Tornano gli adolescenti di ‘Prisma’: i ragazzi, i sentimenti, il sesso “e quel consiglio che ci ha dato Sorrentino”

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“Ho compiuto quarant’anni ma mi sento ancora dalla loro parte, dalla parte dei ragazzi”. Ludovico Bessegato, mancato magistrato o politico, riuscito regista e produttore, voce di una generazione, complessa, problematica, impegnata, fluida come i Millennial, continua a considerare gli adolescenti o giovani adulti “il tema più interessante che si possa raccontare oggi”. Attraverso due serie come Skam – Italia e Prisma (dal 6 giugno su Prime Video la seconda stagione) li ha raccontati coinvolgendoli in prima persona nelle loro stesse storie.

Prisma 2, torna la serie sugli adolescenti in cerca di identità – La clip di Andrea e Daniele

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La prima stagione aveva introdotto i personaggi, un gruppo di liceali tra Latina e Sabaudia, che si misurano con la ricerca della propria identità e con i passaggi della crescita. Il tutto attraverso lo sguardo di due gemelli, Andrea e Marco (entrambi interpretati dal talentuoso Mattia Carrano), apparentemente identici ma in realtà profondamente diversi, a partire dal fatto che Andrea fin da bambino non si riconosce nell’aspetto mascolino che lo specchio gli rimanda, una questione sulla quale non si è aperto con nessuno, neppure con suo fratello gemello.

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Bessegato, qual è la sfida di questa seconda stagione, cercando di essere fedeli al primo capitolo ma allo stesso tempo diversi?

“Abbiamo preso una decisione rischiosissima nella prima stagione, cioè sospendere il racconto nel punto di massima tensione emotiva di tutti i personaggi rischiando di lasciare lo spettatore frustrato perché vuole sapere cosa succede nel rapporto tra Andrea e Daniele. Un rischio che però ci ha fatto vivere un po’ di rendita in questa seconda stagione. Con Skam ogni stagione period conclusiva e ogni volta che lo riprendevamo dovevamo inventarci qualcosa di nuovo. Ci rendiamo conto che c’è una forte attesa per scoprire cosa è successo ai personaggi dopo la scena finale della prima stagione, continuare è stato un vero piacere, proseguire nel raccontare i conflitti che avevamo messo giù”.

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Qual period quindi l’ambizione di questo numero 2?

“Questo Prisma 2, stavolta scritto con Francesca Scialanca, non aveva il problema di dover trovare argomenti nuovi di cui parlare, anche perché per me questa stagione è veramente la portata principale dove la prima period l’antipasto, è qui che abbiamo più da dire. L’ambizione period allargare il nostro pubblico, sono convinto che la forza delle storie che raccontiamo ci dia l’opportunità di arrivare a nuovi spettatori”.

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Resta al centro la tematica, forte, della ricerca della propria identità di genere. Ma non solo. Lei ha parlato di storie che sono una sorta di “popping out” collettivo che non riguarda solo il mondo lgbtq+, come l’thought del prisma rimanda.

“Fin dall’inizio con la parola “prisma” cercavamo un rimando all’arcobaleno e quindi alla bandiera del movimento lgbtq+, ma intendendo un prisma che contiene tutti i colori possibili, volevamo estendere la ricerca dell’identità a qualcosa di più ampio dell’identità di genere del protagonista. Nella seconda stagione il passo successivo alla comprensione della propria identità è il popping out, ovvero raccontarla agli altri e scontrarsi con quello che questa rivelazione porta nel contesto sociale, gli amici, la famiglia. Andrea fa popping out, ma anche tutti gli altri personaggi in qualche modo rivelano qualcosa di sé, dei propri desideri al mondo. Che è quello che accade nell’adolescenza”.

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Che peso hanno i social in questo passaggio?

“Enorme. I ragazzi, anche a un’età molto bassa, attraverso i social possono parlare a un numero enorme di persone. È uno strumento potentissimo che non ho intenzione di giudicare, non mi interessa dire se sia un bene o un male. La grande differenza tra la mia generazione e la loro è il fatto che io, per riuscire a parlare a tanta gente, avevo bisogno di un interlocutore. Dovevo passare dal direttore di un giornale, da un produttore discografico, period difficile. Oggi chiunque può pubblicare su YouTube, su Instagram, un ragazzo potenzialmente può parlare all’intero mondo, pensa a Greta Thunberg. Gli effetti possono essere positivi o negativi: un rapper può raggiungere una popolarità enorme mettendo una canzone on-line, oppure una ragazza può vedere diffuso un video intimo senza consenso con conseguenze gravi. Mi sembrava interessante raccontare la velocità come fatti passano dal privato al collettivo, destabilizzando i ragazzi e costringendoli a prendersi delle responsabilità enormi che qualche volta non sono in grado di gestire. Io a 18 anni mai avrei potuto firmare un contratto discografico per by way of di un video messo in rete, come mai una stupidaggine fatta a una festa poteva diventare un caso da stampa nazionale”.

