Geppi Cucciari: “Dormo poco e male e non mi piaccio. Ma in television sono libera di dire tutto. Prima o poi mi candido in Sardegna”

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Geppi Cucciari, far ridere è faticoso?

“È un mestiere, difficile come tanti. Anche fare l’insegnante lo è. Ho lavorato da un notaio, dopo la laurea in legge: lì period difficile, noioso, e non period quello che desideravo».

Da piccola cosa voleva fare?

«L’attrice. Figurarsi i miei come hanno accolto la notizia».

Cosa sognavano per lei?

«La laurea in giurisprudenza».

Li ha accontentati.

«Sì, ma in otto anni, anche perché facevo tante cose e non amavo quel tipo di studi. Poi a otto esami dalla laurea decisi di trasferirmi a Milano. Sapevo che lì avrei anche potuto provare a coltivare altro…».

È cresciuta nell’Italia del pezzo di carta.

«Ci tenevano per il valore delle possibilità che studiare, innegabilmente, offre. Famiglia pragmatica. Mio padre imprenditore, mia madre insegnante di educazione fisica, io unica figlia femmina, dopo due fratelli».

Viziata?

«Accudita. Cresciuta in mezzo alle donne, una madre amatissima, la nonna, la zia, e Maria, il nostro aiuto in casa per quarant’anni: per me una seconda mamma».

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(foto di Daniela Zedda)

 

Qual è la sua Sardegna?

«Macomer, dove sono cresciuta, e dove ancora vivono mio padre e mio fratello. Cagliari, dove c’è un’altra parte di famiglia, e vicino a Olbia, dove sto a lungo. Per me la Sardegna non è solo property».

Le elezioni sarde l’appassionano?

«Certo, anche perché voto lì».

Per chi?

«Le idee di tutti noi si intuiscono credo, ti accompagnano nel tuo modo di porti, lavorare, relazionarti agli altri. Poi ognuno di noi fa politica col proprio lavoro, con la propria vita».

Anche un comico?

«Si stupisce? Per ora è cosi, poi in un futuro, lontano, lo dico per tranquillizzare tutti, mi piacerebbe provare a fare politica in Sardegna, impegnarmi direttamente».

È una notizia.

«Non subito, eh. Vorrei provare a fare tante cose prima».

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(foto di Daniela Zedda)

 

Giovedì 18 lei riparte su Rai 3 con Splendida cornice.

«È il tentativo di parlare in prima serata di cultura col linguaggio della satira. La comicità è parte del linguaggio. Una cosa possibile grazie a un gruppo di autori meraviglioso».

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Cosa dobbiamo aspettarci?

«La prima puntata sarà una celebrazione del compleanno della Rai a modo nostro, un Rai Pleasure , tra gli ospiti della prima puntata Elio e le Storie tese, Vito Molinari, Elisabetta Viviani, Jasmine Trinca, Emanuela Fanelli, Remo Anzovino».

Che pubblico avete?

«Non giovanissimo. Siamo fortissimi in tre regioni: il Molise, dove tocchiamo picchi del 17%, non so il perché, ma vorrei abbracciare tutti gli abitanti uno advert uno, e poi Lombardia, Sardegna».

I giovani sono persi per la television generalista?

«I giovani guardano la television quando vogliono, spesso sui social, e ne fruiscono in modo più frammentato, difficile rimangano a casa a guardare una trasmissione che dura due ore mezza».

La satira sembra sparita dalla Rai.

«Non è morta. Può sembrare in prognosi riservata, ma credo ci sia ancora spazio per lei. In television e anche in radio, da otto anni conduco con Giorgio Lauro Un giorno da pecora, è satira politica, ma non solo».

Su Rai 3 lei non si sente l’ultima moicana?

«Non saprei. Quelli bravissimi che c’erano un tempo hanno scelto altre strade, e fanno tutti cose bellissime».

Non sono stati costretti a fare altro?

«Non lo so. Il mio sogno è di rivedere un giorno Serena Dandini in Rai. Io lavoro qui da tanti anni, amo molto questa azienda».

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Corrado Guzzanti a Repubblica ha detto che il politicamente corretto uccide la comicità.

