Scelta arguta quella di Jacopo Gassmann: regista e attento lettore di drammaturgia contemporanea, ha realizzato uno spettacolo bello e teso Town, dal testo di uno dei grandi autori britannici di oggi, Martin Crimp, 68 anni, la cui carriera è segnata da una vena sottile di crudeltà, visto che è dagli anni Ottanta, dal primo Residing stays, che con la sua raggelante scrittura racconta i cortocircuiti delle piccole storie di persone qualunque. Town, è uno di questi.
![La stratificazione di ‘Town’, Jacopo Gassmann porta in scena il disamore di un uomo e una donna 191522243 90bef932 c08d 4de1 8a4c 46438dca165e - La stratificazione di ‘Town’, Jacopo Gassmann porta in scena il disamore di un uomo e una donna](https://www.repstatic.it/content/nazionale/img/2024/04/03/191522243-90bef932-c08d-4de1-8a4c-46438dca165e.jpg)
E’ un testo a diversi strati dietro la semplice storia del disamore tra un uomo e una donna: Clair, traduttrice, in odore di un innamoramento extraconiugale per uno scrittore, lei stessa con ambizioni di scrittrice convinta che la letteratura possa essere un’ancòra nel grande mare della vita; e Christopher, il marito, un bravo diavolo, inconsistente, che perde il lavoro e finisce a fare il cameriere in un quick meals. Se aggiungiamo una vicina di casa inquietante, una bambina dall’infanzia ferita, echi lontani di guerra e, non vista, la città come non luogo a cui, specie Clair, guarda però come il posto in cui stare… chiaro che siamo incastrati in una angosciosa fessura da cui guardiamo il nostro malinconico mondo.
![La stratificazione di ‘Town’, Jacopo Gassmann porta in scena il disamore di un uomo e una donna 205038676 b133afc6 adf8 43ba b6ae 6daaf8fe8214 - La stratificazione di ‘Town’, Jacopo Gassmann porta in scena il disamore di un uomo e una donna](https://www.repstatic.it/content/nazionale/img/2024/04/03/205038676-b133afc6-adf8-43ba-b6ae-6daaf8fe8214.jpg)
Jacopo Gassmann conferma il suo talento di regista, chiaro nella lettura dei testi e rigoroso nel controllo dell’immagine – l’asettica scena bianca di Gregorio Zurla, con più piani uno nell’altro, proprio come la vicenda narrata – nel controllo delle fragili umanità di Crimp – i bravissimi Lucrezia Guidone e Christian La Rosa, veri, sinceri e per questo ancora più inquietanti, e con loro Lea Lucioli, Olga Rossi – ma soprattutto nel controllo della gelida fluidità del linguaggio, dove le parole sono trappole ambigue, rafforzate qui dalle musiche di Zeno Gabaglio e, loopate e rimixate, di Johnny Money, Ryoji Ikeda, Alva Noto, Franz Schubert.
Ed è così che lo spettacolo, coprodotto da Stabile del Veneto, Elfo di Milano dove è in scena fino al 7, Emilia Romagna Teatro, Teatro Piemonte e Lac di Lugano, rende concreta la progressiva rivelazione di un vuoto di umanità in cui siamo già tutti caduti dentro.