Elena Cecchettin contro il dialogo di ‘Mare fuori’ a Sanremo: “Pinkwashing”. L’autore si difende: “Commissionato un testo sull’amore, non sui femminicidi”

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Non è ancora chiaro se il dialogo andato in scena durante la seconda serata di Sanremo, recitato dagli attori di Mare Fuori, dovesse parlare di femminicidio o d’amore. Di certo, è stato il dialogo della discordia. Se alcuni l’hanno apprezzato, molti altri lo hanno etichettato come vuoto e superficiale, non all’altezza di trattare un tema complesso come quello della violenza di genere. Inclusa Elena Cecchettin, sorella di Giulia, che l’ha definito “un siparietto intriso di pinkwashing”. L’autore del testo, Matteo Bussola, sul suo profilo Fb si difende: “Non period sul femminicidio, ma sull’amore”.

Le critiche delle attiviste

Mercoledì sera gli attori della nota serie television avevano portato sul palco dell’Ariston un testo di Matteo Bussola sulle “nuove parole dell’amore”: “Ascolta, accogli, accetta, impara, verità, accanto, no e insieme” quelle scelte dall’autore.

A essere contestata, prima di tutto, period stata una scelta di base: affidare un testo sulla violenza di genere – o sull’amore e le relazioni tossiche – a un uomo. Bussola, cube la scrittrice e attivista Carlotta Vagnoli, “ha pensato bene di accettare l’incarico e non delegare o suggerire, che so, il nome di qualcuno che sappia di cosa stiamo parlando”.

Per di più, aggiunge, “ha pensato di proporre un testo paraculo, sdolcinato, retorico e assolutamente non a fuoco e problematico sul tema più discusso degli ultimi mesi”. Nell’introdurre queste “nuove regole dell’amore”, infatti, Amadeus aveva parlato di una “quotidianità spesso funestata da una parola drammatica, aberrante, odiosa: femminicidio”. Da qui, in molti avevano sottolineato l’incongruenza tra il tema della violenza di genere e il dialogo portato in scena.

“Quando ho letto il discorso – scrive infatti sui social la scrittrice Carolina Capria – ho pensato subito che sarebbe bastato poco, una parolina qua e due là, per renderlo meno vuoto e più centrato sulla violenza di genere, come Amadeus aveva annunciato. Parliamo meno di amore e più di rispetto, meno di sentimenti e più di rapporti di potere”. Al glossario di Bussola letto sul palco, ne ha poi proposto uno alternativo:

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Elena Cecchettin: “Le vittime se ne fanno poco”

Nemmeno Elena Cecchettin, la sorella di Giulia uccisa dell’ex fidanzato Filippo Turetta, sembra aver apprezzato il dialogo. Accodandosi alle critiche di Vagnoli, ha rilanciato una storia in cui veniva definito: “roba da baci Perugina”.

“Di un siparietto intriso di pinkwashing le vittime di femminicidio e le sopravvissut3 se ne fanno poco, davvero non si poteva fare di meglio?” ha aggiunto, accusando il Pageant di un femminismo di facciata, che sfrutta a scopi di advertising and marketing una battaglia non sentita.

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Sulla possibilità di una partecipazione di Cecchettin al Pageant, Amadeus, interrogato dai giornalisti, ha chiarito che: “non sarà invitata, massimo dolore per Elena e la famiglia. L’intervento di Mare Fuori riteniamo sia stato un intervento bello, ma rispetto il parere di Elena”. Per poi aggiungere: “Se penso di chiamarla in privato per scusarmi? Non credo di aver offeso nessuno, quindi non mi devo scusare”.

La reproduction di Bussola

Tra le critiche sulla superficialità, che lo scrittore definisce “legittime”, alcune, scrive, si baserebbero “su un fraintendimento che forse è necessario chiarire: Il mio NON ERA un pezzo sul femminicidio”. Quello che gli period stato commissionato, sostiene, period un pezzo sull’amore e le relazioni, “una specie di velocissimo glossario relazioni sane vs. relazioni tossiche. Tutto qui”.

Lo stesso Amadeus lo aveva definito così nella sua presentazione, “solo che poi ha aggiunto il passaggio sul femminicidio – cube Bussola – che ha cambiato in parte “colore” al contesto e pure al testo, e che ha fatto inalberare alcune e alcuni, perché è OVVIO che i femminicidi non c’entrino mai nulla con l’amore”. Il problema, quindi, sarebbe unicamente di focus. Nessuna intenzione di parlare di violenza di genere, quanto piuttosto di “aprire una piccola crepa, uno spiraglio, rispetto alla narrazione delle relazioni che normalmente i più giovani leggono/sperimentano/subiscono”.

E tornando ai commenti sulla scarsa profondità, tiene a ribadire, ancora una volta, che tre minuti non sono sufficienti per fare approfondimento e chi “si aspettava dal sottoscritto un saggio di Bell Hooks mi sa che non ha thought di che cosa voglia dire stare all’interno di tempi televisivi”. Lo appoggia anche lo scrittore Alberto Pellai: “Ha donato al Pageant di Sanremo un bellissimo testo di educazione emotiva e sentimentale”. E poi aggiunge: “Tutto il resto è dare definizioni a ciò che ha scritto l’autore senza minimamente averne compreso il senso e l’obiettivo”.

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