«Io mi sento libera di dire quello che voglio, è più facile che dica una cosa più forte in presenza del soggetto della battuta, rispetto a una cosa più blanda se è assente. Sulle malattie, però, proprio non scherzo».

Chi sono i più suscettibili?

«I tifosi di calcio. Sul tifo non si può fare ironia».

Premio Strega, la gaffe di Sangiuliano con Geppi Cucciari. Il ministro prima vota poi cube: “Proverò a leggere libri in gara”

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Dei politici italiani cosa ha capito?

«Sono un’umanità variegata, talvolta più fragile di quel che sembra, a volte migliore di quello che mostra, altre peggiore di quanto si possa temere».

Geppi Cucciari scherza con Mattarella: “Menomale che quando l’hanno rieletta aveva la mascherina”

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Mattarella le ha detto qualcosa dopo la battuta al Quirinale: “Mi raccomando, mantenga sempre la stessa espressione?”

«No, no. Ogni volta che lo incontro però mi guarda con un misto di tenerezza e di paura. Da parte mia per lui c’è un affetto strabordante».

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Tutti ricordano il siparietto sui libri col ministro Sangiuliano, allo Strega.

«Eh, ci ha uniti per sempre, malgrado tutto».

Adesso lui ha diffidato Un giorno da pecora.

«Che dire? Diffido delle diffide».

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(foto di Daniela Zedda)

 

Cosa possiamo fare per fermare i femminicidi?

«Stare più attenti alle vite di chi ci sta accanto, amiche, colleghe, vicine. Siamo bravi a occuparci sui social di chi non conosciamo e non cogliamo i segnali di chi frequentiamo».

Perché restiamo un Paese così maschilista?

«Mia madre è nata in un’Italia nel quale le donne non avevano diritto di voto. Molti lavori erano preclusi. Ancora adesso si sentono complimenti sgraziati, che in realtà sono molestie. Resta molto da fare».

Perché è finita a vivere a Milano?

«Perché è la patria del cabaret. Il Derby. Zelig. Volevo fare l’Accademia di arte drammatica a Roma, ma i miei non mi hanno sostenuto».

Milano è meglio di Roma?

«Arrivai che avevo 27 anni. Non conoscevo nessuno nel mondo dello spettacolo. Un anno dopo ero su un palco con un mio monologo. Milano mi ha dato un’occasione, anche per questo la amo così tanto».

Festa Cinema, ironia di Geppi Cucciari: “Col nuovo governo il nome è autarchico rito di celluloide”

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Oggi un giovane ha più opportunità?

«Oggi puoi iniziare dalla tua stanza, con uno smartphone. Ai miei tempi dovevi uscire di casa».

Lei faceva ridere anche al liceo?

«Diciamo che la timidezza non rientra tra le mie caratteristiche».

Geppi Cucciari nel monologo di Mattia Torre ‘Perfetta’ – backstage in anteprima

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Qual è il suo sogno segreto?

«Ne ho tanti, coltivo quelli che ho tra le mani al momento, come il teatro. Lei ha visto il mio spettacolo, Perfetta?».

Purtroppo no.

«Da un testo del grande Mattia Torre. Lo porto in giro da anni. Quando ho cominciato a fare cabaret in realtà sognavo il teatro».

E quando dorme?

«La notte. Ma poco e male».

È vero che non si rivede?

«Sì, mai».

Perché?

«Non mi piaccio. Vedo solo i difetti. Sono insicura».

Non si direbbe, visto il lavoro che fa.

«Certe mattine, davanti allo specchio, non accendo manco la luce, solo dopo colazione».

Ma questi 50 anni sono belli o no?

«Sì, anche perché ho il vantaggio di non dover combattere contro la sfioritura della bellezza. Ci sono altre cose: c’è il fascino, puntiamo su quello».

Morale: si possono ancora fare nella television pubblica delle cose irriverenti in un mondo di destra?

«È un governo di destra, non un mondo. Una destra che ha vinto le elezioni, con una sinistra che lo ha visto succedere. Poi nel mondo ognuno vive secondo le proprie idee e la propria coscienza».

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