Loki 2, l’universo Marvel è appeso alle corna del dio dell’inganno

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L’universo Marvel è appeso alla corna ricurve del dio dell’inganno. La seconda stagione di Loki si materializza su Disney+ in un momento che dire critico è un eufemismo, visto il calo drastico di interesse delle legioni cresciute con la saga supereroica che quasi da sola ha sostenuto gli incassi mondiale in sala nell’ultimo decennio, fino diciamo a Barbenheimer. E se la prima serie brillava per la presenza di Tom Hiddleston, uno degli attori che ha attraversato l’epopea degli Avengers fin quasi dall’inizio, con il suo cattivo amatissimo che qui fa coppia con l’agente Mobius di Owen Wilson e con la variante Sylvie, il suo alter ego, una storia d’amore struggente e narcisistica, essendo due varianti della stessa persona.

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Abbiamo intervistato through zoom il produttore della serie (in sei episodi), Kevin Wright: “È vero che Tom Hiddleston oggi è al centro dell’universo Marvel, se metti insieme le sue apparizioni degli ultimi dieci anni della saga saranno più o meno un’ora e mezza. Sono sempre piccoli interventi amplificati dal carisma di Tom, capace di farsi amare dal pubblico malgrado il suo personaggio malvagio. E nella serie il personaggio è stato spogliato, affiancato da un altro che, come Mobius, non lo giudica e lo accetta per ciò che è. Per la prima volta Loki viene accettato. E questa accettazione è la chiave della sua trasformazione, è stato emozionante vederlo intraprendere questo viaggio verso l’eroismo. In più la divisione manichea tra buoni e cattivi diventa noiosa, è più interessante vederlo muoversi nelle zone di grigio. Loki è capace di essere un eroe e il mondo riesce a vederlo in questo? Che aspetto ha la sua versione migliore? Il suo lato malvagio resta appena sotto la superficie, ed è qualcosa con cui volevamo giocare”.

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Alla serie, nel gran finale, toccava anche il compito di partorire nientemeno che il cattivo globale di tutta la nuova fase: colui che rimane, Kang il Conquistatore, ruolo per cui è stato ingaggiato uno degli attori più interessanti, Jonathan Majors. Cosa poteva andare male? Quasi tutto. Majors è sotto accusa per molestie. Il produttore Kevin Wright interrogato se la situazione giudiziaria li ha costretti a cambiare o girare riprese aggiuntive ha detto: “Non è cambiato nulla. Avevamo girato, ovviamente, tutta la nostra stagione. Siamo entrati nella fase di post-produzione e la storia che appare sullo schermo sono le sceneggiature che volevamo realizzare, siamo orgogliosi della storia e delle efficiency degli attori. Questo è forse il primo progetto della Marvel che non ha avuto bisogno di riprese aggiuntive”.

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Il franchising ha iniziato a perdere colpi: non sono andati benissimo Physician Unusual nel multiverso della follia, meno che mai Ant-Man and the Wasp: Quantumania in cui c’period Kang. Sul fronte televisivo la mazzata è stata la Secret invasion, direttamente collegata al futuro da grande schermo.

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Kevin Wright: “Mentre costruivano il nostro present, ci siamo resi conto delle implicazioni della costruzione del mondo che stiamo facendo ovviamente con il multiverso e la timeline. Loki è un personaggio storico molto amato ed è un grande amministratore di quelle storie. Per noi si trattava davvero di gettare le basi, finire quella storia che avevamo iniziato nella prima stagione e piantare i semi per storie future più grandi da raccontare in questo mondo e con questo personaggio”.
Ma il problema della timeline del multiverso è che si è trasformato in un labirinto incomprensibile per i neofiti, molto difficile per i seguaci, addirittura prima di vedere la seconda stagione è necessario rivedersi la prima. È vero che circolano molti video di spiegazione sui social – dedicati molto a quei boomer cresciuti con i fumetti che nell’period del multitasking rischiano di non stare al passo – ma una serie è anche un momento per rilassarsi.

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All’inizio della seconda stagione scopriamo che Loki evaluate e scompare viaggiando nelle sequenza temporali. “È orribile a vedersi”, scherza l’agente Mobius di Wilson. “Sembra che tu stia nascendo, o morendo, o entrambe le cose allo stesso tempo”. Ci sono cicli temporali, sconcertanti catene di causalità e la creazione di quella che sarà una trama lunga una serie sulla stabilizzazione di un “telaio temporale” – la cui spiegazione è così contorta. Rispetto alle semplici emozioni della prima stagione, è tutto un po’ troppo complicato: una scelta di direzione deludente, seppure prevedibile.
E poi c’è la grave colpa di avere, per il momento, abbandonato la tenerissima storia d’amore tra Loki e Sylvie: okay c’period perfino chi aveva parlato di incesto, ma funzionava alla grande. Resta ovviamente il carisma di entrambi, Hiddleston e Sophia Di Martino.

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Il secondo episodio sembra un thriller sui viaggi nel tempo, con Loki e Mobius coinvolti in missioni specifiche del periodo. C’è un episodio di spionaggio retrò nella Londra degli anni ’70, i nostri eroi, un inseguimento inseguimento nella Chicago del XIX secolo e un tentativo di rintracciare Sylvie in un McDonald’s degli anni ’80. Il design è spettacolare specie l’edificio TVA gloriosamente stilizzato in cui ogni monitor di laptop sembra l’avo di un forno a microonde, e c’è l’attore Oscar Ke Huy Quan di All the pieces In every single place All at As soon as, in versione aggiustatutto che ha una faccia meravigliosamente classic.
Da quando è iniziata la prima stagione di Loki, ci sono stati Physician Unusual nel Multiverso della follia e Ant-Man and the Wasp: Quantumania. Oggi ci sono molte regole su come funziona il multiverso e anche su come funziona il tempo nell’Universo Marvel. Abbiamo chiesto al produttore se non temono di avere così tante versioni che possano entrare in contraddizione le une con le altre?
“Credo di poter parlare solo per Loki, e penso che siamo stati incredibilmente coerenti con le nostre regole e con Loki. Ogni volta che si viaggia nel tempo o nel multiverso, c’è sempre un po’ da grattarsi la testa, perché si gioca con concetti che non esistono nel mondo reale. Ma per noi è sempre stato importante che un personaggio riuscisse a spiegarlo chiaramente in poche righe, accompagnandolo da una immagine, come facciamo con l’animata Miss Minutes: rendendo la cosa digeribile e divertente e consentendoci di raccontare i nostri personaggi. In generale, ma non credo che ci riguardi, le difficoltà per multiversi o viaggi temporali sorgono quando i creatori sono più entusiasti delle regole che delle storie dei personaggi che raccontano. Facendo Loki abbiamo scoperto che più si scrive o più si cerca di spiegarlo, più si crea confusione. Noi cerchiamo di essere brevi e chiari”.

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