Corrado Augias torna con ‘La torre di Babele’: “Nella Nona di Beethoven l’concept più bella dell’Europa”

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Corrado Augias torna su La7 con La Torre di Babele. Citando il titolo dell’altro suo programma, che lo scorso maggio il noto giornalista e conduttore ha concluso su Raitre, lo fa portando idealmente la sua Gioia della musica all’interno del programma che si è sempre occupato di storia, costume e cultura. Per la prima puntata della nuova serie, stasera, lunedì 16 settembre alle 21.15, il conduttore ha deciso di parlare della Nona di Beethoven, una sinfonia legata indissolubilmente all’concept d’Europa, di cui è diventata l’inno. Tra gli ospiti, ne parlerà anche il regista Wim Wenders e a seguire, a chiusura di una serata speciale, verrà mandato in onda il suo movie Il cielo sopra Berlino.

Augias perché proprio la Nona?

“In questa prima puntata facciamo un esperimento doveroso per La7, che ormai è diventata una rete di servizio pubblico, e cioè celebriamo i 200 anni dalla prima esecuzione della Nona di Beethoven. Che non è una sinfonia come tante, ma è un manifesto umano di fratellanza, di luce, di speranza nell’avvenire, oltre a essere una cosa musicalmente molto notevole. Quindi va ricordata non dimenticando che il tema del coro finale nel quarto movimento della Nona è diventato l’inno dell’Europa. Proporre in prima serata questa ricorrenza espone a un certo rischio, ma ormai solo su La7 si può osare”.

Quali saranno gli ospiti?

“Ne parlerò con il maestro Michele Dall’Ongaro, presidente dell’Accademia di Santa Cecilia per quanto riguarda alcuni cenni biografici su Beethoven e su alcune particolarità della composizione. Con il maestro Daniele Gatti, una delle eccellenze di questo Paese, che al pianoforte, da me stimolato, ci illustra, suonandoli, alcuni passaggi della composizione che poi va a interpretare con l’Orchestra. Nell’ultimo movimento interviene il coro e si canta”.

Per parlare di Europa politici non ne ha invitati?

“Politici? Ma come le salta in mente, qui si parla di Europa in un altro senso: quando nel 1972 si decise di fare del tema dell’Inno alla gioia l’inno Europeo, c’period un’altra situazione e si scelse il tema beethoveniano perché nei versetti di Friedrich Schiller che Beethoven ha messo in musica si descrive l’Europa come idealmente dovrebbe essere. Quindi Salvini, Schlein e Meloni non c’entrano nulla”.

Un’concept di Europa che viene da lontano.

“Proprio così”.

Dentro la sua nuova “Torre di Babele” c’è insomma un pezzo di “La gioia della musica”.

“Vero. Proponendo a La7, come ripresa della Torre di Babele, una celebrazione dei 200 anni della Nona, ho cercato di ripetere un modello. E generosamente Andrea Salerno, rischiando certo, ha accettato di farlo. Se andasse bene, o se non andasse male, allora si potrebbe cominciare a pensare a proporre ogni tanto, in questo sciagurato Paese in cui nessuno sa niente di musica, qualche puntata di questo tipo”.

Oggi fare un programma culturale non sembra semplice.

“No, è complicatissimo. Quando Salerno lo scorso anno mi chiese di lasciare la Rai e passsare a La7 gli dissi che lo avrei fatto solo per un programma culturale alto, per quanto è possibile in television, in prima serata. E lui disse: ‘Proviamoci’. Una cosa che neanche Gugliemi avrebbe osato fare. E così abbiamo fatto La Torre di Babele che è andata molto bene come ascolti ma riscuotendo anche apprezzamento e prestigio, tanto che adesso la riproponiamo. Di sicuro abbiamo intercettato una minoranza colta del Paese che numericamente va dai 900 mila spettatori a un milione e 100 mila, evidentemente c’è bisogno che una rete, almeno una volta alla settimana, faccia un programma come questo. Questa la sfida, ora vedremo”.

Ci può anticipare il contenuto delle altre puntate?

“Abbiamo registrato con lo storico Emilio Gentile una puntata su Galeazzo Ciano, trattato politicamente ma soprattutto come una tragedia scespiriana, in cui il suocero fa uccidere il genero, il padre dei suoi nipoti, perché glielo chiedono i tedeschi. Abbiamo poi in cantiere una serata sul libro Bollati-Boringhieri di Luigi Zoja sull’Italia e sugli italiani, un racconto delle nostre traversie nazionali attraverso i secoli, che offrirà un discorso molto interessante. In un’altra puntata affrontiamo il volto di Roma modellato nel contrasto tra Bernini e Borromini. Insomma, tutti temi altissimi che in television non si sentono mai”.

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