Sergio Castellitto, 70 anni e il regalo speciale del figlio Pietro

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“Non dover dimostrare più nulla a nessuno è bellissimo. È veramente bellissimo”. Quello che Sergio Castellitto disse per i suoi 65 anni, sicuramente sarà ancora più vero ora che di anni ne fa 70. 

Attore e regista tra i più popolari e amati della sua generazione, Castellitto in oltre 40 anni di carriera ha saputo calarsi in panni diversissimi, assumendo fogge, tic e persino una fisionomia lontanissima dalla propria.

Un percorso artistico, il suo, che lo ha portato advert essere uno dei pochi attori italiani apprezzati e richiesti anche all’estero facendolo lavorare con molti importanti registi. E i risultati parlano da soli: 65 movie per il cinema, 33 fra movie e serie per la television, sette movie come regista tratti da libri scritti dalla moglie Margaret Mazzantini.

“Ho cominciato a recitare per farmi notare, per colmare una sorta di disagio esistenziale. Poi non sono più riuscito a smettere”.

I primi 70 anni

Classe ’53, romano di famiglia molisana, nato il 18 agosto sotto il segno del Leone, mascella quadrata, profilo imponente, capelli scuri (ora argentati), sorriso e gentilezza sempre sottobraccio, voce vellutata (è stato doppiatore per Persepolis), Sergio Castellitto abbraccia la passione per il teatro da subito, iscrivendosi all’Accademia Silvio D’Amico, ma il carattere ribelle e la passione per la scena lo portano piuttosto nei circoli dell’arte povera e nei teatrini off.

Bif&st, standing ovation per il movie di Castellitto al Petruzzelli: “Una pellicola senza tempo”

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Atletico, posato, istrionico, riflessivo, camaleontico, coerente sono tutti aggettivi che gli si addicono a conferma di un percorso professionale in cui non si è mai accontentato del semplice successo per sorprendere ogni volta un pubblico più vasto.

I suoi primi 70 anni sono stati marcati da un’adolescenza brillante da autodidatta, una carriera cominciata da figurante nel 1981 con due movie di segno molto diverso (Tre Fratelli di Francesco Rosi e Carcerato di Alfonso Brescia) proprio mentre otteneva i primi successi a teatro con maestri come Aldo Trionfo ed Enzo Muzii.

Sergio Castellitto è Boccaccio nel movie di Pupi Avati su ‘Dante’

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La musa

Sposa Margaret Mazzantini nel 1987 dopo aver diviso con lei il palcoscenico in Le tre sorelle di Checov. Avranno quattro figli e lei sarà la musa che conduce per mano il marito dietro la macchina da presa fin dal debutto con Libero Burro (1989) in cui Margaret firma la sceneggiatura insieme a Sergio. A quella knowledge però Castellitto è già un volto noto del cinema italiano e della television.

“Io guardo Margaret esattamente come la prima volta”.

In television e al cinema

Come attore si è imposto fin da Sembra morto ma è solo svenuto di Felice Farina (1986), La famiglia di Ettore Scola (1987) e Tre colonne in cronaca di Carlo Vanzina (1990) con cui vince il suo primo David. Il secondo arriverà con il suo Non ti muovere (2004), tratto dal romanzo di Margaret.

‘Il talento del calabrone’, il thriller con Foglietta e Castellitto

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Virtuosistico trasformismo

Come volto televisivo raggiunge il successo nel 1990, con la prima serie di Un cane sciolto di Giorgio Capitani. Nei suoi ruoli in television, si è abbandonato spesso al più virtuosistico trasformismo: dall’affilato profilo di Fausto Coppi al saio di Padre Pio, dal volto tormentato di “Drake” Ferrari alla tonaca di Don Milani, dalla seriosità compunta di Aldo Moro all’uniforme del generale Dalla Chiesa.

“Rimpiango i Moro, i Berlinguer e anche se mi lapideranno, pure i Craxi. Erano persone che offrivano soluzioni e proponevano orizzonti e non gossip”.

