Sanremo 2024, da Pippo Baudo al playback dieci cose da ricordare del Pageant

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1. C’period una volta un Casinò

Il Pageant nasce seguendo l’esigenza di organizzare una gara canora che avesse carattere nazionale. C’erano stati già dei tentativi negli anni Venti e Trenta del Novecento, a Rimini e a Pescara, ma non avevano avuto grande riscontro. La svolta arriva con Sanremo e la decisione di ambientare la gara nel Salone delle feste del Casinò.

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Come spiega Eddy Anselmi nel quantity Il Pageant di Sanremo, la manifestazione “nasce a Sanremo perché la sede della Rai è a Torino, le case editrici musicali sono a Milano e la città rivierasca è un luogo di villeggiatura apprezzato dai benestanti delle città del Nord e un ideale punto d’incontro”. Dal 1977 la gara lascia il Casinò (sottoposto a lavori di ristrutturazione) e si sposta al Teatro Ariston: conduce Maria Giovanna Elmi, affiancata nella serata finale da Mike Bongiorno, il podio sarà occupato da tre gruppi: vincono gli Homo Sapiens con Bella da morire, secondi i Collage con Tu mi rubi l’anima, terzi i Santo California con Monica.

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2. Voci nuove cercasi

Fu al Pageant di Sanremo che si sperimentò per la prima volta la components del “expertise”, poi importata con successo dal mondo televisivo anglosassone. Giulio Razzi, direttore artistico della gara nel 1956, organizza il Concorso nazionale per voci nuove: si presentano 6446 aspiranti, ne restano quindici, vince Franca Raimondi con Aprite le finestre. Alla wonderful dei conti, l’edizione – e l’concept – si rivelano un flop.

3. Re Pippo, come te nessuno mai

Quarantadue conduttori per settantatrè edizioni (esclusa l’edizione 2024): un bel numero, non c’è che dire. E anche un manipolo di coraggiosi perché sì, Sanremo è un gran bel punto d’arrivo per chi fa questo lavoro ma può anche essere un punto di partenza: per un altro lavoro, perché se fallisci sei finito. Il competition non perdona, alcuni degli ex conduttori sanno bene quanta fatica sia costato rimettersi in pista dopo un’edizione flop. Il primo fu Nunzio Filogamo, sì, proprio quello di “Miei cari amici vicini e lontani, buonasera ovunque voi siate” – ma questo lo disse nella seconda edizione, quella del 1952.

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A detenere il file è però Pippo Baudo: tredici edizioni, la prima nel 1968 (l’ultima nel 2008), quando proclamò vincitori Sergio Endrigo e Roberto Carlos con Canzone per te. Dietro di lui si piazza Mike Bongiorno con undici presenze.

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4. Dal vivo o senza voce

Il Pageant fa grande attenzione a valorizzare l’orchestra, composta sempre da maestri di prim’ordine, ma in passato vennero utilizzate basi precotte e qualche volta anche il playback. Tra le guasconate di Claudio Villa, advert esempio, c’è quella del 1955 quando, vittima di influenza, non si esibì e mise in scena, al suo posto, un grammofono.

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Bobby Solo venne invece squalificato nel 1964 perché dichiarò di avere una laringite (ma non period vero) ed eseguì Una lacrima sul viso in playback. Le basi debuttano invece nel 1976, quando l’orchestra viene del tutto soppressa.

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Nel 1984 diventa obbligatorio il playback (è l’anno in cui esordisce la categoria delle Nuove proposte). L’orchestra (e gli abbinamenti con i cantanti stranieri) riprenderà il suo posto solo nel 1990, in un’edizione organizzata non a Sanremo ma al Palafiori di Arma di Taggia.

5. Il cantante e la canzone

Oggi, senza dubbio, l’attesa è tutta per il cantante: il personaggio, l’esibizione, il look, poi anche la voce e la canzone. Ma un tempo il Pageant si organizzava per ascoltare le canzoni, più che per assistere alle esibizioni degli artisti: nell’edizione del 1951, la prima, le canzoni in gara erano 20 ma gli artisti solamente tre: Achille Togliani, le gemelle Dina e Delfina Fasano e Nilla Pizzi (che portò a casa la vittoria con Grazie dei fior). Through by way of, nella storia della gara, aumenta il numero dei cantanti e prendono il volo alcune leggende della musica italiana come Domenico Modugno.

