Mancano oltre due settimane alla prima del Don Carlo di Verdi, l’opera che il prossimo 7 dicembre inaugurerà la Stagione d’Opera 2023/2024 al Teatro alla Scala e i biglietti, dalla platea ai palchi, sono già tutti esauriti. L’opera dei “primati”, che ha inaugurato la Stagione nel 1868, 1878, 1912, 1926, 1968, 1977, 1992 e 2008, sarà diretta dal direttore musicale Riccardo Chailly sul podio dell’Orchestra del Teatro alla Scala con un forged che schiera Francesco Meli come Don Carlo, Anna Netrebko come Elisabetta di Valois, Michele Pertusi come Filippo II, Elna Garana come Principessa d’Eboli, Luca Salsi come Marchese di Posa e Ain Anger come Grande Inquisitore. Protagonista di non minore rilievo il Coro del Teatro alla Scala diretto da Alberto Malazzi. Le scene sono di Daniel Bianco, i costumi di Franca Squarciapino, la costumista pluripremiata per i suoi lavori al cinema e vincitrice dell’Oscar nel 1991 per i costumi di Cyrano de Bergerac di Jean-Paul Rappeneau; le luci sono di Pascal Mèrat, i video di Franc Aleu e la coreografia di Nuria Castejòn.
‘Don Carlo’: dove vederlo e dove ascoltarlo
Il sipario si alzerà alle 18 con la versione del Don Carlo approntata dal compositore per la Scala nel 1884. Come ogni anno lo spettacolo sarà ripreso dalle telecamere di Rai Cultura e trasmesso in diretta televisiva su Rai 1 e radiofonica su Radio 3. La prima sarà preceduta domenica 3 dicembre dall’anteprima per gli Under30 e seguita fino al 2 gennaio da 7 rappresentazioni, tutte esaurite.
Riccardo Chailly e l’opera della memoria
Per Riccardo Chailly Don Carlo è il compimento di una riflessione sul potere estesa su tre inaugurazioni di stagione, dopo Macbeth di Verdi nel 2021 e Boris Godunov nel 2022. Si tratta anche di un ritorno al Verdi della maturità dopo le tre inaugurazioni dedicate all’evoluzione delle opere giovanili con Giovanna d’Arco nel 2015, Attila nel 2018 e Macbeth nel 2021. Nel suo nuovo approccio a Don Carlo, che aveva diretto advert Amsterdam nel 2010, il Maestro torna con la memoria alle edizioni dirette da Claudio Abbado nel 1968 e 1977, di cui aveva seguito le show, ma fa riferimento anche allo studio diretto dei manoscritti che gli sono stati messi a disposizione da Ricordi. Come nell’edizione di Abbado, si ascolterà l’introduzione al monologo di Filippo affidato alla fila dei violoncelli secondo partitura e non al violoncello solo come spesso avviene.
L’impianto scenico e i temi verdiani
Don Carlo torna al Teatro alla Scala in una grande produzione che rispecchia la doppia natura di dramma storico e manifesto romantico dell’originale schilleriano mettendo in luce gli straordinari artisti e artigiani che operano nei laboratori del Teatro. Un impianto scenico unico si trasforma senza interrompere lo svolgimento dell’azione nei diversi spazi previsti dal libretto grazie alla spettacolare alternanza di colossali elementi scenografici. Verdi propone i temi a lui cari della libertà dei sentimenti, della difficile relazione tra padri e figli e della liberazione dei popoli oppressi sullo sfondo del conflitto tra il potere temporale e quello religioso.
Una tragedia colour alabastro
Per rendere l’atmosfera sospesa tra ambiente ecclesiastico e secolare il regista Lluìs Pasqual e lo scenografo Daniel Bianco hanno fatto riferimento all’uso dell’alabastro nelle finestre degli edifici religiosi ma anche civili e in particolare alla grande finestra della Collegiata di Santa Marìa La Mayor nella città spagnola di Toro. Una grande torre di alabastro è inquadrata in un sistema di cancellate, anch’esse ricorrenti nell’architettura religiosa quanto in quella civile. La scena permette di ritagliare nei grandi spazi del palcoscenico i numerosi momenti di intimità e di isolamento che punteggiano la tragedia.