Gino Paoli: “Sanremo non lo guardo, è diventato uno squallido spettacolo”

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“No, non guardo Sanremo. Una volta period il Competition della canzone, non period neanche importante chi la cantasse, poi le case discografiche si sono accorte del potere rituale per l’Italia e adesso fanno il prodotto finito sperando che abbia una promozione. Da lì la television si accorge che lo spettacolo di Sanremo funziona, arriva non solo in Italia ma anche fuori, e allora si appropria di Sanremo e lo fa diventare lo squallido spettacolo che è adesso”. Gino Paoli a ruota libera, come accade spesso a dire il vero, ospite del podcast Tintoria eccezionalmente da Genova, per parlare del suo rapporto con il pageant di Sanremo che parte oggi.

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Davanti alla platea bought out del Teatro Sant’Agostino, Stefano Rapone e Daniele Tinti hanno chiacchierato per quasi due ore con il maestro di Il cielo in una stanza chiedendogli di ricordare alcuni pageant di cui è stato protagonista.

Gino Paoli. Attenti al gatto

di Luca Valtorta

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A partire da quello tragicamente celebre per la morte di Luigi Tenco: “Dalla period nella stanza di fianco, è stato uno dei primi che se n’è accorto, che ha sentito. E, dopo, aveva la canzone che si chiamava Bisogna saper perdere. Se c’ero io, a Sanremo si fermava tutto perché se in un’officina o in una fabbrica muore un operaio, si ferma tutto. Noi facevamo un mestiere e il mestiere va rispettato”. La puntata è on-line su YouTube, sull’app OnePodcast e su tutte le piattaforme di streaming audio da oggi martedì 6 febbraio.

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