Cento titoli 

Tra grande e piccolo schermo iscrive oggi il suo nome in un centinaio di titoli, con grandi soddisfazioni anche lontano dall’Italia, dall’incursione americana de Le cronache di Narnia (2008) in cui vestiva i panni regali di Miraz, alle ripetute presenze nel cinema francese d’autore. Qui a scoprirlo è Luc Besson con Le grand bleu (1988), ma è Jacques Rivette a valorizzarlo fin da Chi lo sa? (2001) e poi Questione di punti di vista otto anni più tardi.

‘Il tuttofare’, Castellitto sulle orme di Sordi. La clip in anteprima

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I grandi registi italiani

Tra i grandi registi italiani che hanno trovato in lui un interprete ideale vanno ricordati Marco Ferreri (La carne), Giuseppe Tornatore (L’uomo delle stelle), Ettore Scola (Concorrenza sleale), Gianni Amelio (La stella che non c’è).

Le commedie

Ma la sua versatilità si dimostra anche sul versante più leggero sui set di Carlo Verdone, Gabriele Muccino, Mario Monicelli, Giovanni Veronesi, Paolo Virzì con cui ottiene un grande successo personale in Caterina va in città (2003).

“Ho fatto l’attore per tutta la vita e ho capito tardi che recitare period soltanto un modo di sfuggire a quella condanna. Per non essere la caricatura di me stesso ho dovuto indossare le caricature degli altri”.

Archibugi e Bellocchio

Ci sono però due cineasti che hanno segnato la carriera di Sergio Castellitto: dapprima Francesca Archibugi che ne ha fatto il tormentato protagonista de Il grande cocomero (1993) per poi ritrovarlo in Con gli occhi chiusi; in seguito Marco Bellocchio che ne ha fatto una sorta di suo alter ego in L’ora di religione (2002) e nel successivo Il regista di matrimoni (2006). Occasioni nelle quali l’attore ha mostrato il suo lato più doloroso e intenso.

Castellitto psicoterapeuta di “In remedy”

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“Una chic efficiency”

Ma è forse nel meno considerato Il tuttofare (2018) di Valerio Attanasio che ha potuto gestire un talento capace di cambiare da una scena all’altra, colorando di suo l’avvocato traffichino e spregevole Toni Bellastella definito da Francesco Alò “un mostro dall’irresistibile carisma grazie alla chic efficiency del suo interprete”.

Palermo: Sergio Castellitto: “Chinnici, eroe solitario”

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I romanzi di Margaret Mazzantini

La stessa, inesauribile energia si ritrova nel Castellitto regista che, sempre con Margaret accanto (molte volte ispirandosi ai romanzi della stessa Mazzantini), ha firmato a oggi sette movie tra cui – oltre a Non ti muovere – è bello ricordare almeno Nessuno si salva da solo, Fortunata (premiato a Cannes) e nel 2021 Il materiale emotivo.

Sergio Castellitto al Napoli Movie Competition: “Io e Margaret? Siamo degli outsider di successo”

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Eduardo De Filippo, la trilogia

Sergio Castellitto è anche uno dei rari attori italiani (insieme a Toni Servillo) che hanno osato misurarsi con Eduardo De Filippo nella bella trilogia napoletana ripresa da Edoardo De Angelis e con cui ha raccolto molti consensi in television, al pari della versione italiana della serie In remedy, tratta da un format israeliano.

‘Natale in casa Cupiello’, Castellitto: “Per me Eduardo period una rockstar”

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Di recente lo abbiamo applaudito nei panni di Gabriele D’Annunzio in Il cattivo poeta, ma soprattutto in quelli di Giovanni Boccaccio, nel convincente Dante di Pupi Avati. A casa gli fanno compagnia i molti premi vinti: tra cui due David di Donatello (come miglior attore per Tre colonne in cronaca del 1990 e Non ti muovere del 2004), il Pardo d’onore di Locarno nel 2013 e l’ordine al merito della presidenza della Repubblica nel 2022. Ma il regalo più bello, gli arriva dal figlio Pietro, promettente regista che accompagnerà a Venezia come interprete di Enea.

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