Pif e l’oasi di ‘Caro marziano’, qui si risveglia il lato piacevole dell’esistenza

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In quello spazio di sopravvivenza morale che rimane Rai 3 intorno all’ora di cena, è tornato Pif. Ovvero Pierfrancesco Diliberto con la terza stagione di Caro marziano, venti minuti al colpo in cerca di personaggi e situazioni da raccontare. E con un risultato che si porta immediatamente a casa, quello di una rara oasi televisiva nella quale è difficile che si ascoltino cose inutili o fondate sulla stupidaggine come credo assoluto — o che pestino l’acqua nel mortaio delle cose irrisolvibili a chiacchiere.

Storie piccole o medie, e se ne esce spesso corroborati — volendo, l’intento parodistico di Valerio Lundini nelle sue Faccende complicate forse è anche indirizzato qui, ma è un gioco intelligente nel quale si vince a prescindere, che si preferisca l’uno o l’altro approccio. Sere fa Pif period a casa del comico Giovanni Storti, uno che si è inventato da tempo una collocazione social parlando, anzi svelando, cose di piccolo ambientalismo domestico, o qualcosa del genere: e senza esagerare mai, vengono fuori discorsi divertenti, che vellicano il lato piacevole dell’esistenza. C’è molto pubblico che ancora è ben disposto a cose simili e ne vorrebbe di più, scoprendo come si trattano le piante di casa ma anche la funzione essenziale che può avere il curling.

Mercoledì sera, una puntata notevolissima dal titolo L’immigrato modello. Un gioco di parole, perché il protagonista, un ragazzo gambiano di 25 anni, è talmente bello che fa davvero il modello: ma soprattutto, e questo impressionava, ha una storia identica a quella di Seydou, narrata da Matteo Garrone in Io capitano, tra breve agli Oscar. Il villaggio d’origine, la fuga da ragazzino, il deserto come traversata da horror, la Libia, le mafie, Tripoli, la Sicilia. Pif va e racconta, ci mette un minimo di furbizia ma il risultato, lontano in maniera marziana, appunto, dal basso materiale televisivo corrente, è spesso di quelli appaganti.

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A Sanremo saranno in gara i Bnkr44 con una canzone il cui testo implora: “Dammi un Governo punk”. Ma più di così?

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