La ‘miglior’ rock band di Londra, The Warmth Inc., schiera due italiani: “La nostra storia come un movie”

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Un romano a Londra, Marco Simoncelli, insieme a un altro italiano – Maurizio Vitale di Napoli – all’inglese Jon Dodd e al francese Nicholas Rigot formano ‘one of the best band in London’, ‘la miglior band di Londra’, almeno a detta della stazione americana Radio Warfare. LIl gruppo suona rock, si chiama The Warmth Inc. e ha ricevuto una valanga di altri apprezzamenti anche da fonti molto più altisonanti: per Paul Simonon dei Conflict il loro recente disco Asleep within the Ejector Seat è “correct good”, insomma ottimo. Album che è stato presentato dal vivo nel tempio della musica indipendente Tough Commerce (che raccomanda il disco). La Bbc manda in onda alcuni singoli come Get wild. Altri applausi arrivano da Richie Ramone (ha detto che la band ha un suono molto ‘catchy’, ovvero che cattura) oltre che dalla stampa specializzata: da Traditional Rock a Vive Le Rock si moltiplicano le recensioni entusiaste.

In effetti il suono potente e affilato della band è un vero e proprio fuoco che cova sotto le ceneri del punk e del rock’n’roll, che Repubblica aveva già intercettato advert aprile mettendo on-line il singolo Get wild. E ora che si uniscono al coro anche altre importanti voci italiane, è il momento di dare la parola al chitarrista Marco Simoncelli. Che tra le altre cose annuncia: “Get wild e altre canzoni sono state scelte per la colonna sonora di un grande produzione cinematografica internazionale”.

Riavvolgiamo il nastro dall’inizio. Come, quando, perché siete arrivati a Londra?
“Io e il batterista Maurizio Vitale abbiamo fatto percorsi diversi e ci siamo incontrati direttamente in Gran Bretagna, parlando a lungo in inglese, reciprocamente convinti che non avevamo a che fare con un altro italiano. Io ero partito dieci anni fa con la mia precedente band dopo aver suonato in apertura ai concerti di Iggy Pop con The Stooges a Roma e a Milano grazie a Steve Mackay, il sassofonista dell’”iguana del rock” che in precedenza aveva sentito alcuni nostri brani. Un evento che ci ha dato la spinta di tentare la carta di andare all’estero. Dopo aver suonato molto – specialmente all’ex Barfly a Camden – alla effective la vecchia band si è sciolta. Nonostante questo decisi di rimanere a vivere a Londra, formando un gruppo dopo l’altro. Finché conosco Maurizio e cominciamo a fare piccoli reside e a mettere il punto il nostro rock nelle cantine. Proprio in una di queste sale prova, advert Haggerston, un giorno di non molti anni fa arriva Jon che si presenta come fotografo e chiede di poter fare qualche scatto. Ci lascia il biglietto da visita, così ci incontriamo per avere le foto. Solo dopo una lunga chiacchierata scopro che è anche un cantante: visti i gusti e le affinità elettive gli propongo subito di provare con noi. Jon si porta dietro Nicholas (anche lui viveva già a Londra) e nel 2019 nascono The Warmth Inc. Subito dopo abbiamo registrato il nostro primo mini-album”.

Una storia vera, ma che sembra un movie. Sta realizzando quello che sta accadendo, con il gotha del rock che in sostanza indica il vostro gruppo come ‘the following large factor’, il prossimo grande colpo nel panorama musicale?
“No. So che abbiamo sempre avuto un grande amore per la musica e che abbiamo fatto molti sacrifici. Abbiamo passato giornate, settimane, mesi nelle sale show per trovare il nostro suono. Anche Lou Reed diceva che ripetere all’infinito porta verso la perfezione. Non abbiamo fatto altre che lavorare sulla musica, curare la scrittura, gli arrangiamenti, fino a studiare le efficiency che volevamo fare dal vivo. E non vedo l’ora di suonare nei grandi pageant e di iniziare un tour: spero proprio che un giorno potrà accadere”.

Oltre che in futuro, questo sembra già stia accadendo nel presente… Alla presentazione dell’album da Tough Commerce, avete avuto Terry Edwards – sassofonista con PJ Harvey e Nick Cave – come particular visitor in concerto. E in realtà a un grande pageant vi hanno già invitato…
“In effetti a dicembre suoneremo ancora a Londra, a maggio siamo in scaletta a Name of the Wild, un pageant che si tiene nel Midlands”.

Cosa pensa della band romana che in pochi anni ha conquistato il pubblico internazionale, i Maneskin…
“Penso che ognuno possa fare il proprio percorso. Non ci interessa il confronto, pensiamo a noi e alla nostra musica”.

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