Pugno di sabbia è il titolo del nuovo singolo dei Subsonica che uscirà il 20 ottobre in radio e su tutte le piattaforme digitali. Il brano anticipa l’ultimo album in studio della band torinese, che arriverà nel 2024.
Il singolo
Un riff di chitarra distorta, su un clap di Roland 808: (la drum machine più utilizzata dal mondo entice e hip hop) chiarisce già da subito, con accostamento apparentemente impossibile, che i confini sono fatti per essere demoliti. Cosa che i Subsonica amano fare dal 1996.
Pugno di sabbia si propone proprio di confondere le idee, tra pulsazione black, distorsioni rock, rullate di batteria e urla al microfono. Tra melodia italiana e suggestioni meticce targate UK, in crescendo costante fino alla superb.
La band presenterà reside il nuovo lavoro con due speciali eventi dedicati ai fan a Milano mercoledì 18 ottobre e a Torino venerdì 20 ottobre.
Intrappolati
“Un pugno di sabbia – spiegano Samuel, Max Casacci, Boosta, Ninja, Vicio – è quello che simbolicamente ci resta in mano quando, ancorati a un passato che non passa, cerchiamo di combatterne ombre e fantasmi senza mai cambiare percezione e prospettive. Rimanendo intrappolati”.
Italiani stranieri in Italia
“Nella canzone – racconta la band – si fa anche riferimento al milione di ragazzi nati e cresciuti nel nostro Paese da genitori stranieri, cosiddetti di seconda generazione, che non hanno diritto di cittadinanza in Italia e di conseguenza in Europa. Giovani senza legami con i Paesi d’origine familiare, che si sentono pienamente italiani per lingua, cultura e appartenenza, ma contemporaneamente non riconosciuti, rifiutati”.
Mancanza di nuova cittadinanza
“Nell’Italia del 2023 – aggiungono – mentre si discute ancora di razza e razzismo, le basi del nostro sistema sociale rischiano di implodere per mancanza di nuova cittadinanza. Allo stesso tempo sono in costante aumento i giovani italiani che, non trovando spazio in un Paese anagraficamente vecchio e culturalmente zavorrato, dove l’attenzione pare rivolgersi esclusivamente a simbologie, tradizionalismi e identitarismi del passato, scelgono altri luoghi e altri stimoli per coltivare il proprio futuro”.