‘La meglio gioventù’, il grande romanzo di un successo. A partire dal titolo

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Period una serie television. Una di quelle che oggi vanno tanto di moda. Doveva andare in onda sulla Rai in 4 puntate, come gli sceneggiati di una volta, quelli che ai tempi del monopolio “fermavano” letteralmente l’Italia. Poi qualcuno ebbe l’thought di mandarlo al pageant di Cannes del 2003, che lo scelse per la sezione Un sure regard. Il ricordo di quelle proiezioni è ancora forte in chi period quell’anno sulla Croisette. Suddiviso in due tranche di 180 minuti l’una, il movie divenne un “cult” immediato: fra gli inviati (non solo italiani) a Cannes non si parlava d’altro!

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Dal ’98 Un sure regard period una sezione competitiva e La meglio gioventù si aggiudicò il primo premio (rimane l’unico movie italiano advert averlo vinto). Sull’onda di quel successo, e anche – per una volta! – grazie alle critiche entusiaste, nel mese di giugno del 2003 uscì al cinema, sempre diviso in due atti, e poi a dicembre passò su Rai 1 con ascolti clamorosi. Period nato una sorta di “mito”, che rimane probabilmente il capolavoro di Marco Tullio Giordana e un esempio positivo di come si possa fare televisione di altissima qualità – ovvero, in ultima analisi, cinema: cinema “lungo”, dilatato, fluviale, con il ritmo e la densità narrativa del grande romanzo.

La sempre meglio gioventù, vent’anni dopo

di Marco Tullio Giordana

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Un titolo proverbiale

Forse uno dei motivi del successo fu proprio il titolo. Non si può negare che La meglio gioventù suona benissimo, e del resto deriva da una raccolta di poesie in lingua friulana che Pier Paolo Pasolini pubblicò con l’editore Sansoni nel 1954. Ma magari non tutti ricordano che l’espressione viene da un canto degli alpini, per la precisione della brigata Julia che nel 1940 fu impegnata nella campagna di Grecia: Sul ponte di Perati. Il testo, in veneto, recitava: “Sul ponte di Perati bandiera nera / l’è il lutto degli Alpini che va a la guera / L’è il lutto della Julia che va a la guera / la meglio gioventù che va sot’tera”.

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Pasolini fece cantare la canzone agli aguzzini fascisti in Salò, suscitando anche le proteste dell’Associazione Nazionale degli Alpini. Il titolo conserva quindi un fondo di ambiguità, anche se Giordana e i suoi sceneggiatori, Stefano Rulli e Sandro Petraglia, lo piegano in senso dichiaratamente positivo. Ma c’è qualcosa di profondamente “pasoliniano” nel movie: i due fratelli Matteo e Nicola, le cui vicende vengono raccontate dal 1966 fino al 2000, diventano uno medico, l’altro poliziotto, compiendo due scelte che sembrano radicalmente opposte. Non si può fare a meno di pensare alla poesia di Pasolini Il PCI ai giovani, quella che contiene la famosa (e presunta) invettiva contro i giovani contestatori del ’68: “Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti / io simpatizzavo coi poliziotti! / Perché i poliziotti sono figli di poveri”. È una delle poesie più citate del 900 italiano, e spesso è citata a vanvera per far pensare a un Pasolini reazionario: quasi tutti ne conoscono solo i versi che avete appena letto, e non quelli in cui il poeta si scaglia contro i giovani rivoluzionari figli di papà descrivendo per contrasto un Partito Comunista “che è tuttavia all’opposizione / ed ha come obiettivo teorico la distruzione del Potere”. Insomma, è molto interessante che Giordana, Rulli e Petraglia citino la “forbice” pasoliniana così ampia (“poveri” vs. “figli di papà”) e si ficchino letteralmente nel mezzo, raccontando un’Italia e una meglio gioventù che non è né l’una né l’altra cosa. Come cube a un certo punto Nicola a Matteo: «Chi non è diviso in due? Tu sei tutto poliziotto? lo sono tutto medico?».

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(ansa)

L’invenzione della borghesia

Sempre Pasolini fa dire a Orson Welles in La ricotta che l’Italia ha “il popolo più analfabeta e la borghesia più ignorante d’Europa”. Ettore Scola, quando gli si chiedeva di Antonioni (i cui movie aveva amabilmente preso in giro sia come sceneggiatore in Il sorpasso, sia come regista in C’eravamo tanto amati), affermava che il regista ferrarese aveva raccontato una borghesia colta e in crisi che in Italia non period mai esistita. A distanza di vent’anni, è lecito affermare che La meglio gioventù racconta proprio quella borghesia, forse inventandola o forse prendendo atto che, quasi trent’anni dopo il movie di Scola e la morte di Pasolini, period finalmente nata. I Carati (che curioso cognome: fa pensare all’oro!) sono una famiglia romana della piccola borghesia, ma in un sussulto di unità nazionale la mamma di Matteo e Nicola, Adriana, è milanese (ed è letteralmente un tassello pasoliniano-bertolucciano nel movie: l’attrice Adriana Asti).

I due fratelli percorrono tutta la storia d’Italia dal ’66 in poi facendo quasi sempre le scelte giuste, anche quando si muovono su opposte barricate nelle manifestazioni. Il movie prende le mosse da Roma ma poi percorre gran parte del Paese, da Torino alla Firenze degli angeli del fango (le scene ambientate durante la famosa alluvione sono fra le più toccanti). In qualche misura è legittimo leggere La meglio gioventù come un movie utopico, il grande romanzo di un’Italia come vorremmo che fosse. Non un paese “bello e inutile… un paese da distruggere”, come cube un professore universitario a inizio movie, ma un paese in cui “tutto è veramente bello”, come diceva sempre Nicola al nipote Andrea.

Una generazione di attori

Uno degli aspetti più importanti di La meglio gioventù rimane, anche e soprattutto a distanza di vent’anni, il solid. Giordana ha forse inventato una borghesia inesistente, ma ha sicuramente creato una generazione di attori. Ne pesca diversi all’Accademia Silvio d’Amico: Luigi Lo Cascio, Alessio Boni e Fabrizio Gifuni sono tutti e tre diplomati lì. Sono poco più che trentenni e vengono da esperienze molto various: Lo Cascio è palermitano e nipote dell’attore Luigi Maria Burruano, Gifuni è figlio di un segretario generale della Presidenza della Repubblica (Gaetano Gifuni) che ha lavorato con Scalfaro e Ciampi, Boni è bergamasco e ha fatto davvero il poliziotto per un paio d’anni. Sonia Bergamasco viene invece dalla scuola del Piccolo di Milano, mentre Jasmine Trinca (che nel 2003 ha solo 22 anni) è cut back da La stanza del figlio di Nanni Moretti dove aveva debuttato senza alcuna precedente esperienza. Nel solid ci sono anche Lidia Vitale, Maya Sansa, Valentina Carnelutti, Claudio Gioè e un esordiente destinato a grandi cose, Riccardo Scamarcio. Si può dire che La meglio gioventù è uno showcase della “meglio recitazione” di quegli anni, un serbatoio di talenti al quale il cinema, il teatro e la television hanno ampiamente attinto negli anni successivi.

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