Che cosa sei disposto a fare per avere successo a ogni costo nella vita? Louis, il giovane avvocato protagonista di Una bugia per due, scopre di avere un tumore con solo il 50 per cento delle possibilità che sia benigno (o maligno). Nell’importante studio legale in cui lavora da un anno nessuno si è accorto della sua presenza perché oltretutto è così gentile da passare quasi inosservato. Ma, quando quasi per caso, rivela ai capi la sua condizione ecco che tutti diventano improvvisamente premurosi, attenti e, in primis la grande capa Elsa (l’affermata attrice Clémence Poésy, già protagonista di Harry Potter e il calice di fuoco nel ruolo di Fleur Delacour), iniziano advert affidargli dei lavori importanti.
Una condizione ottimale da preservare anche qualora il risultato della biopsia alimentasse quel 50 per cento di benignità. Anche perché i genitori di Louis spingono perché il loro ragazzo si faccia onore nello studio legale.
Lavora su questi temi importanti la commedia d’esordio di Rudy Milstein che si ritaglia nel movie anche un curioso e divertente ruolo, quello di Bruno, il vicino di casa di Louis, colpito da un ictus e ora incapace di provare la benché minima emozione ma, proprio per questo, libero di dire sempre tutto quello che pensa senza filtri.
La sceneggiatura, scritta dal regista con Théo Courtial e la partecipazione di Gaëlle Macé, è frizzante e costruisce una divertita e divertente commedia degli equivoci in cui si arriva anche a scherzare sul cancro. Possibile? Sì perché il regista francese, che ammira la commedia umana di Woody Allen («Forse perché – cube – è ebreo anche lui»), ha avuto modo di spiegare che, alla high quality, si può ironizzare su tutto: «Durante la mia infanzia, ho sentito i miei nonni, che hanno vissuto l’Olocausto, scherzare regolarmente sull’Olocausto. E poi mio padre, un giovanissimo medico durante gli anni dell’AIDS. Sono cresciuto in questa atmosfera in cui più gli eventi sono drammatici, più ci spingono a riderci sopra. Di fronte a una certa disperazione, non resta che l’umorismo».
Ma non pensiate che Una bugia per due sia una commedia irriverente, del tutto spensierata e priva di una sua morale. Perché la sorpresa del movie risiede anche nell’aspetto importante di cinema civile e sociale che finisce per rappresentare. Infatti a Louis, interpretato da Vincent Dedienne perfetto nel delineare un personaggio che non ne fa mai una giusta, viene affidato, non a caso vista la sua condizione, un grosso caso legale su una multinazionale i cui pesticidi avrebbero provocato dei tumori a un gruppo di persone.
Nel difendere gli interessi economici del gruppo industriale, Louis conosce la portavoce dei malati, Hélène (Géraldine Nakache), di cui subisce il fascino combattivo.
Nel movie, intelligentemente, la commedia romantica fa solo capolino perché Louis è combattuto dall’interesse verso le due donne che più numerous non potrebbero essere, anche fisicamente, la mora Hélène e la biondissima Elsa di cui inizia a intuire la manipolazione nei suoi confronti. Ma, appunto, Una bugia per due è molto più interessato a mettere in scena i dilemmi morali del protagonista che seguire percorsi amorosi.
Così attraverso l’uso leggero della commedia lo spettatore viene posto di fronte a temi profondi tra cui la responsabilità, collettiva, che ognuno di noi ha nel proprio ruolo professionale. Tanto che l’amaro titolo originale francese, a proposito del suo protagonista, recita proprio Je ne suis pas un héros (Non sono un eroe).