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Il suo metodo di lavoro è complesso, perché alla scrittura che viene sempre dopo un lavoro di ricerca sul campo, si aggiunge una riscrittura con i suoi attori

“La nostra è una serie condivisa. Cerco di andare oltre alla porta della digicam dei ragazzi che normalmente resta chiusa, un po’ come i documentari sugli animali. Scherzo ma sicuramente vivere con loro, parlare con loro, far superare loro la naturale diffidenza, spiegando loro che non c’è giudizio è lo strumento che mi permette di raccontare le loro storie. E poi, questa è una vera banalità ma è profondamente vera, i ragazzi non vedono l’ora di raccontarsi purché ci sia qualcuno advert ascoltarli. Se avessimo tutti quanti un po’ meno il pregiudizio che le cose che riguardano i ragazzi non ci riguardino o siano sciocchezze sarebbe un bene per la nostra società. Anche il vostro lavoro di giornalisti è utile in questo senso, le racconto come è nato un nuovo personaggio”.

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Prego

“In questa nuova stagione c’è un personaggio nuovo, Jacopo, che è un ragazzo ftM (persona che è in transizione di genere da femmina a maschio, ndr.), l’attivista della scuola. Tempo fa ho letto su Repubblica un articolo in cui si parlava di un ragazzo che in un liceo di Roma aveva chiesto la carriera alias e non gli period stato riconosciuta. Grazie anche all’intervento di Repubblica è riuscito advert ottenerla, ho contattato la giornalista che aveva scritto l’articolo, lei mi ha passato il contatto di Andrea. Che non solo mi ha aiutato a scrivere la storia di Jacopo, ma poi lo ha anche interpretato”.

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Per le scene di sesso avete utilizzato un intimacy coordinator?

“Assolutamente sì, è praticamente obbligatorio farsi assistere dal consulente di intimità. Ho una certa esperienza di queste sequenze perché da Skam in poi ogni stagione ha avuto questo tipo di scene. Per gli attori poi è molto importante, talvolta per loro è più facile condividere con questa figura, che non col regista, le proprie ansie, perché magari un interprete si imbarazza a dire al regista che non si sente di fare quella scena in quel modo. C’è sempre più attenzione verso la sensibilità dell’attore che fino a qualche anno fa pensava ‘non mi va molto di fare questa scena però fa parte del mio lavoro e me la faccio andare bene’, grazie a queste determine si è compreso che il disagio non deve restare nascosto. Il risultato è che qualche volta queste scene sono un po’ meno autentiche, i personaggi più coperti che in una situazione reale ma mi sembra un compromesso giustissimo. Preferisco rinunciare a un corpo nudo se il mio attore non è a suo agio, non stiamo girando un porno”.

Le serie television e in particolare queste che lei ha scritto, sono uno strumento di condivisione tra generazioni. Lei ha avuto un riscontro di questo?

“Sicuramente sì e sebbene non è la ragione principale per cui faccio questo lavoro, non nascondo che quando mi scrivono per dirmi che la serie è stata utile per qualche ragione mi fa molto piacere. A maggior ragione perché non è il mio obiettivo. Sì mi hanno scritto genitori, mi hanno scritto figli che si sono immedesimati in Andrea. Molte famiglie vedono la serie e in qualche modo si sono visti raccontare”.

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Rispetto a due anni fa quando uscì la prima stagione di Prisma abbiamo un governo che non ha firmato il patto dell’Unione europea per i diritti lgbtq+, le cose da quel punto di vista non sono migliorate.

“Beh sicuramente. Io credo che dalle cose che faccio e dalle poche cose che dico sia evidente che io sia diametralmente opposto al governo attualmente in carica. La politica poi a me ha sempre interessato molto, tempo fa avevo scritto una serie che si chiamava Il candidato con Filippo Timi, sono un grande appassionato delle questioni politiche. Però ho l’ambizione di fare cose che sopravvivano al periodo storico in cui sono ambientate. Una volta Paolo Sorrentino mi ha detto: “tu devi raccontare i sentimenti, non delle cose specifiche di una generazione perché i fatti invecchiano molto rapidamente mentre i sentimenti sono eterni”. E io ho fatto tesoro di quel consiglio perché credo che il cinema – a differenza dei saggi o degli articoli di giornale – abbia tempi del tutto diversi. Ho iniziato a scrivere Prisma 2 che il governo Meloni non period in carica e magari se ci sarà una terza stagione, magari non sarà più lei in carica. Non posso e non devo inseguire l’attualità perché i tempi della narrazione seriale e cinematografica sono diversi. Pensa al caso Bergoglio, nella prima stagione lo zio prete di Andrea gli faceva leggere un articolo, vero, in cui il Papa sostiene le persone trans e poi ieri Francesco ha detto quello che ha detto. Quindi se uno si misura con l’attualità c’è sempre il rischio di essere smentito, l’unico modo è guardare alla società e restituire lo spirito di un momento”.

Prisma 3, Skam 7, progetti futuri?

“Allora Skam 7 no. Con Prisma sicuramente non abbiamo finito le cose da raccontare, ho lasciato dello spazio per una continuazione. Però, come sempre, bisogna aspettare la messa in onda. La serialità del 2024 ha bisogno di parlare a grossi numeri, e serie come queste che hanno molta libertà a livello autoriale sono sempre più uncommon. vediamo cosa succede. Per il resto sto lavorando da un po’ di tempo a un esordio cinematografico che ho già rimandato più volte per andare avanti con Skam e Prisma, vediamo se quest’anno è la volta buona”.

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