Paola Cortellesi e Matteo Garrone, la sfida dei David: nelle candidature ai premi c’è la storia del nostro Paese

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Ci sono tante prime volte, in queste candidature ai David di Donatello. C’è quella di una regista esordiente — Paola Cortellesi — che ne conquista il numero report di 19 e anche il Premio del pubblico, coincidenza inedita con le scelte dei milleseicento giurati dell’Accademia del Cinema italiano. C’è ancora domani è il movie che ha incassato di più (oltre 36 milioni), ma anche quello che guida le nomination, staccando Io capitano di Matteo Garrone a quota 15 (La chimera di Alice Rohrwacher a 13, Rapito di Marco Bellocchio 11, Comandante di Edoardo De Angelis 10, Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti 7, Adagio di Stefano Sollima e Palazzina Laf di Michele Riondino 5).

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GRETA DE LAZZARIS 

C’è ancora domani è, anche, la fotografia delle tendenze di un anno di cinema italiano. Si amplia lo spazio per le autrici, ci sono anche Alice Rorhwacher, all’estero più celebrata che da noi, Micaela Ramazzotti, Emma Dante, Kasia Smutniak — la direttrice Piera Detassis alla conferenza indossava la maglia con la scritta “women can do every thing”. Si tratta di un movie da pageant (quello di Roma) e al tempo stesso di fenomeno da grande pubblico: l’infaticabile Cortellesi ha accompagnato la sua creatura in tutte le piazze, incontrato partigiane e scolaresche, è andata in circoli e multiplex, decine e decine di date e ora proseguono le tappe nel mondo, attualmente in Argentina.

Paola Cortellesi a Bari, con Emanuela Fanelli incontra il pubblico di ‘C’è ancora Domani’: grandi risate e applausi

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Dal dopo pandemia autori e attori si spendono in tour sempre più capillari, porta a porta, c’è bisogno di ritrovare i corpi, lo racconta il successo del teatro. Il tour si faceva tanti anni fa, ma nei capoluoghi; stavolta si inizia prima dell’uscita, con anteprime in luoghi legati al tema del movie — dalla scuola al lavoro — e si finisce mesi dopo. Il ritmo è di quattro, cinque saluti in sala per ogni città, è gradito il dibattito. Sanno che quello in sala deve essere un evento, che la loro presenza sposta le persone dal salotto ed è anche molto gratificante. Per Un mondo a parte di Riccardo Milani, Antonio Albanese e Virginia Raffaele da Pescasseroli sono partiti per una marcia che assicuravano — scherzando ma non troppo — sarebbe durata fino all’property. Vale per i registi, ancor di più quando autore e attore coincidono, e questo è l’altro movimento del cinema oggi. Dei nove esordienti nella lista dei candidati, cinque sono attori: Cortellesi, Micaela Ramazzotti, Michele Riondino, Claudio Bisio, Beppe Fiorello, nella categoria documentari c’è Kasia Smutniak e poi, attore-regista non esordiente, Antonio Albanese.

L’esclusivo documentario in compagnia di Edoardo De Angelis e Pierfrancesco Favino

Comandante: il Making of

di Roberto Manassero

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Molti di loro ammettono di aver partorito le loro storie durante l’isolamento da Covid. Tutti mettono la popolarità conquistata, a volte anche nelle fiction, al servizio di storie che arrivano dirette al pubblico, hanno spesso sguardo sociale e grande capacità di coinvolgimento emotivo. C’è, in generale, grande attenzione al passato del nostro Paese, chiave di lettura per comprendere l’oggi: la guerra mondiale vista dai bimbi di Claudio Bisio (L’ultima volta che siamo stati bambini), il voto alle donne di Cortellesi, il caso Mortara di Bellocchio (Rapito), gli anni Cinquanta di Nanni Moretti (Il sol dell’avvenire) e i Settanta in fabbrica di Riondino (Palazzina Laf), la Sicilia omofoba degli Ottanta di Giuseppe Fiorello (Stranizza d’amuri).

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Se il panorama dei candidati s’allarga e diversifica, resta la presenza certa dei grandi autori: Moretti e Bellocchio hanno avuto ottime recensioni e superato i quattro milioni in sala, Garrone — Io capitano — partito con il Leone d’argento dalla Mostra di Venezia, ha girato il mondo con eccellenti riscontri e chiuso in modo più che onorevole una corsa agli Oscar tutt’altro che facile.

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