David di Donatello, chi sono i sei giovani rivelazione del nostro cinema

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Sono pieni di talento, personalità, sensibilità. E ti fanno davvero pensare a una meglio gioventù del cinema italiano. Sono i sei attori emergenti scelti come David Rivelazioni Italiana – Italian Rising Stars, riconoscimento dedicato agli attori emergenti: Cecilia Bertozzi, Domenico Cuomo, Michele Eburnea, Leonardo Maltese, Fotinì Peluso e Yile Vianello, tutti sotto i ventotto anni, sono stati scelti per questo progetto nato dalla collaborazione tra l’Accademia del Cinema Italiano e l’Space Cinema di Fondazione Sistema Toscana.

Si tratta di un premio che è solo l’inizio di un percorso. Nel corso del prossimo anno, i sei attori saranno protagonisti saranno affiancati da un gruppo di mentori d’eccezione: Jasmine Trinca, Paolo Mereghetti, Elisabetta Sgarbi, la presidente onoraria dell’Accademia della Crusca, Arturo Galansino, direttore generale di Fondazione Palazzo Strozzi; Francesca Medolago Albani, Segretaria Generale di Anica Academy; Virgilio Sieni, coreografo e danzatore.

“Il criterio di scelta è stato votato dal consiglio direttivo del David di Donatello, basandosi su: bravura, talento, riconoscibilità e personalità” ha spiegato Piera Detassis, presidente e direttrice artistica dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello.

Accompagnata da Stefania Ipppoliti, responsabile mediateca e Space Cinema Fst: “L’thought di questo progetto è nata circa un anno fa e siamo molto felici che l’inizio di questo percorso sia proprio a Firenze, da sempre culla dell’arte e della cultura. Period da tempo che volevamo istituire un premio per le rivelazioni, perché riteniamo davvero importante il futuro, Vedere tutti questi ragazzi insieme fa tanto bene allo spirito di tutti noi. Si tratta di una generazione nuova non solamente a livello anagrafico, ma anche come rappresentazione del mondo”, ancora Detassis.

I premiati sono intervenuti, nell’incontro organizzato a Firenze, raccontandosi. Cosa significa per loro rivelazione:

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Il riconoscimento, cube Fotinì Peluso, (Romanzo famigliare, Il Colibri, le serie Tutto chiede salvezza e Greek Salad, “significa abbandonare le paure, fare chiarezza e guardare finalmente la realtà senza paura di costruire una maschera sociale o lavorativa”. “è arrivato un po’ all’improvviso, mi ha riempita di gioia e di fierezza, come sono fiera di far parte di questo gruppo, tanto. Il concetto di rivelazione è una presa di coscienza: per me, quest’anno è stato una grande rivelazione e tutto questo è una conferma”. Per lei, “l’ostacolo più grande credo sia come prendere il proprio posto nel mondo, come persona anzitutto, e la rivelazione sta proprio nella presa di coscienza del quotidiano, in cui a volte mi sento tanto persa”. Dei colleghi prescelti che l’affiancano cube che rispetto al mestiere “abbiamo visioni complementari e differenti, ed è bello. A volte mi sorprendo degli incontri che mi accadono e i primi sono stati con la mia famiglia che mi ha forgiata, anche per affrontare il lavoro di attrice”. Poi c’è stato l’incontro con l’agente “Valentina, ricordo ancora i suoi occhi che mi guardavano, la prima volta. Francesca Archibugi resta la mia mamma di cinema e, per la Francia, penso a Cédric Klapisch, che è andato oltre l’accento e, anzi, l’ha valorizzato”.

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Domenico Cuomo, (CardioTrap di Mare fuori, Un professore), trema d’emozione: “Sono tanto grato: rivelazione per me significa abbandonare le paure; significa guardare finalmente la realtà senza timore di aver costruito una maschera sociale che non permette di portare l’emotività sulla scena. Le difficoltà, poi, credo siano ostacoli e paure ben accetti, perché possono permettere di migliorare”. Per i modelli, penso a un amico di mio nonno, Vincenzo, che ha deciso di togliersi la vita a 80 anni, per brutte questioni d’amore; lui ha sempre amato il teatro e mi ha dato la giusta spinta”.

