Un’antica casa di moda, che produce preziosissimo pizzo da tre generazioni, e un potente gruppo internazionale del lusso che è pronto a tutto pur di acquisirla: nel mezzo stilisti, supervisor, creativi che appartengono a due famiglie pericolosamente intrecciate. È arrivata La maison, l’intrigante serie television su Apple television+ (dal 20 settembre i primi due episodi seguiti da un episodio settimanale, fino al 15 novembre) che sembra un Succession nel mondo della moda. Se la serie di Jesse Armstrong period ambientata nell’industria dei media, il suo corrispettivo nel mondo della high fashion è una full immersion, tutta francese, nello stesso tipo di battaglie.
Per attivare l’iscrizione alla e-newsletter The dreamers, dedicata al cinema e alle serie television, clicca qui
“Sebbene lo sfondo sia il mondo della moda, la nostra storia è fondamentalmente sui conflitti familiari, potere, tradimento e umiliazione – conferma Lambert Wilson da Parigi – Le grandi saghe nella storia della television, penso a Dynasty o Dallas, hanno affascinato spettatori ovunque. Potevano raccontare la produzione del petrolio o Beverly hills, ma il cuore erano le dinamiche fra fratelli e sorelle, padri e figli, mariti e mogli. È la storia del mondo e il cuore della nostra serie”. Lambert Wilson interpreta lo stilista Vincent Ledu, da anni sulla breccia con le sue collezioni che hanno traghettato l’azienda di famiglia verso il successo, quando un video imbarazzante diventa virale lasciando la leggendaria casa di alta moda della sua famiglia appesa a un filo, Vincent è costretto a un passo indietro per il bene dell’azienda.
“Il mio personaggio l’ho creato pensando a persone various – ci ha spiegato Wilson, che conosce bene il mondo della moda sia per il suo ruolo di attore che regista teatrale – Dal momento che dovevo ritrarre un uomo aristocratico come prima cosa ho pensato a Hubert de Givenchy, soprattutto per quello che riguardava il background sociale, mentre per lo stile del design mi sono rifatto a stilisti degli anni Novanta come Gianfranco Ferrè. Per il carattere poi l’ho immaginato come una versione più comfortable di Karl Lagerfeld ovviamente più francese, più spinoso e poi ho dato sfogo alla mia immaginazione”.
Spalla di Vincent Ledu, sua antica musa e attuale forza organizzatrice della maison è Perle Foster che non è mai uscita dalla sua ombra, la interpreta l’attrice ed ex modella Amira Casar. “Pearl è stata scoperta da Vincent in un nightclub quando period molto giovane, c’è qualcosa di fuori contesto in lei, sente il peso di non venire dallo stesso ambiente altolocato. Mi interessava raccontare come si è trasformata in una parigina d’hoc sotto l’azione del pigmalione che è stato Vincent Ledu per lei. Parla un ottimo francese, anche se con un vago accento londinese, perché ha saputo adattarsi per essere considerata la musa perfetta. Qualcuno potrebbe pensare a Kate Moss, ma io non ho pensato a nessuno in particolare, l’ho immaginata come una ragazza londinese a Parigi”.
A complicare il rapporto tra lei e il suo pigmalione, c’è il fatto che Perle abbia una relazione, più o meno segreta, con il fratello minore di Vincent, Victor Ledu (Pierre Deladonchamps) che nonostante detenga ancora un terzo delle azioni della casa paterna ha sposato la figlia di Diane Rovel (Carole Bouquet), spietata amministratrice delegata del potente gruppo di lusso rivale Rovel. Victor non solo ormai fa parte di quest’altra famiglia, ma vorrebbe diventarne lui stesso il capo se solo la suocera si decidesse a farsi da parte. “Perle non ha intenzione di replicare i giochi di potere di cui è stata vittima. Anche se sono migliori amici Vincent può decidere di licenziarla da un giorno all’altro –spiega Amira Casar – Quando Vincent deve farsi da parte è lei a prendere il potere per salvare la maison. Determine di allearsi con una nuova generazione di stilisti e lo fa in maniera più corretta del suo predecessore: ascolta e dà consigli e non è interessata a esercitare il potere dall’alto della piramide, sicuramente ha più empatia nei confronti degli altri rispetto al suo capo”.
