Masterchef, ecco il vincitore. Un trionfo a base di sapori giapponesi

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“Dedico la vittoria a tutti i disagiati come me, cioè quelli che si trovano a disagio nelle consuete dinamiche sociali”. Eleonora Riso è la tredicesima MasterChef d’Italia e si sente felice: “Dire che sto bene adesso è riduttivo”. Per vedere e rivivere l’emozione della finale in cui è stata incoronata la migliore cuoca amatoriale del Paese, la famiglia si è riunita nella sua casa per festeggiare. E idealmente con lei festeggiano tutti i fan che si sono affezionati non solo al suo talento ma proprio a tutta quella irrequietezza – espressa in pernacchie, smorfie, sbuffi, occhioni sgranati, boccacce, denti digrignati in sorrisi nervosi, tic – che poteva essere un impedimento e che invece si sono rivelati parte del suo successo.

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Il suo percorso dentro la masterclass del programma di Sky Authentic prodotto da Endemol Shine Italy, è stato caratterizzato da una mirabile crescita in termini di capacità di incanalare la sua creatività gastronomica e allo stesso tempo la sua energia straripante. Che adesso racconterà nelle ricette del libro Laboratorio di sapori (Baldini+Castoldi editore) la cui pubblicazione è parte del premio, insieme a 100 mila euro e la partecipazione ai corsi di cucina professionale della Scuola Alma a Colorno. Toscana nata a Livorno e cresciuta a Collesalvetti, studente di architettura poi cameriera a Firenze, si è aggiudicata il titolo nella finale giocata con il siciliano Antonio Mazzola e l’altoatesina Michela Morelli, grazie al menu in stile asiatico, chiamato “Ichigo Ichie”, concetto che in Sol Levante equivale al carpe diem, un invito a godersi ogni attimo, esortazione a non rimandare, provando a fare cose mai fatte prima, cambiando le cose che non ci fanno star bene: Nonno Umami, una Chips di carta di riso, con “insalata russa” scomposta, concentrato di acciughe (che metteva in salamoia il nonno), Vin Santo, wasabi e zucchero “scoppiettante”; Fiume Sacro, Ravioli al vapore ripieni di patate aromatizzate al rosmarino, tartare di trota marinata, pompelmo, brodo dashi; Pelle Ribelle, come quella dell’Anguilla, servita in doppia cottura e laccata, con salsa di albicocche e alloro, insalatina di sedano, cetriolo, mela verde, rafano e zenzero; Mochi = Grande Fortuna, il tipico dolce molliccio e calloso ripieno di bavarese di latte di cocco e cardamomo con frutta fresca, bubble tea con sfere al caffè e accompagnato da una bevanda al tè matcha.

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Di sicuro è stato il menu più coraggioso, meno rassicurante, incentrato su tecniche e sapori giapponesi. Come è nata l’thought?

“Volevo proporre qualcosa fuori dalla tradizione, che stupisse un po’, per mantenere alti i miei punti di forza durante tutta la gara. E ho cercato di spingere il più possibile sull’originalità, servendo agli altri ciò che io amo mangiare. La cosa strana è che ho creato il menu a partire dal dolce. Volevo preparare il mochi che adoro e da lì mi sono collegata al filone giapponese”.

Fuori dalla tradizione, ma non del tutto. Si leggeva anche il cibo delle sue origini: le acciughe del nonno, il ripieno dei ravioli alla casentinese, l’anguilla tipica di Orbetello…

“Sì, c’è molta toscanità, voluta. In quei piatti c’period anche tutta me stessa, la mia storia, i ricordi dell’infanzia, i sapori con cui sono cresciuta. Il Giappone filtrato attraverso il cibo della mia regione”.

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Giorgio Locatelli l’ha definita “una scoperta elettrizzante di cui bisognava decifrare il tracciato convulso dell’elettrocardiogramma”. Di certo non ha mai nascosto timori, timidezze, nervosismi nello stare in mezzo agli altri. Masterchef un po’ l’ha cambiata?

“Nei rapporti con me stessa e con gli altri. Da un lato ho dimostrato a me stessa di potermi fidare di me, dall’altro, il ritrovarmi in mezzo a venti persone che non avrei mai conosciuto fuori di lì mi ha aiutato a calmarmi, a sforzarmi di vedere il bello negli altri. Ho capito di dovermi fermare e apprezzare qualcosa che normalmente non mi sarei fermata a conoscere”.

Non ha nascosto che parte del suo nervoso potesse dipendere dal tipo di educazione paterna. Che rapporto ha con suo padre? Sembrava più agitata che rincuorata dalla presenza alla finale della sua famiglia.

“Beh, io mi agito con poco. Tutto mi fa agitare. Mio babbo è una persona cruciale nella mia crescita, nel bene e nel male. Tutti i rapporti con i genitori hanno delle problematicità, il mio non fa eccezione. Il suo essere esigente mi ha fatto crescere, anche se mi ha lasciato col bisogno dell’approvazione. Questo essere costantemente critica verso me stessa però alla effective è stata la mia forza”.

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Ha vissuto in mezzo al bosco, in un luogo isolato nel verde, con un gruppo di ragazze e ragazzi. Che rapporto ha con la natura e la campagna?

“Per me la natura ha un effetto calmante, perché c’è tanto da fare. Il mio corpo ha bisogno di essere sempre all’opera, la città per me è una stanchezza emotiva, perché anche quando ti riposi non ti riprendi veramente. In campagna sì. Dopo il lockdown sono andata a vivere in mezzo al bosco, in un caseggiato raggiungibile solo dopo 20 minuti di sterrato, un’isola felice tra due torrenti, avevo bisogno di uscire dai meccanismi sociali della città, avevo bisogno della natura”.

E la vita in campagna è anche nei suoi progetti futuri? Cosa farà ora che ha vinto Masterchef?

“Per adesso mi voglio godere tutto quello che verrà, con l’obiettivo poi di una vita in campagna. Il mio sogno è un luogo in cui accogliere le persone. Lavorare in sala (al Cibreo di Firenze, ndr.) mi ha insegnato e confermato che l’accoglienza è il valore assoluto della ristorazione, la convivialità del pasto insieme, il rapporto con gli ingredienti, specie se vengono coltivati dall’inizio. Vorrei trasferirmi in campagna, avere un terreno, coltivare e trasformare la materia in piatti. Questa per me è la forma più completa della cucina. Ma non un agriturismo: non amo le etichette. Sarà semplicemente una casa in cui accogliere le persone. Il nome ancora non lo so, lo troverò dopo che avrò trovato il luogo giusto”.

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Ci sono viaggi nel prossimo futuro, magari proprio in Giappone, che la ispira così tanto?

“Sono sincera non amo tanto viaggiare, perché spesso si viaggia in maniera canonica. È il mio sogno visitare il Giappone, ma senza nessuna organizzazione, vorrei vivere il Paese fermandomi qualche settimana qua e là, lavorando. Magari in cucina a fare i Mochi”.

È rimasta legata agli ex concorrenti?

“Sono molto legata a Niccolò (il giovane medico, ndr.), ma sono in contatto con tutti gli altri. Abbiamo una chat in cui ci teniamo aggiornati, più che altro ci scambiamo foto divertenti”.

Alla effective della cucinata della finale si è seduta sul divano e ha cominciato a piangere, di un pianto liberatorio. Che sensazione è stata?

“È stato lo straripamento di tutte le emozioni accumulate durante i mesi di Masterchef. Un senso bellissimo di liberazione di energie, pressione, felicità, ansia. Period tutto compresso e poi finalmente è esploso”.

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