Biancaneve va alla guerra: la battaglia politica Usa si combatte (anche) a colpi di movie e serie

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Biancaneve è di destra o di sinistra? Giorgio Gaber si prendeva gioco di certe classificazioni, esattamente trent’anni fa. Ma l’thought di due Snowhite, una “progressista” Disney incarnata Rachel Zegler e una tradizionalista, affidata all’astro nascente della destra conservatrice, Brett Cooper è la raffigurazione plastica dello scontro mediatico che si combatte negli Stati Uniti in vista delle elezioni presidenziali del 5 novembre. Una battaglia che è economica, ma anche ideologica, sulla cultura woke e sul rigetto, cavalcato dalla destra, del politicamente corretto.

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Nelle scorse settimane a riproporre la questione è stato l’arrivo della serie Echo, sulla nuova supereroina nativa americana, sorda e con una gamba amputata. La serie è l’ultimo simbolo di un nuovo corso: dopo la fase iniziale dell’universo Marvel in cui gli eroi, partire da Iron man (2008) erano maschi e bianchi, da tempo si è deciso di diversificare i personaggi e rispondere alle varie tipologie di pubblico. Black Panter, Shang-Chi, e poi She-Hulk, Ms Marvel e Captain Marvel. Tutto questo però è coinciso con una stanchezza del pubblico Disney e una serie di attacchi frontali della destra repubblicana: Ron DeSantis (appena stracciato da Donald Trump ai caucus in Iowa) ha criticato il carattere “woke” dei personaggi omosessuali o non binari di Lightyear e Elementary. Disney ha perso il primato del fatturato, passato a Common, il boss Bob Iger ha chiesto un cambio di rotta, invece di puntare su messaggi positivi, bisogna tornare alle origini: la cosa più importante è l’intrattenimento.

In realtà l’agenda inclusiva economica, oltre che idealista: le persone non bianche – specie afroamericane e latine – sono le più propense a guardare i cinefumetti. L’thought è avvicinarsi al pubblico di giovani americani che è sempre più diversificato. Dall’altra l’ultradestra – specie in questa lunga campagna elettorale – ha deciso di scendere in campo, con piattaforme – dal DailyWire+ a Bentkey – movie, serie e cartoni che difendano la società tradizionale dai nuovi valori che inquinano la tradizione americana, una vera industria pensata per contrastare le idee liberali, con una attenzione al pubblico dei ragazzini cresciuti nella casa di Topolino. L’thought, anche qui, è economica: un sistema di abbonamenti mira a fidelizzare i sostenitori più convinti con personaggi in cui si rispecchino: bianchi, eterosessuali, con ruoli di genere definiti. Si allarga la platea, si massimizza il profitto.

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Del destrorso Biancaneve e la strega cattiva è uscito solo il trailer che ben evidenzia i valori sociali della tradizione, sull’altro fronte, quello disneyano, s’è aperto un ventaglio di reazioni e stucchevoli polemiche, dalla Biancaneve Zegler di mamma colombiana ai nani trasformati in creature digitali che hanno suscitato le proteste del figlio di uno dei registi del classico animato.

Rachel Zegler sarà la nuova Biancaneve: “Il sogno è realtà”. Ma non tutti approvano la scelta

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Che le favole non siano solo racconti ingenui da bambini si sa, ma la forzatura politica viene presa sul serio oltreoceano. E pure da noi, basta guardare all’inutile bagarre sul monologo scherzoso di Paola Cortellesi con Biancaneve colf dei sette nani, pardon, delle sette creature digitali di genere maschile.

Cortellesi e il monologo all’università sul sessismo nelle fiabe: “Biancaneve colf dei sette nani”

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