Neill Blomkamp e il fenomeno ‘Gran Turismo’: “Porto gli spettatori sulla pista da corsa”

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Gran Turismo- La storia di un sogno impossibile di Neill Blomkamp è l’ultimo esempio della tendenza che porta al cinema marchi famosi, videogiochi e giocattoli, da Tremendous Mario Bros a Barbie. In questo caso si tratta di una serie di simulatori di corse di Ps. a cui s’intreccia la vera storia di Jann Mardenborough, giovane e talentuoso giocatore che dalla consolle della sua cameretta arriva su alcuni dei tracciati più celebri del globo, diventando un pilota professionista per Nissan. Il sudafricano Blomkamp, che co-firma anche la sceneggiatura, porta alla storia elementi tipici del suo cinema – District 9, Elysium e Humandroid, dal rapporto tra uomo e macchina, all’approccio realistico, a tratti finto-documentaristico, di District 9. Dopo aver superato i cento milioni di incassi il movie, con Orlando Bloom e David Harbour a coadiuvare il giovane Archie Madekwe, esce il 20 settembre. “Mi hanno attratto varie cose – racconta Blomkamp nell’intervista by way of zoom – la biografia di una storia interessante e reale, l’thought di un movie di videogiochi con un approccio insolito, il tono del movie, che mi ricordava i drammi sportivi della vecchia scuola che ti fanno sentire ispirato quando esci dal cinema. Non avrei mai immaginato di dirigere una storia del genere”.

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Quanto period importante essere fedele alla storia vera?

“Il pubblico non crederà a quanto il movie sia davvero vicino alla vita di Jann. C’è qualcosa di inventato nella prima parte del movie, ma marginale. Abbiamo fatto del nostro meglio per essere fedeli a quel che ha vissuto. Alcune cose sono enfatizzate o girate in un modo cinematografico, ma sono tutte accadute per davvero. Quindi direi che è un movie preciso”.

A quali movie sulle corse d’auto si è ispirato?

“Ho pensato a Karate Child, Rocky, Giorni di Tuono, Colpo vincente. Drammi sportivi che avevano una certa positività hollywoodiana della vecchia scuola: Karate Child l’ho visto da ragazzino in una sala di Johannesburg e tutta l’ispirazione che mi aveva dato all’uscita dalla sala. Conoscevo Rush, Ford vs. Ferrari. Ma sono movie diversi dal mio. L’unico che ho effettivamente rivisto e che mi ha ispirato è stato Le Mans di Steve McQueen”.

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È un movie videogioco, ma lei non ha rinunciato al suo stile.

“Quando dirigi non puoi rinunciare a quel che sei. Mi volevo concentrare sulla storia vera, ma anche sperimentare cose nuove. La fotografia con i droni è diversa da quel che ho fatto prima, ho usato nuovi formati. E poi, amo le auto ma non avevo mai visto filmati delle gare, c’è stato un processo di apprendimento, come pure gestire una produzione di questa scala”.

C’è una grande fluidità nella connessione tra auto e pilota.

“Period un elemento centrale. L’obiettivo principale mettere lo spettatore nello stesso posto del pilota, fargli vivere l’esperienza. Abbiamo lavorato con le riprese, il posizionamento della fotocamera in modo da trasmettere il più possibile quella sensazione esperienziale. L’altro elemento period il sound design, l’thought period questa sorta di miscuglio tra posizionamento della telecamera e sound design e montaggio, perché anche il movie è montato in modo molto preciso. Il pubblico deve sentirsi sulla pista da corsa”.

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I suoi movie affrontano il rapporto uomo-macchina. Cosa pensa della grande paura di Hollywood della intelligenza artificiale, con sciopero connesso?

“Capisco la paura dei sindacati e simpatizzo con loro. Ma penso anche che sia qualcosa di inevitabile. La maggior parte delle industrie del mondo saranno cambiate radicalmente dall’intelligenza artificiale. Ma la cosa andrà oltre, non riguarderà solo il lavoro ma cambierà davvero la percezione di ciò che è il tuo valore. Come essere umano, penso davvero che potremmo andare in una direzione in cui l’umanità perda, che un senso di depressione globale possa entrare nella nostra cultura: perché abbiamo perso il nostro posto e siamo stati sostituiti da qualcosa che è migliore di noi e che fa molte cose che prima eravamo in grado di fare. Quindi non credo che sarà un bene per l’umanità, quello a cui stiamo andando incontro”.

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