Le spie di Gary Oldman, perdenti, disadattate e cantate dagli Stones

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“Losers, misfits and boozers”, “perdenti, alcolizzati e disadattati” canta Mick Jagger nella sigla di Gradual Horses, la serie di spionaggio anti James Bond che in due stagioni si è conquistata un pubblico di fedelissimi, in attesa della terza, dal 29 novembre su Apple television+. D’altronde avere il frontman dei Rolling Stones come testimonial non è cosa da tutti i giorni. E neppure la responsabilità morale di non mandare in pensione Gary Oldman. L’attore inglese, 65 anni, un Oscar come Churchill, ma una teoria di ruoli da Sirius Black di Harry Potter a Dracula per Coppola, ha dichiarato che vorrebbe chiudere la sua carriera con il personaggio di Jackson Lamb, il responsabile dei ronzini, cavalli lenti dello spionaggio inglese, agenti che con i propri errori hanno messo superb alla loro carriera.

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«Mick Herron ha scritto il nono libro e Gary ha detto che potrebbe andare avanti per sempre. Nessuno vuole vedere Gary Oldman concludere la sua carriera, quindi siamo obbligati a proseguire» journey lo showrunner britannico Will Smith che con candore racconta come più di una volta sia stato confuso con il suo omonimo afroamericano. «La prima stagione è uscita pochi giorni dopo la faccenda dell’Oscar e della sberla a Chris Rock quindi a un certo punto c’è stato una specie di cortocircuito sui media… Si chiedevano com’è possibile: sta facendo uscire una serie da sceneggiatore e allo stesso tempo è agli Oscar a prendere a schiaffi la gente…».

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Will Smith

 

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La serie è scritta molto bene, i dialoghi sono divertenti, l’azione non è mai sopra le righe, il racconto e i personaggi sono credibili ma soprattutto c’è lui. «Gary si immerge totalmente nel personaggio, c’è una sequenza nel primo episodio della nuova stagione in cui mangia un kebab e come lo mangia… la salsa di quel kebab è ovunque. In quel momento Gary Oldman è Jackson Lamb c’è poco da fare, si è trasformato in lui». La forza della serie è nel suo realismo in opposizione agli 007 delle saghe, impegnati in avventure estreme. «Mi piaceva che all’interno dello spionaggio si raccontassero personaggi reali che hanno una vita fuori dal lavoro, preoccupazioni come tutti noi. Sono persone con dei problemi: la dipendenza dall’alcol, dalle droghe, il lutto, le frustrazioni. Con il successo sentiamo la pressione di fare qualcosa di buono, di diverso ogni stagione ma anche di rimanere fedeli allo spirito dei romanzi. Le due recensioni che contano sul serio per me sono quella di Mick e di Gary. Sono felice se Mick è soddisfatto di quello che abbiamo combinato con il suo lavoro e quando Gary entra nella stanza degli sceneggiatori e ci cube cosa ne pensa».

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Nella nuova stagione una storia d’amore a Istanbul ha messo in pericolo un segreto dell’Mi5 e quando uno degli agenti di Lamb viene rapito tutto il gruppo dovrà far fronte all’emergenza. “It’s an odd recreation”, è uno strano gioco canta Jagger. «Quando i produttori mi hanno proposto di chiedergli se voleva scrivere una canzone per lo present mi sono sembrati matti, ho detto ma non perdiamo tempo. Poi si è scoperto che aveva letto i libri ed period un fan di Herron, è stato bellissimo e surreale: il fatto che canti la sigla ti fa pensare che la serie sia buona ma la cosa più straordinaria sono le parole. Ti cube che cosa è il nostro present, quando parla di disadattati e perdenti racconta un mondo».

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