti, importanti, ancora attuali, che percorrono il film-monito e rimangono advert abitare la mente di chi guarda a lungo, anche dopo i titoli di coda.

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