‘La legge di Lidia Poët’, la serie italiana più vista di Netflix torna a ottobre

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Dopo aver sfidato la società bigotta piemontese di effective Ottocento, imponendosi come la prima avvocatessa della storia, salvo poi essere radiata dall’ordine proprio in quanto donna, Lidia Poët è pronta per una nuova battaglia: chiederà di essere iscritta alle liste elettorali in un’Italia che dovrà aspettare ancora due guerre mondiali prima di vedere alle donne riconosciuto il diritto al voto. È questa la nuova sfida della seconda stagione di La legge di Lidia Poët, la serie italiana più vista di Netflix nel 2023 con 85 milioni di ore.


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“Con La legge di Lidia Poët abbiamo voluto portare una storia profondamente italiana e darle una dimensione internazionale” ha detto qualche settimana fa a Venezia il regista della serie Matteo Rovere “Il fatto che questa serie abbia conquistato milioni di spettatori su Netflix dimostra che il nostro patrimonio culturale può avere un grande impatto globalmente. È una conferma del potenziale delle produzioni italiane. Noi abbiamo una debolezza linguistica, nel mondo non sono più di 70 milioni le persone che comprendono l’italiano a fronte di 300 che comprendono il francese, 600 lo spagnolo per non parlare degli anglosassoni però abbiamo altre frecce nel nostro arco compresa una linfa creativa che appartiene a talenti come i macchinisti, gli attrezzisti che ci sono invidiati in tutto il mondo”.

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Dal 30 ottobre quindi la storia con Matilda De Angelis ritorna sulla piattaforma con una nuova sfida. A Lidia non è permesso di fare l’avvocato per una legge scritta dagli uomini. Perciò questa volta punta ancora più in alto, vuole cambiare la legge. Mentre continua a collaborare con il fratello Enrico, affrontando nuovi casi e battendosi per i diritti delle donne, vuole convincerlo a candidarsi in Parlamento per far sì che la sua legge trovi finalmente voce. “Il personaggio parla molto dell’oggi perché la parità di genere se si va vedere sta più sui giornali che nella realtà dei fatti del mondo del lavoro o della famiglia o della scuola, sono ancora orizzonti lontanissimi – ha spiegato ancora Rovere – Ho letto uno studio americano che sostiene che da un punto di vista matematico ci vorranno ancora 136 anni per raggiungere la parità di genere effettiva”.

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La chiave di successo della serie è abbinare al tema dell’empowerment femminile il giallo dei casi che affronta e la chiave sentimentale. Ma in questa seconda stagione Lidia è convinta di aver completamente chiuso con l’amore, tanto più con Jacopo, responsabile di aver venduto la villa di famiglia e in rotta di collisione con tutti i Poët. Ma Jacopo e Lidia sono costretti a rivedersi per condividere, loro malgrado, un’indagine segreta che li riguarda da vicino, riscoprendo la complicità e il divertimento che li lega da sempre. Oltre a Matilda De Angelis e a Eduardo Scarpetta in quello del giornalista Jacopo Barberis, tornano Pier Luigi Pasino (Enrico Poët, fratello di Lidia), Sara Lazzaro e Sinéad Thornhill (rispettivamente Teresa Barberis, moglie di Enrico, e Marianna Poët, la loro figlia) e Dario Aita (Andrea Caracciolo). A loro si unisce, in questa nuova stagione, Gianmarco Saurino, nei panni del procuratore Fourneau.

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Il nuovo Procuratore del Re, Fourneau, è un uomo delle istituzioni che inaspettatamente tratta Lidia come sua pari, spingendola a interrogarsi sul rapporto complesso e contraddittorio che ha con i sentimenti, e sul costo della rinuncia personale che sta sostenendo in nome dei suoi ideali. D’altronde – come spiegava sempre Rovere – “la Torino del 1880 è una polveriera esplosiva di modernità, progresso, violenza, idee, contrasti, si andava perdendo il vitalismo dell’Italia unita ma in quella città, in quegli anni contemporaneamente ci sono Friedrich Nietzsche, Anna Kuliscioff, Cesare Lombroso, c’è il mondo della prostituzione d’alto bordo, ma anche i primi impianti elettrici, i primi collegamenti telefonici. Period un mondo moderno ma pieno di contraddizioni e in quel contesto ha vissuto Lidia Poët che è un personaggio reale che ha fatto tante delle cose che vengono raccontate nella serie, noi poi abbiamo fatto un giallo storico che un po’ are available Aristotele indaga utilizza il personaggio nel suo spirito per fare un racconto di finzione ma coerente”. La serie, una produzione Groenlandia, società del Gruppo Banijay, e creata da Guido Iuculano e Davide Orsini, ha vinto con la prima stagione ai Nastri d’Argento Grandi Serie 2023 del premio Miglior Serie ‘Crime’.

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