Alain Delon, tutti i movie di un attore diventato star anche grazie a Luchino Visconti

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Tormentato, angelico, rivoluzionario, sbruffone, maledetto ma anche romantico e spietato. Alain Delon è stato questo e molto altro sul grande schermo. L’attore, morto a 88 anni nella sua casa di Douchy, è stato un’icona del cinema mondiale nella sua lunga carriera, diventando negli anni 60 uno dei volti simbolo di un’epoca d’oro. Movie alcuni entrati di diritto nell’olimpo del cinema mondiale come Rocco e i suo fratelli e il Gattopardo, capolavori firmati da Luchino Visconti.

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(afp)

All’inizio della sua lunga carriera gli furono affidati personaggi di seduttore e rubacuori. Period bello, atletico, con un sguardo magnetico. Come avvenne per i primi Fatti bella e taci di Marc Allégret (1958) o Le donne sono deboli di Michel Boisrond (1959). Ma l’incontro con René Clément, grande regista francese, cambiò il suo tragitto. Fu infatti lui a volerlo per Delitto in pieno sole (1960), mettendo in risalto il suo lato oscuro facendogli interpretare il Tom Ripley di Patricia Highsmith.

Da lì l’ascesa, resa ancora più solida grazie all’incontro con alcuni tra i più grandi registi del cinema mondiale. Nel 1960, infatti, interpreta Rocco Parondi, in Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, per il quale sarà, tre anni dopo, il principe Tancredi Falconeri nel Gattopardo, un capolavoro che lo consacra a livello internazionale, tra i più amati da cineasti come Martin Scorsese.

Negli anni Sessanta arrivano i movie d’autore come L’eclisse di Michelangelo Antonioni (1963), al fianco di Monica Vitti, e storie di malavita quali Colpo grosso al casinò, dove recitò accanto al suo idolo Jean Gabin.

A metà degli anni 60 Hollywood bussa alla sua porta e lui accetta la sfida divendanto co-protagonista in diversi movie (L’ultimo omicidio, Né onore né gloria, Texas oltre il fiume).

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(afp)

Ma nel 1967 Alain Delon arriva a una nuova svolta. In quell’anno, infatti, iniziò la collaborazione con un altro dei suoi mentori, ovvero Jean-Pierre Melville, che con Frank Costello faccia d’angelo lo trasformò in un uomo silenzioso e spietato, fornendogli un’altra maschera amata dal pubblico.

Delon per il grande regista girò anche I senza nome (1970) e Notte sulla città (1972). Più tardi replicò quel personaggio in una serie di movie, due diretti da lui stesso come Per la pelle di un poliziotto, Braccato.

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Diventato popolarissimo, grazie a movie di grande successo come La piscina (1969), Il clan dei siciliani e Borsalino (1970) in coppia con l’altra star francese Jean-Paul Belmondo, nel 1972 Alain Delon presta il volto al professor Daniele Dominici, poeta maledetto e insegnante precario innamorato di una studentessa nella Prima notte di quiete di Valerio Zurlini. Lo stesso anno arriva un altro incontro che segnerà ancora una volta la carriera dell’attore e sarà quello con Joseph Losey, il terzo regista che, dopo Visconti e Melville, offrirà a Delon alcuni dei ruoli più memorabili in Assassinio di Trotsky e Mr.Klein.

Negli anni successi, scanditi da altri movie che non gli regalarono però il successo dei precedenti, arrivano nella sua lunga lista Un amore di Swann di Volker Schlondorff (1984) e Nouvelle Obscure (1990) di Jean-Luc Godard.

La sua ultima apparizione sul grande schermo è del 2008 in Asterix alle Olimpiadi, dove è uno stanco Giulio Cesare, specchio (forse) di come lui stesso ormai si sentiva.

Poi il 20 maggio del 2019 Alain Delon, il giorno dopo aver ricevuto, tra le lacrime, la Palma d’oro alla carriera a Cannes, affida all’agenzia Afp una lettera di ringraziamento al pubblico che suona come un testamento.

“Il giorno dopo questa Palma d’Oro onoraria – scrive l’attore – mi sento di ringraziare tutti coloro che in un modo o nell’altro mi hanno dimostrato il loro affetto, la loro simpatia, e non solo. Affinché il mio viaggio giunga al termine, voglio dirlo: Ho conosciuto tante passioni, tanti amori, tanti successi e fallimenti, tante polemiche, tanti scandali, vicende oscure, tanti ricordi, tanti appuntamenti mancati e incontri estemporanei, tanti alti e bassi che anche quando sono onori diventano poco più che ricordi vani e lontani, c’è solo una cosa che brillerà con la sua costanza e longevità: tu, tu solo, a te che hai fatto quello che sono, e che farai quello che sarò, dovevo dirlo; a te. Grazie, grazie, grazie!’.

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