“Quest’anno, per gli ospiti sul palco dell’Ariston ci sarà una grande sorpresa: usciranno, oltre che dalle uscite laterali, anche dal centro dove succederà qualcosa che sarà spettacolare”. La rivelazione è di Gaetano Castelli, lo scenografo legato indissolubilmente al competition che quest’anno firma la sua 22esima scenografia, la decima con la figlia Maria Chiara Castelli e la quinta con Amadeus come direttore artistico e conduttore. “È stata forse la scenografia più difficile. C’è voluto un anno di lavoro per avere idee nuove“.
Niente ledwall
Il palco, che richiama motivi floreali in omaggio al competition dei fiori, “è basato su una serie di curve, per far entrare lo spettatore in una sorta di volta magica – spiega Castelli – Le luci sono incorporate nel progetto e non ci sono ledwall (maxi schermo composto da pixel per visualizzare video come se fosse un monitor ndr). È una battaglia che sto facendo, quella di eliminare i ledwall: qui finalmente non ci sono. Questo fa in modo che quando il palco è poco illuminato si accendano i riflettori che fanno da contorno al disegno scenografico, che comunque resta visibile”.
Tecnologia e artigianato
Un lavoro da grande ‘artigiano’ che si avvale, però, di altissima tecnologia. “Quello che cerco di fare è di ideare la volta scenografica e poi rivestirla della più alta tecnologia -rivela lo scenografo- La mia è la scuola di Antonello Falqui, dove c’è un capitano regista, poi il forged artistico, il direttore della fotografia (Mario Catapano, ndr), l’audio e poi tutti insieme si arriva a un’concept. Un lavoro di gruppo”.
“Sembra più grande”
Un palco che nello schermo diventa immenso, grazie alle mani sapienti di chi conosce perfettamente la ‘scatola’ television. “Mi fregio della capacità, dopo tanta esperienza, di far percepire lo studio come enormemente più grande rispetto a quello che è nella realtà – sorride Castelli – Chiunque entra in teatro esclama ‘ma in television sembra molto più grande!'”.
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a cura della redazione Spettacoli
La scenografia preferita
E se gli si chiede quale sia la scenografia che ha preferito tra quelle fatte, non ha dubbi: “La prima è quella che ricordo con più affetto: parliamo del 1987, period la prima volta del mio Sanremo con Baudo e non c’period l’orchestra dal vivo. Il primo amore non si scorda mai. Anche se l’ultima è sempre quella che preferisco, perché sempre è più ricca di elementi scenografici attuali, moderni”.
La famosa scala dell’Ariston
Impossibile non parlare della mitica scala, croce e delizia della scenografia (e dei protagonisti sul palco). “La scala? Se fosse stato per me non l’avrei mai messa – rivela lo scenografo – Perché toglierla vuol dire avere una scenografia pulita, altrimenti in ogni inquadratura dei cantanti, che sono quasi sempre ripresi dalla vita in su, si vedono le righe dietro”.
E Castelli regala un aneddoto: “Con Antonella Clerici, che vestiva in modo ‘esagerato’ con abiti ampi e temeva molto la scala, mi sono inventato un ovale di otto metri che si staccava dalla parete e scendeva giù, e lei si trovava dall’altra parte del palcoscenico. Io speravo che da quella volta scomparisse, ma nulla”.
Colpo di scena al centro del palco
Stavolta “sono riuscito a togliere la scala centrale – cube il creatore delle scene dell’Ariston – Anche se con Amadeus non è stato facile arrivarci. Mi ricordo che nel primo Sanremo che ho fatto con lui, lo volevo convincere a toglierla. Facemmo una riunione e mi disse: mi hai convinto. Il tempo di prendere la macchina e arrivare allo studio che mi arriva una sua telefonata: Gaetano ci ho ripensato, la scala è un simbolo, non possiamo toglierla. Mi diede una pugnalata“, scherza lo scenografo. Quest’anno c’è riuscito, ma con una promessa: “Gli ho detto ‘ti tolgo la centrale e te ne do due laterali’ – rivela Castelli – E ti metto un colpo di scena al centro del palco”. Non resta che attendere il 6 febbraio per scoprire quale.