Mentre il tavolo dei giurati dispensa battute, parecchie gioie e pochi dolori (almeno nel racconto creato dal montaggio), da X Issue 2024 emerge un pensiero che negli anni delle battaglie navali tra giudici period stato un po’ oscurato.
Questo expertise, tra luci sparate e pubblico rumoroso (e numeroso), è uno spaccato sociale più vero di tante inchieste. Dietro a queste aspiranti star ci sono storie, fragilità, paure e disperazioni varie che raccontano davvero la vita al tempo della gioventù nell’anno 2024.
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Non che sia così tanto diverso rispetto al passato: ma ogni anno che passa sembra che il sogno dei concorrenti somigli più a una seduta liberatoria che non a una ambizione assoluta. Che c’è, esiste, ma accompagnata da sfumature che ogni volta aumentano di quantity.
Finora non abbiamo visto, come accaduto in passato, uomini e donne più che adulti tentare un salto senza rete come fosse un bicchiere di whisky da scolare alla faccia dell’esistenza. O disadattati sociali fuori registro rispetto al mondo. Abbiamo ascoltato storie, buffe, tristi o anche piene di presunzione (e la concorrente più piena di sé ha passato comunque più tempo a piangere che a cantare), ma comunque legate tra loro dal filo della contemporaneità: non quella musicale, perché sarebbe impossibile, ma quella dell’inquietudine.
Il sottofondo è ovviamente quello dei giudici. Quando Jake La Furia urla “fanculo alle scelte” scopre le carte su un tavolo in cui l’unica certezza è la non ipocrisia.
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Paola Iezzi si difende benissimo in un consesso un po’ testosteronico: disserta sugli Abba e parla anche svedese, così, con nonchalance, e zittisce tutti. E mentre un sottile erotismo serpeggia tra i giurati, l’ironia e la misura dei giudizi stemperano le possibili asprezze. Almeno fino alla gara.