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Cecilia Bertozzi, (Odio il Natale, Comandante), si cube “inaspettatamente grata del percorso pensato per noi: quando si inizia questo lavoro spesso ci si sente dispersi, ed è sempre una montagna russa; pensare che tutte queste Istituzioni abbiano progettato qualcosa per noi è commovente. Rivelare, poi, significa mettere luce e per me è una rivelazione sentirmi una rivelazione. Credo il mio caso sia interessante, tutto questo nasce solo da Comandante, in cui ho fatto tre pose e un monologo in voce fuori campo. I mostri sacri è Il sol dell’avvenire: normale e giusto ci siano, credo che – in generale – bisognerebbe pensare di mettersi sempre in discussione. Io, su YouTube, a 12 anni avevo incontrato il Quartetto Cetra e Walter Chiari: gli incontri sono importanti perché costruiscono una catena e un incontro, di certo, è stato con
la mia agente Serena Quattrocchi, persona con cui fare squadra, che è qualcosa di grande forza. Per i registi penso anche a Edoardo De Angelis, che mi ha scelta nonostante il personaggio pensato dapprima fosse napoletano: si è molto fidato. Ho modelli disparati, ma uno grande: Luca Marinelli, che sogno la notte come alter ego, gli chiedo cosa fare”.

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Leonardo Maltese, (Il signore delle formiche, Rapito), “Mi sento onorato di essere nel gruppo di queste creature meravigliose. Per me la rivelazione è la scoperta e trovo interessante il mettersi in mostra anche con le proprie imperfezioni, come un reperto archeologico. Il mio incontro fondamentale è stato con Gianni Amelio, il primo regista con cui ho lavorato. Di modelli ne ho vari, su vari aspetti: l’abilità sta nel riconoscerli e cogliere ciò che vuoi assorbire. In campo lavorativo penso a Elio Germano e Luigi Lo Cascio, da cui, sul set, ho cercato di respirare un po’ la stessa aria”.

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Michele Eburnea, (Il sol dell’avvenire, Settembre) è “pieno di gioiosa confusione e allegria incommentabile. Devo ringraziare le Associazioni, e le persone che ci sono sempre state. Il più grande grazie va all’ossessione e all’ostinazione, l’occasione di essere visti”. Non nasconde che “gli ostacoli sono infiniti, ma forgiano e formano una personalità artistica. Metterci in discussione fa parte della competenza, prendere in mano i propri difetti. Abbiamo la responsabilità di essere il più competenti possibile. Credo questa sia una chiamata, oltre che una rivelazione”. L’incontro della vita è stato con il teatro, cominciato da ragazzino, “non sospettavo nemmeno di fare cinema. Rispetto agli incontri, tra gli altri. Il rapporto speciale è con Nanni Moretti, che è anche un modello”. E poi ci sono i modelli incontrati su YouTube, “penso alle interviste di Carmelo Bene, a Walter Chiari”.

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Yile Vianello, (Corpo celeste, Il paradiso del pavone, La bella property): “Il mio è un percorso fortunato, mentre crescevo non sentivo di avere solide fondamenta su cui appoggiarmi. L’incontro fondamentale è stato con Alice Rohrwacher, avevo dodici anni, e mi ha rivelato un mondo, quello del cinema. Poi, prendere ispirazione non è un atto sempre cosciente e spesso non mi pongo troppe domande o troppi modelli, mi sento molto sincera così. È una rivelazione questo mestiere perché ho scoperto quanto sia legato alla vita vera: la recitazione mi ha fatta crescere e quindi mi ha rivelato tutto, e avere una conferma da fuori è prezioso”.

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