Fa parte di questa nuova generazione Paloma Castel, giovane e visionaria stilista che ha fatto della battaglia per una moda sostenibile il suo marchio. Paloma non solo vuole cambiare il mondo della high fashion, ma vuole trovare il modo di recuperare le sue origini. Suo padre, Gino Castel, è stato il braccio destro e l’amante di Vincent per quindi anni, finché ha conosciuto la madre di Paloma. Il tradimento del socio e innamorato (morto quando Paloma aveva solo due anni) ha fatto sì che Gino venisse cancellato dalla storia della maison. “È una famiglia affascinante: hanno molti soldi, molti segreti e fondamentalmente sono dei codardi – spiega Zita Hanrot che per interpretarla si è rifatta a due modelli: Alexander McQueen, “pieno di vita nonostante il suo lato darkish” e Olivier Rousteing “primo stilista francese nero a capo di una grande maison” – Paloma appartiene a un altro mondo, a un’altra generazione, vuole diventare una star della moda ma allo stesso tempo non vuole vendersi, non vuole venire a patti con i suoi ideali. Il rapporto coi social media è significativo: vuole essere presente ma in modo discreto, li utilizza per mandare i suoi messaggi. È ossessionata dal tema del riciclo, per lei l’unico modo per arginare l’inquinamento dell’industria della moda. È una ragazza del suo tempo che si interroga sulle questioni su cui si interrogano tutti quelli della sua generazione. Ha avuto una vita difficile da bambina, ma oggi è un’adulta che ha scelto la vita rispetto alla morte. Ha un grande desiderio di far parte di qualcosa, quindi quando le propongono di essere la direttrice artistica della maison non è solo attratta dall’opportunità professionale ma proprio dal fatto di entrare in questa famiglia che lei ha sempre osservato da fuori. Il suo rapporto nei confronti della famiglia Ledu è di amore e odio, sarà una difficile esperienza di sopravvivenza la sua”.
A completare il complicato albero genealogico c’è la sorella di Vincent e Victor, Marie (Anne Consigny), che si occupa di arte contemporanea, detiene il suo pacchetto di azioni ma non ha ruoli operativi nell’azienda e suo figlio, Robinson, che sognava di fare lo stilista ma lo zio lo ha relegato al ruolo di addetto alle pubbliche relazioni. “La famiglia Ledu è una famiglia disfunzionale, il mio personaggio è sicuramente quello trattato peggio – cube Antoine Reinartz che per interpretarlo si è ispirato a Paco Raban e Julien Dossena, “stilisti molto low profile, grandi creatori ma che nella vita reale vedi sempre in denims e maglietta” – Tutto è iniziato con il nonno che aveva una piccola azienda, diventata poi un marchio del lusso. Io sono quello che molti considererebbero un “nepo child”, che con grande difficoltà sta cercando di far emergere la sua personalità a causa della figura ingombrante di suo zio e perché non sente il permesso di poter fallire. Per Robinson si tratta di una scelta difficile: deve rompere coi suoi familiari per affermarsi come persona? Ma i Ledu sono la sua eredità nel bene e nel male e questo lo tormenta”.
Amira Casar, che da ragazza è stata modella per “Comme des Garçons e Valentino e stilisti di avanguardia come Romeo Gigli e John Galliano”, cube: “c’è qualcosa della tragedia greca, di quello che raccontavano Sofocle e Eschilo, nella nostra storia l’assenza della madre, il figlio che uccide la madre accidentalmente, la necessità di preservare il potere nella famiglia ma allo stesso tempo la battaglia per essere se stessi. Praticamente tutti i personaggi sono persone tristi che soffrono che si ritrovano in dinamiche sbagliate per loro o con persone sbagliate. Molti di noi vengono dal teatro, per cui è stato facile per noi fare riferimento a questi archetipi familiari ed è molto bello poterli portare anche sullo schermo in tutti i loro lati oscuri e complessi. Lo sport preferito della famiglia Ledu è l’umiliazione e Pear lo cube: il mio gioco è quello dell’adattamento”.
