New York – Hollywood ha capito che fare la guerra a TikTok potrebbe essere un errore. Meglio farsela alleata e aprire il mercato a milioni di adolescenti, sfruttando le loro strane abitudini social. L’accordo siglato da autori e sceneggiatori con gli Studios ha già un buco a favore dei produttori: nel compenso sui diritti non è contemplato lo sfruttamento dei contenuti sulle piattaforme social. Il caso è emerso quando Paramount Photos ha lanciato su TikTok una pagina dedicata a Imply ladies, movie del 2004 incentrato sulle avventure di un gruppo di sfrontate adolescenti.
L’intero movie, girato da Mark Waters, sceneggiato dall’attrice comica Tina Fey, è stato suddiviso in 23 clip per un totale di 97 minuti, e trasmesso in una information simbolo, il 3 ottobre, perché quella citata nel lavoro, che tutte le fan di Imply ladies conoscono bene. L’iniziativa è durata appena un giorno e ha registrato un growth di contatti, con milioni di interazioni. Paramount ha indicato la nuova frontiera, anche perché il recupero di Imply ladies fa da gancio al lancio del musical che uscirà nelle sale il 12 gennaio 2024.
TikTok ha prodotto un effetto a catena: l’attrice protagonista, Reneé Rapp, che reciterà nel nuovo movie, ha un milione e mezzo di follower sulla piattaforma. Lo stesso vale per altre produzioni. Nell’ultimo anno l’uscita di movie come Minions 2 e Barbie ha generato fenomeni virali, come quello con hashtag #GentleMinions in cui migliaia di persone si sono filmate con il cellulare mentre andavano al cinema in giacca e cravatta. O vestite in rosa in omaggio a Barbie. Sulla piattaforma i movie finiscono a pezzi, con brevi clip, a volte senza essere citati, oppure messi fuori contesto, ma generando nuovi preziosi contatti.
I giovanissimi guardano sempre meno la televisione, preferendo gli spotlight sul cellulare, come se il movie fosse una partita di Champions League o di basket Nba. Artisticamente non è il massimo, ma dal punto di vista dei profitti può significare una montagna di dollari per Hollywood e per i TikToker. Molti account cinesi stanno riducendo i movie postandoli sulla piattaforma, grazie all’uso di app per la traduzione dei testi, il taglio delle immagini e i montaggio. Ci sono movie di due ore e mezza ridotte in appena sette minuti. Una clip di 48 secondi di The Danish lady ha presentato una sintesi del movie con una sintesi che cube “la moglie lascia che il marito si vesta da donna, e a lui finisce per piacere”. Ci sono errori di traduzione e narrazioni troppo robotiche, ma i video attraggono milioni di visualizzazioni.
Hollywood all’inizio temeva questo tipo di concorrenza, mentre ora comincia a pensare che possa essere una risorsa. Negli Stati Uniti ci sono account che stanno generando profitti e interazioni. Uno è Juju Inexperienced, 31 anni, tre milioni e mezzo di follower, che produce sintesi delle interviste sul crimson carpet, e che ha finito per avere clienti come Disney, Common, Warner Bros. e Paramount. O Maddi Koch, 22 anni, tre milioni di follower, studentessa in materie finanziarie a Virginia Tech, specializzata in montare clip sui “movie che potresti aver perso”. O Cameron Kozak, 21 anni, un milione e mezzo di follower, che propone notizie e analisi sul cinema. E poi ci sono gli account sul genere horror, le information ai movie del mese, quelli dedicati alle registe, e quelli incentrati sui sondaggi. Certo, c’è il rovescio della medaglia: è sempre più frequente vedere ragazzini scrollare il cellulare, mentre sono in sala a vedere un movie. Non il modo migliore per usare l’app, ma su questo Hollywood non può fare niente.