Eugenio In By way of Di Gioia, il nuovo singolo è ‘Stormi’: “Raccontiamo ansie e desideri della nostra generazione”

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Gli Eugenio in By way of Di Gioia hanno avuto un’thought: provare a mettere insieme in un unico “flusso di pensiero collettivo”, immagini, sogni, desideri, paure di migliaia e migliaia di persone, lavorarci su per realizzare una canzone, e soprattutto realizzare il primo videoclip musicale partecipato creato insieme all’Intelligenza Artificiale per trasformare i pensieri della gente in immagini.

E il risultato è Stormi, il loro nuovo singolo, accompagnato da uno straordinario video realizzato, appunto, mettendo insieme più di centomila pensieri, che i fan della band hanno mandato loro, e che, senza alcuna forma di censura, l’AI ha trasformato in un clip, in un “sogno partecipato”, come lo definiscono loro. Stormi, quindi, non è solo una bella nuova canzone della formazione torinese, ma anche un nuovo passo avanti nell’thought che il gruppo ha di sé stesso, della propria realtà, della propria funzione nel mondo, un modo diverso di essere ‘band’ nel suono e nel frastuono del mondo contemporaneo.

Il gruppo torna a un anno di distanza dall’ultimo singolo, Tornano e dai festeggiamenti dei primi dieci anni di carriera, un anno di pausa “per allontanarci dal rumore ma anche dalla frenesia dei reside”, cube Eugenio Cesaro, chitarrista, cantante e ‘frontman’ della band, “volevamo mollare lo stress e tornare advert avere un contatto con la natura, avere il tempo per scrivere le canzoni che adesso faremo uscire”.
Contatto nella natura. In che senso?
“Volevamo uscire dalla frenesia della nostra vita che è divisa tra Torino, Milano, Bologna e Roma, sappiamo che con lo stress perdiamo ispirazione, volevamo tornare advert avere un contatto normale con il mondo e uno speciale con i fan, non costringere nemmeno loro allo stress dei reside, che vogliono dire strada da fare, parcheggi, code, pressione. Quindi ci siamo letteralmente lanciati in escursioni nella natura…”.

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(foto di Debora Savian)

 

E avete scoperto cosa?
“Che la risposta a molti dei nostri quesiti non è nei numeri, come la società oggi tende a farci pensare, la risposta è lì, in un mondo senza numeri. La notte non riusciamo a dormire, siamo assaliti da una serie di paure, ansie, desideri e sogni, ed è un problema comune a tanti nostri coetanei. E molta gente che ci segue condivide questo pensiero. Abbiamo deciso di dedicare a loro una giornata intera lontana dal rumore dello stress che crea altro rumore. E abbiamo pensato di mettere tutto questo in una piattaforma”.

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(foto di Debora Savian)

 

Usando la tecnologia, dunque.
“Si, abbiamo aperto per 72 ore una piattaforma che permetteva a chiunque ci cadesse sopra di scrivere le proprie paure e desideri, che sarebbero diventati il video ufficiale del brano, un video potenzialmente infinito. Parliamo di circa 500.000 immagini generate dall’AI grazie alle parole e frasi di chiunque le abbia lasciate a noi. È un esperimento sociale unico, un sogno collettivo, un video che è uno squarcio, un quadro, sulle ansie e i desideri di questa generazione”.
Questo va al di la della semplice arte musicale di una band…
“Noi vogliamo raccontarci a 360°, lo abbiamo sempre fatto con azioni collaterali alla musica, le scritte ‘ti amo ancora’ sui muri delle città, la piantumazione di duemila alberi nella foresta di Paneveggio…ci piace non fermarci alle parole delle canzoni ma provare, insieme alla grande comunità che ci segue, gettare il cuore oltre l’ostacolo e arrivare altrove. Sappiamo che i numeri non corrispondono alla felicità, anzi questa spasmodica e apparente comunicazione costante, che raggiunge limite della pornografia dell’odio, serve solo a produrre altri numeri. Volevamo provare a spezzare il flusso e rendere visibili paure e sogni, in una canzone e in un video, per sembrare le paure meno insormontabili e i sogni meno irrealizzabili”.

Gli Eugenio in By way of Di Gioia cantano “Gianna” a sorpresa in piazza a Torino

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Tutto parte comunque dalla musica?
“La musica arriva prima, è il primo del fluire con l’ispirazione, la cosa difficile è tutto il resto, far sì che quello che è un nostro pensiero, urgenza, dramma, sia condiviso dagli altri, e sia comprensibile.
Si può dire che alla high quality siete, con il vostro stile e la vostra musica, riusciti advert essere allo stesso tempo astrusi e semplici?
“L’astrusità viene in maniera naturale, soprattutto nella complessità del vocabolario verbale che utilizziamo. Il nostro punto di partenza, quello che ci ha insegnato a unire i puntini, è stato Gaber. Ma c’è anche il pop, siamo una band, nelle melodie e nelle armonie, cerchiamo di non essere banali ma vogliamo essere comunicativi in maniera naturale, piacevolmente ‘costretti’ nei tre minuti di una canzone”.
Come vi sentite nella musica italiana di oggi?
“Sicuramente è una scena molto stimolante, è un momento storico in cui una intera generazione si muove a una velocità straordinaria. Ma la pressione a cui siamo sottoposti è devastante, inimmaginabile, ogni venerdì esce una quantità di musica nuova che nessun essere umano può ascoltare. È la più grande sfida per gli artisti, se ci possiamo definire tali, di questa generazione. Cerchiamo di collocarci all’interno del flusso, un po’ al bordo del fiume che sta straripando, per non essere travolti dalla moda”.
Ma le piace la musica italiana di oggi?
“A me piacerebbe che questa generazione venisse giudicata non sui numeri che genera ma su quello che racconta, sul valore delle loro parole e contenuti. Se si parlasse di ciò che hanno da raccontare le nuove generazioni a prescindere dai risultati che hanno sul breve periodo, forse avremmo una narrazione più sana di tutto quanto. Spero che abbiano meno ansia dei numeri e più giudizio e critica sul contenuto”.

Cosa avverrà dopo “Stormi”?
“Per adesso staremo fermi, dedicandoci a qualche nuova uscita tra un paio di mesi, niente reside fino an information da stabilire. Seguiranno altre canzoni, briciole di Pollicino, racconteranno una crescita, spero, una maturazione del gruppo verso una direzione di semplificazione del linguaggio ma di mantenimento della complessità, anche attraverso operazioni di questo tipo. Siamo una comunità che ha bisogno di far rete per sopravvivere e deve affrontare guerre e disastri ambientali, non abbiamo davanti un futuro roseo ma vorremmo provare a raccontarlo nel modo più semplice e ironico possibile, per far maturare in chi ci ascolta un pensiero”.

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