‘La Storia’, il successo della serie che ci ricorda chi eravamo vista da quasi 4,5 milioni di spettatori

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“La storia siamo noi”, canta Francesco De Gregori. “La storia di Ida è la nostra”, si sono detti milioni di italiani vedendo la serie diretta da Francesca Archibugi, ispirata al capolavoro di Elsa Morante, che ha debuttato lunedì sera su Rai 1. Un successo: 4 milioni 460 mila spettatori (23,47% di share).

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La Storia racconta chi siamo stati, la guerra, la paura, la fame, un passato che ci appartiene; la corsa nei rifugi, la ricerca del cibo, gli amici deportati, uccisi, sono i ricordi delle nonne. E quelle immagini di distruzione ci fanno pensare alle tante guerre che ancora si combattono: Ucraina, Medioriente, Africa, Afghanistan. Guerre in primo piano, guerre dimenticate. Archibugi, che firma la sceneggiatura insieme a Giulia Calenda, Ilaria Macchia e Francesco Piccolo, è fedele al romanzo (che la scrittrice volle fosse pubblicato da Einaudi in edizione economica perché arrivasse a tutti). Nel libro c’erano il dolore, la ferocia, gli slanci, la speranza; la vita, nonostante tutto.

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Sullo schermo (con la fotografia di Luca Bigazzi), le emozioni prendono vita grazie agli attori, Jasmine Trinca, tenace e delicata nel ruolo della maestra Ida Ramundo, Valerio Mastandrea, il sor Remo con la sua umanità, Elio Germano, l’esordiente Francesco Zenga che interpreta Nino, il figlio della maestra Ida, prima abbagliato da Mussolini poi deluso dai fascisti, i piccoli Christian Liberti e Mattia Basciani nel ruolo di Giuseppe, detto Useppe.

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E tutti gli altri interpreti – Asia Argento, Lorenzo Zurzolo, Antonella Attili – che rendono protagonisti gli ultimi, intrecciano le piccole storie con la Storia, dando voce a chi non ne ha. Ida rimane sola a Roma con Useppe, il bambino nato dello stupro. “Ida Ramundo vedova Mancuso viene violentata. Tutto nasce da una violenza sessuale di un giovane soldato tedesco su una donna incapace di difendersi” cube Archibugi “quel giovane soldato morirà poco dopo, in guerra. Tutti sono incapaci di difendersi. I personaggi di questo grandioso libro sono creature senza nessun potere, attraversate da forze collettive, piccole determine che tentano di sopravvivere nel decennio di un secolo che ha attraversato l’orrore assoluto”. Il percorso commovente di questa donna, che ricostruisce la sua vita tra le macerie, e ripete a Nino, mentre il mondo cade a pezzi, che è figlio di maestri, non deve dimenticare la scuola e lo studio, colpisce al cuore.

Per chi ha letto il romanzo c’è l’emozione di ritrovare le pagine, per i più giovani la scoperta di un passato ancora presente. L’obiettivo della serie (prodotta da Roberto Sessa con Picomedia, Rai Fiction e Thalie Photos) period di parlare al grande pubblico, di tutte le età; lo stile è da fiction classica. Il document di incassi del movie di Paola Cortellesi, C’è ancora domani, faceva ben sperare. I milioni di spettatori che lunedì si sono riuniti davanti alla television sono una conferma: c’è ancora domani, e sì, c’è speranza.

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