The Youngsters Act – Il verdetto, la storia di un dilemma morale

0
176
the-youngsters-act-–-il-verdetto,-la-storia-di-un-dilemma-morale

Ci sono attori che portano con sé un valore aggiunto advert ogni loro nuova interpretazione: un bonus per gli spettatori che deriva dalla loro immagine pubblica e dalla loro reputazione non solo artistica, ma anche personale. Emma Thompson è fra questi, poiché riesce a garantire un coté di eleganza e di ironia britannica a qualunque ruolo, una raffinatezza composta nelle parole e nei gesti che traspare persino dai personaggi più lontani dall’thought che ci siamo fatti di lei – si pensi a Tata Matilda, o alla Professoressa Sibilla Cooman della saga di Harry Potter.

The Youngsters Act – Il verdetto fa leva proprio sulle caratteristiche intrinseche di Thompson per costruire la storia di un dilemma morale che vede protagonista Fiona Maye, una giudice dell’Alta Corte britannica integerrima e di principi incrollabili, alle prese con una situazione legale spinosa e, in privato, con un matrimonio agli sgoccioli. E poche attrici come lei sarebbero state in grado di comunicare in modo tanto efficace il complesso groviglio di emozioni che si agitano dietro la sua postura rigidamente controllata.

The Youngsters Act – Il verdetto è l’adattamento di Ian McEwan per il grande schermo del suo romanzo “La ballata di Adam”, del quale conserva l’impianto cerebrale ed emotivamente trattenuto, e trova in Emma Thompson una perfetta incarnazione. Ma il talento emergente britannico Fionn Whitehead nel ruolo di Adam, il testimone di Geova diciassettenne che rifiuta una trasfusione potenzialmente salvavita, le tiene testa in termini di profondità interiore e di solo apparente freddezza esteriore, adottata per nascondere una immensa fragilità adolescenziale. I loro duetto diventa anche una schermaglia fra generazioni, e una sorta di rapporto madre-figlio inaspettato, per una donna che ha rinunciato alla maternità nel dedicarsi anima e corpo alla professione.

Il terzo lato del triangolo è Jack, il marito di Fiona, interpretato da Stanley Tucci – un altro attore che sa infondere ogni personaggio della propria umanità – come un accomplice egalitario che tuttavia ha vissuto la determinazione professionale della moglie come una costante relegazione in secondo piano. La chimica naturale fra Tucci e Thompson ci fa intuire lo strazio del dover ammettere che il loro matrimonio sia arrivato al capolinea, facendoci quasi toccare con mano la distanza fisica ed emotiva che si è a poco a poco insinuata fra due persone che si sono veramente amate, ma che hanno congelato troppo a lungo una parte essenziale della loro vita di coppia.

Quel che colpisce di The Youngsters Act – Il verdetto è soprattutto il suo rappresentare un’alternativa adulta e sofisticata a tanto cinema adolescenziale e chiassoso, scegliendo di raccontare il problema relazionale di una coppia matura, nonché la difficile scelta etica di una giudice abituata a comportarsi con saggezza e rigore poiché comprende a fondo che “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, senza bisogno di trasformarsi in una supereroina e rimanendo invece umana e reale, limiti compresi.

The Youngsters Act – Il verdetto rispetta la complessità morale di certe situazioni non risolvibili con una decisione draconiana, ma che anzi chiamano in gioco la ponderatezza del giudizio salomonico. Il vero dramma risiede infatti nella presa di coscienza di Fiona che non sempre la competenza e le buone intenzioni ci mettono al riparo da errori di valutazione e da complicazioni impreviste.

Emma Thompson conduce in porto la narrazione con la lucidità e intelligenza, l’eleganza e la vulnerabilità che le appartengono come attrice e come donna, lasciando spazio advert una conclusione non pacificata che reca in sé la disturbante ambiguità dello stile drammaturgico di McEwan, e il suo rifiuto delle soluzioni facili o scontate.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here