‘Povere creature!’, quel mostro di Emma Stone è un inno alla libertà. La recensione di Alberto Crespi

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Povere creature!, il nuovo movie (con punto esclamativo) del greco Yorgos Lanthimos, arriva nei cinema giovedì 25 gennaio, quasi cinque mesi dopo la vittoria del Leone d’oro ma alla vigilia di una campagna degli Oscar che appare molto promettente. In particolare non sarà facile ignorare la prova “marionettistica” e anti-naturalistica di Emma Stone, che fa cose davvero rimarchevoli con il corpo e con la voce mettendo totalmente da parte una cosa antica come la psicologia (anche se il nostro cuore batte per Lily Gladstone, l’attrice nativa americana di Killers of the Flower Moon).

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Anche chi, come noi, non ha minimamente amato (è un eufemismo) i precedenti lavori di Lanthimos deve ammettere che il movie ha una potenza visiva e visionaria davvero inusitata. Partendo da un romanzo di Alasdair Grey che risale al 1992, e lavorando su un immaginario vittoriano (gli echi di Frankenstein sono evidenti), Povere creature! racconta la storia di Bella, giovane donna che si suicida buttandosi nel Tamigi ma il cui corpo viene ripescato, e riportato in vita, dall’eccentrico chirurgo Godwin Baxter. Baxter è uno scienziato pazzo che si diverte a inventare corpi mutanti; ed è egli stesso un mutante, a causa dei bizzarri esperimenti su di lui operati dal padre. Nello specifico, Bella period incinta al momento del tentato suicidio e Baxter le trapianta nella testa il cervello del feto che portava in grembo.

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Quando si risveglia, la donna ha l’età mentale di un neonato, ma cresce in fretta, sviluppando una libido irrefrenabile. Che soddisferà dando il benservito a Baxter e fuggendo per il mondo con Duncan Wedderburn, avvocato libertino e dedito al gioco; ma anche costui imparerà presto, a sue spese, che Bella non è gestibile…

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Povere creature! è già considerato un capolavoro dai fan di Lanthimos. In realtà è soprattutto un gioco cinefilo spiritoso e coloratissimo. Dopo un lungo prologo in bianco e nero, la fotografia di Robbie Ryan e soprattutto le strepitose scenografie di Shona Heath e James Pric (veri “autori” del movie) creano un Ottocento licenzioso e barocco, con qualche lungaggine all’insegna del “famolo strano” nella sequenza del bordello, ma con un finale anti-autoritario francamente spassoso.

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Ci sembra invece assai forzato leggere il movie come una parabola femminista: Bella è un “essere” libero e incontrollabile, ma solo perché un uomo (il dottor Baxter) così l’ha creata, e nel finale rifiuta un modello maschile per accettarne gioiosamente un altro. Chi cerca correttezza politica in ogni dove potrebbe piuttosto spacciarlo per una cruda messinscena del patriarcato, ma sarebbe un po’ come sparare a una farfalla con una spingarda. Povere creature! è divertimento puro, e come diceva Aldo Palazzeschi, lasciateci divertire!

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