Claudio Abbado, dieci anni fa la morte del ‘maestro-giardiniere’ che sognava di portare la musica nelle scuole

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Di Claudio Abbado, a dieci anni dalla morte, restano memorie indelebili in chi l’ha ascoltato dirigere in teatro o, per chi non ha avuto questa fortuna, le registrazioni audio e video. In tutti, comunque, rimane il rammarico di non averlo visto sviluppare l’ultimo proposito, forse il più ambizioso, quello che avrebbe potuto coronare l’esistenza di un grande interprete che è stato anche animatore instancabile di progetti musicali e sociali, fondatore di orchestre, scopritore di talenti. Un proposito da portare avanti non dal podio, bensì da un seggio in Parlamento.

Di cosa si trattasse lo spiegò l’amico Renzo Piano – entrambi nominati senatori a vita dal presidente Napolitano – commemorandolo in aula: “Claudio, convinto che la bellezza salverà il mondo, e lo salverà una persona alla volta, aveva un’thought fissa: insegnare la musica nelle scuole italiane. Fin da piccoli, perché poi, quando si diventa grandi, insensibili alla bellezza, sembra qualcosa di estraneo, che non ci interessa. Invece è proprio ciò che accende i desideri, che ci dà l’energia”.

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Fotogramma (fotogramma)

Abbado non aveva potuto mettere mano a questo disegno ambizioso, invocato da decenni da tutti i grandi musicisti italiani, perché la malattia se lo period portato through dopo nemmeno cinque mesi dalla nomina, tuttavia aveva destinato la sua indennità da parlamentare alla Scuola di musica di Fiesole, nella quale riconosceva un faro per l’educazione musicale advert ampio raggio. Chissà se sarebbe riuscito a condurlo in porto. Di certo, lui che si definiva “maestro-giardiniere” (aveva rimboschito chilometri di costa nei pressi del suo buen retiro advert Alghero, e per il suo ritorno alla Scala ai primi del Duemila aveva chiesto, anziché soldi, novantamila alberi da piantare nel centro di Milano), ha seminato molto, e bene.

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Accademia Chigiana di Siena, 1956: foto di gruppo dei partecipanti. Abbado è il secondo da destra, il terzo è Zubin Mehta

 

Sua la valorizzazione di bacchette emergenti come Claire Gibault, quando ancora per una donna il podio period tabù, di Gustavo Dudamel, il frutto più cospicuo del ‘Sistema’, e di Daniel Harding, cui diede visibilità internazionale cedendogli la prima del Don Giovanni mozartiano con la memorabile regia minimalista di Peter Brook al pageant di Aix-en-Provence del 1998. Proprio Harding, da giovedì a oggi, giorno dell’anniversario della scomparsa, rende omaggio al suo mentore a Berlino dirigendo i Philharmoniker che Abbado guidò dalla caduta del Muro al 2002, rimodellandone la fisionomia rispetto all’epoca del predecessore Karajan. Però, dei tanti luoghi dove Abbado ha lasciato un segno, da Londra a Vienna, agli Stati Uniti, alla Svizzera, è soltanto l’Italia a commemorarlo degnamente.

A partire dalla Scala, casa del milanese Abbado per diciott’anni, dal 1968, dove ha diretto per 567 serate tra opere, concerti, balletti: il 22, 24 e 25 la Filarmonica con Ingo Metzmacher propone la Quarta sinfonia di Šostakovi? e Como una ola de fuerza y luz di Luigi Nono (autore di cui proprio in questi giorni ricorre il centenario della nascita), pezzo dedicato al rivoluzionario cileno Luciano Cruz che Abbado battezzò nel 1972 – duplicate il 13 febbraio a Reggio Emilia. La Scala collabora anche al palinsesto abbadiano predisposto da RaiCultura, ricco e lungo settimane, concedendo a Rai5 alcune riprese d’opera effettuate al Piermarini: Al gran sole carico d’amore di Nono (il 28) e, tra febbraio e marzo, La Cenerentola di Rossini più tre titoli verdiani, Macbeth, Don Carlo, Un ballo in maschera. Né può mancare Radio3, con una programmazione incentrata su Abbado oggi, da mattina a sera inoltrata, e ancora domani pomeriggio.

Anche Roma lo celebra. L’Accademia nazionale di Santa Cecilia, dove nel 2001 Abbado e i Berliner offrirono una lettura esaltante, rigenerata, delle sinfonie di Beethoven in edizione critica, gli riserva un’intera giornata di riflessioni e testimonianze il 3 febbraio, all’Auditorium, dopodiché Antonio Pappano dirige il Requiem di Verdi (replicato il 4 e il 5). Ferrara, altro luogo del cuore per Abbado, lo ricorda oggi con una serie di incontri e una mostra fotografica. Bologna, dove è morto, con il concerto della Filarmonica della Scala al Teatro Manzoni diretto da Myung-Whun Chung (5 febbraio). E anche due novità librarie dell’editore Lim fanno il punto su di lui: Claudio Abbado nota per nota di Mauro Balestrazzi e Ho piantato tanti alberi. Claudio Abbado: ritratti, recensioni, interviste di Angelo Foletto (prefazione di Alessandro Baricco).

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