Fatih Akin il Giovane Turco, o meglio, “Kanak Sprak” che se ne andava in giro per le periferie tedesche degli anni ’90 come la gang del suo primo movie, Kurz und schmerzlos, composta da Bobby il Serbo, Costa il Greco e Gabriel il Turco. Fatih Akin l’iridato, vincitore nel 2004 dell’Orso d’oro e degli European Movie Awards con La sposa turca, il Prix du scénario a Cannes nel 2007 con Ai confini del paradiso, il Gran Premio della giuria a Venezia 2010 per Soul Kitchen e il Golden Globe 2018 come miglio movie straniero per Oltre la notte. Fatih Akin l’errante, che fa su e giù dalla patria Germania alla terra dei padri in Turchia, e come lui gli armeni de Il padre e gli italiani di Solino, altre due pellicole diasporiche della sua filmografia.
Fatih Akin, che è tante cose tutte insieme, è il nuovo grande arrivo nel catalogo di MYmovies ONE.
Produttore/sceneggiatore/regista tedesco di origine turca, nato e cresciuto nell’anseatica Amburgo, con all’attivo più di una quindicina di movie tra lunghi, corti e documentari, Akin da lunedì 26 febbraio avrà un piccolo ma importante spazio nell’offerta on-line della piattaforma di MYmovies, che si arricchisce del suo sguardo nordico e mediterraneo, da cittadino e da esule, native e world.
Si comincia con uno dei “really feel good film” più puri e diretti possibili, ambientato nella Wilhelmsburg non di Brooklyn ma di Amburgo: Soul Kitchen, infatti, con la sua storia di redenzione e riscatto di Zinos, proprietario dell’omonimo ristorante greco, che si ritrova a dover dare (e darsi) una seconda possibilità al cuoco Shayn e soprattutto al fratello in carcere Illias, è un vero e proprio cibo dell’anima e nutriente per gli occhi. Tra sale show per band punk che tentano di resistere alla gentrificazione e piatti afrodisiaci capaci di trasformare gli avventori in seguaci di rituali orgiastici, Soul Kitchen è la commedia purissima di Akin che tutti ricordano.
Il secondo titolo presente in catalogo è Oltre la notte, storia della lotta emotiva e civile di Katia (Diane Kruger, miglior attrice a Cannes 2017) nel vedere scoperti e condannati gli appartenenti advert una cellula neonazista che in un attentato hanno tolto la vita al marito Nuri e al figlio Rocco. Liberamene ispirato agli eventi di Colonia del 2009, quando il gruppo di estrema destra Nationalsozialistischer Untergrund fece detonare un tubo bomba pieno di chiodi (per fortuna senza nessuna vittima), il movie di Akin porta avanti il suo continuo discorso su cosa voglia dire vivere in una società multietnica, in un’epoca in cui la post-ideologia sembra affliggere solo il mondo occidentale mentre i poveri, gli immigrati, i diversi, sono sempre e ancora vittima di razzismo e classismo.
La discesa di Akin verso un’thought di mondo sempre più cupa e senza speranza tocca il limite con l’ultimo movie in arrivo, Il mostro di St. Pauli, uscito in sala nel 2019 con un divieto per i minori di diciotto anni. Vicenda anche questa ispirata da una storia vera, stavolta la tragica parabola omicida di Fritz Honka e delle quattro donne uccise nella Amburgo degli anni ’70, sembra il rovescio oscuro delle parabole di vita e – perché no? – di morte presenti nella filmografia del regista, prive questa volta di qualunque appiglio emotivo, lirico, umanista. Non c’è speranza nella vicenda di Honka, non c’è fuga dalla Germina di quell’epoca, non c’è tempo nei corpi prima deformi e poi smembrati di quegli uomini e quelle donne. Un modo disturbante, ma corretto, di concludere il viaggio su MYmovies ONE nella filmografia di Fatih Akin.
