SANREMO – Quanta gente cattiva c’è a Sanremo. Quando Angela e Angelo sono apparsi sul palco dell’Ariston qualcuno ha commentato che quel drappo rosso che li avvolgeva sembrava l’imbottitura di una bara. E invece – tiè – quel fioccone se lo son strappato di dosso a inizio esibizione per mostrare a tutti che col cavolo, i Ricchi e Poveri sono vivi e lottano insieme a noi e bene ha fatto Angelo a mettersi quel nastrino rosso intorno al collo della camicia perché c’è solo da invidiarli, due così, rocce inscalfibili che hanno attraversato sessant’anni di carriera, di successi e di dolori, partiti in quattro, rimasti in due, carichi a pallettoni e di nuovo in gara, a competere con i campioni dello stream e dei tormentoni e a ricordare a questi qua che i tormentoni, come direbbe Pippo Baudo, li ho inventati io.
Non cambiano loro né gli effetti che producono sul pubblico: la loro esibizione è stata accompagnata da cori e balli, Amadeus in piedi in galleria a battere le mani a tempo insieme ai “loggionisti” mentre qua e là sventolavano certe sciarpette con su scritto “Che confusione” che qui a Sanremo c’è chi per averle farebbe carte false, sarà perché li amano. Angelo immarcescibile biondo (“il colore dei capelli mi fu suggerito da Califano – hanno raccontato a Repubblica – che ci rifece il look”), capello lungo e anima eternally beat, Angela il peperino di sempre, gli occhioni azzurri sgranati, il taglio di capelli mai mutato, corto e scolpito in un mondo di bambole con i boccoli, il corpo stretto in una tuta nera, canta balla si prende il palco con la stessa forza di quando saltellava al ritmo di Mamma Maria. Non c’è più Marina, da un sacco di tempo, non c’è più Franco, lo strappo più doloroso, ma si sa che la musica salva e loro di musica continuano a vivere, dentro e fuori.
E allora dance, voulez vous danser, 153 anni in due, la quota classic tra le scelte di Amadeus, il pop strapaesano che parla a tutti, e poco male se i più agée da casa hanno pensato che Mahmood cantasse in un’altra lingua, o se sul “quando quando quando quando quando” di Annalisa hanno sospirato “è ora di pulire la puntina”: ci sono gli Angeli a pronunciare forte e chiaro “dimmi quando arrivi così ti tengo il posto”, come le signore Coriandoli dicono alle vicine di casa quando vanno a pagare le bollette, o “soffriamo tutti un po’ di mal di mare o nostalgia” che ci si riconoscono in parecchi.
L’Ariston si infiamma, a effective esibizione il divino Marco Mengoni li consacra, “grazie per tutto quello che ci avete dato”, la canzone si chiama Ma non per tutta la vita, si addice al testo ma non alla loro storia, tutta la vita a farci divertire e avanti ancora. La gara continua, altri fiocchi e altri applausi, c’è da combattere duro ma loro hanno già vinto a essere qua. E poi, sarà quel che sarà.