In guerra con i russi: alla Mostra il documentario che cerca gli uomini dietro la divisa

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VENEZIA – Si intitola Russians at battle, i russi in guerra, il documentario di Anastasia Trofimova che per sette mesi ha avuto un accesso senza precedenti per seguire un battaglione dell’esercito russo in Ucraina. Senza alcuna autorizzazione o permesso ufficiale, si è guadagnata la fiducia dei fanti e per gran parte del 2023 si è unita al battaglione mentre si faceva strada attraverso l’Ucraina orientale fino alla battaglia di Bakhmut. E racconta storie di uomini comuni alle prese con il tentativo di dare un senso a ciò che stanno facendo al fronte, vivendo in condizioni difficili e rischiando la vita a migliaia di chilometri da amici e familiari.

“Prima di tutto vorrei dire che dall’inizio della guerra febbraio 2022 sono stati distrutti molti ponti tra la Russia e il mondo, creando un’incapacità di vedersi. Per metà della mia vita ho vissuto in Occidente e per metà in Russia e vorrei che questo movie fosse una corda di salvataggio – ha detto la regista russo canadese che ha lavorato come fixer e traduttrice per il New York Instances, Magnum Photographs, il Washington Publish e ha realizzato documentari sul Congo, la Siria, l’Iraq – È una storia che non si è vista, i soldati russi non hanno una voce che si sente in Occidente, questa storia può essere sorprendente e scioccante ma è importante vedere la storia da entrambi i lati e mostrare le storie delle persone e non soltanto dichiarazione politiche. Il mio movie vuole mostrare le persone al di là della nebbia della guerra”.

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(reuters)

La produttrice canadese Cornelia Principe ha raccontato che l’thought iniziale del movie non period partire coi soldati ma raccontare cosa stava succedendo in Russia dopo che period scoppiata la guerra. “Sentivo di proteste ed ero interessata a capire cosa succedeva lì a Mosca perché c’period una cortina di ferro rispetto alle informazioni. Siamo partiti dal punto di vista di chi protestava contro la guerra, siamo andati avanti otto mesi su questa linea finché abbiamo incontrato Ilia che ci ha portato al fronte. Abbiamo capito che period importante mostrare questo al mondo e agli stessi russi”. Mentre Sally Blake, altra produttrice aggiunge: “Nessuno avrebbe avuto il permesso di filmare i soldati come l’ha avuto Anastasia, i soldati vogliono parlare e volevano che lei facesse questo movie perché quello che si vede in television è solo un punto di vista sulla guerra e non si vede cosa vivono i soldati al fronte”.

La regista è consapevole che il suo movie è problematico. “La mia speranza è che le loro storie contribuiscano a una comprensione più profonda di questa guerra insensata e traumatica – scrive nelle word di regia – Anche se abbiamo realizzato un movie contro la guerra, capisco che, nell’attuale contesto geopolitico, il nostro movie potrebbe essere soggetto advert attacchi che vanno oltre la sua portata. Capisco ed empatizzo anche con il dolore e la rabbia che l’argomento può provocare in coloro che hanno sofferto di questo conflitto. Ma spero sinceramente che vederci possa essere il primo passo per comprendere e trovare un terreno comune perché la guerra perpetua non può essere la risposta”.

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Alla giornalista ucraina che le chiede se sia etico umanizzare soldati alla luce dei crimini di guerra commessi dall’esercito russo Anastasia Trofimova risponde: “C’è una lista di persone che possono essere umanizzate e altre no? Tutti devono essere umanizzati. C’è una grande tragedia per la nostra regione nell’insieme e se non ci vediamo come persone e rimaniamo agli stereotipi di bianco e nero questo farà continuare la guerra. Questa è la strada che hanno preso i politici non credo che sia la strada che dovremmo prendere noi”.

A chi le chiede se pensa di poter tornare a lavorare a Mosca cube: “Non sappiamo come sarà la reazione per essere onesta deo dire che io vorrei poter lavorare in Russia. Ho lavorato anche come traduttrice per organi di stampa e spero che il movie possa aiutare a costruire ponti tra i popoli. Se si ha un’opportunità bisogna coglierla, questa guerra nessuno se la sarebbe aspettata. Non avremmo mai immaginato di vivere qualcosa che avevamo letto sui libri di storia, quando è scoppiata volevo disperatamente parlare con i soldati. non sapevo cosa aspettarmi perché leggevo articoli diversissimi nella mia mente non avevo un ritratto umano di questi ragazzi solo slogan politici. I russi sono eroi che non muoiono, mentre per l’Occidente erano criminali per me lo shock è stato vedere che erano ragazzi comuni con senso dell’umorismo, nessuno di loro voleva essere al fronte”.

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