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Gli artisti verranno poi affiancati da interpreti stranieri, nel 1972 si cambia musica: l’artista diventa importante quanto la canzone, cease alla regola della doppia esecuzione, ogni canzone in gara sarà cantata da una sola voce.

6. Mi si nota di più…

Grande vetrina, il Pageant, della quale approfittare giocandosi il tutto per tutto. Bastano pochi istanti per diventare una celebrità, e in tanti avevano capito come essere “virali” ben prima dell’avvento dei social. Carla Puccini, advert esempio, “valletta” – come si chiamavano allora le co-conduttrici – nel 1966 accanto a Mike Bongiorno, finse un mancamento e caracollò sul palco. Mike, tuttavia, un po’ perché fiutò l’inganno, un po’ perché lo guidava la sua formazione americana, “the present should go on”, fece sgomberare il palco e andò avanti con lo spettacolo, senza troppe storie. Più complicata la vicenda di Pino Pagano, che nel 1995 minacciò il suicidio scavalcando la ringhiera della galleria dell’Ariston: resta nella storia l’intervento di superPippo che s’arrampicò e lo raggiunse, convincendolo a desistere da quello che, anni dopo, per ammissione dello stesso Pagano, si rivelò una bufala bella e buona.

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L’episodio venne citato anni dopo, nel 2018, con Claudio Baglioni conduttore che riuscì advert arginare un contestatore salito sul palco chiedendo di parlare con il procuratore generale o con il sindaco di Sanremo. “Un tempo i contestatori andavano sulla balaustra”, chiosò il cantante.

7. Eri piccola così

La vittoria, nel 1964, della sedicenne (per l’esattezza: sedici anni, un mese e 12 giorni) Gigliola Cinquetti con Non ho l’età è nota a tutti, forse non è altrettanto noto quanto fosse bassa l’età media degli altri concorrenti di quella stessa edizione: Bobby Solo non aveva ancora compiuto 19 anni, Robertino ne aveva 17 e Lily Bobinato 16, come Gigliola Cinquetti.

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Ma la più giovane partecipante in assoluto del competition è stata, nel 2003, Alina Deidda, 12 anni, con la canzone Un piccolo amore. Da quell’edizione viene modificato il regolamento: l’età minima per partecipare è 14 anni.

8. Tutte le volte che

Non c’è un unico o una unica artista a detenere il file di partecipazioni a Sanremo. Ma c’è un numero impressionante, quindici, che sta a indicare le volte in cui hanno partecipato alla gara Toto Cutugno, Al Bano, Peppino Di Capri, Milva e Anna Oxa. Seguono, anch’essi a pari merito con tredici partecipazioni, Fausto Leali, Claudio Villa, Michele Zarrillo e i Ricchi e Poveri.

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(ansa)

9. Scherza coi fanti…

Per sentire pronunciare per la prima volta la parola “sesso” il pubblico del Pageant ha dovuto aspettare il 1978, quando Rino Gaetano con Gianna pronunciò il verso “comincia un mondo, un mondo diverso, ma fatto di sesso”. I testi delle canzoni sono stati sempre sottoposti advert attente verifiche e a qualche censura, basti citare il caso di 4/3/1943, in cui Dalla fu costretto a modificare il verso “e anche adesso che bestemmio e bevo vino, per ladri e puttane sono Gesù Bambino” in “E ancora adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino”.

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(ansa)

10. Gli ultimi saranno i primi

Qualche volta è meglio non vincere. Chiedetelo ai Jalisse. E mentre glielo chiedete, pensate a Lucio Dalla, che partecipò cinque volte ottenendo solo un gran trambusto quando portò in gara 4/3/1943. Pensate anche a Zucchero, sempre penultimo a tutte e quattro le edizioni alle quali ha partecipato.

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C’è il caso eclatante di Vasco Rossi, dell’ultimo posto di Vado al massimo nell’82 e del penultimo di Vita spericolata nell’83. Infine, i Negramaro: la loro Mentre tutto scorre, nella sezione Giovani dell’edizione 2005, fu fatta fuori prima di accedere alla fase finale.

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(ansa)

Vinse però il premio della Sala stampa Radio e Television, venne scelta per la colonna sonora del movie La febbre di Alessandro D’Alatri e consacrò la band diventata quella che ora tutti conosciamo. E che rivedremo quest’anno sul palco, in gara e a celebrare vent’anni di una carriera straordinaria.

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