VENEZIA – Se lo incontri passeggiare la sera per il Lido, maglietta stropicciata e pantaloni da basket, potresti non riconoscere in lui la star del cinema indipendente che Selection indica come uno dei dieci interpreti da tenere d’occhio. Eppure se lo guardi in viso non puoi sbagliare: Caleb Landry Jones è uno dei talenti emergenti degli ultimi anni, in poco tempo ha inanellato una serie di efficiency strepitose.
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Texano, trentacinque anni, premiato nel 2021 a Cannes per la miglior interpretazione maschile per Nitram, applaudito nel movie di Luc Besson Dogman, torna a Venezia (dove aveva sfiorato la Coppa Volpi) con il movie in concorso della regista greca Athina Rachil Tsaggari Harvest. Tratto dal romanzo dello scrittore inglese Jim Crace, fa sprofondare lo spettatore per una settimana nella vita di una piccolissima comunità rurale, un luogo volutamente fuori dal tempo e dallo spazio, che nella realtà corrisponde alla parte orientale della Scozia, un paesino a due giorni di cavallo e a tre di carrozza dalla prima cittadina con un mercato.
Lì molti anni prima Walter Hirsk (Jones) è arrivato insieme al padron Kent che ha ereditato la terra con la sua ormai defunta moglie. Walt è un uomo che ha instaurato con la natura un rapporto simbiotico: morde la corteccia degli alberi, succhia la linfa dai rami, nuota completamente nudo nel lago gelato. È il figlio della balia del padron Kent, con lui è cresciuto come fosse un fratello maggiore, ha imparato a leggere e a contare, in questa comunità ha trovato l’amore ma una puntura d’ape gli ha ucciso la moglie nella stessa primavera in cui padron Kent perdeva la sua.
Ora i tempi sono cambiati. Nel corso di sette giorni lo spettatore assiste alla scomparsa di quel villaggio: un fienile prende fuoco di notte rischiando di distruggere tutto, vengono incolpati dei viandanti messi alla gogna, mentre alla donna dalla pelle scura che period con loro vengono tagliati i capelli con le stesse forbici con cui tosano le capre. I peggiori guai però devono ancora venire: un cartografo è stato incaricato di mappare tutta la tenuta perché un nuovo padrone, un cugino della moglie di padron Kent vero erede, vuole cambiare tutto nella proprietà. Walt si trova schiacciato tra la fedeltà a questa comunità della quale si sente di far parte e quella all’amico di infanzia, annientato dal dolore per la moglie e dall’arroganza del cugino di lei.
“Quando ho letto il romanzo di Crace ho amato il fatto che il protagonista fosse un uomo che non fa nulla, in una comunità così innocente e ingenua che non conosce il senso del potere, della rivincita, una società nascosta, lontana dalla civilizzazione – ha detto la regista (nella sua filmografia i premiati Attenberg e Chevalier) – Creando il movie sono partita da un tableau vivant e come di fronte a una grande tela, grazie alla collaborazione del direttore della fotografia Sean Worth Williams, come testimoni della luce abbiamo girato il movie in pellicola utilizzando le torce la notte, are available un lavoro rinascimentale”.
Un po’ come accaduto nel movie di Maura Delpero Vermiglio, il movie ricostruisce fisicamente un mondo. La regista e la sua troupe hanno vissuto per il tempo delle riprese sul posto, hanno coinvolto allevatori di api e coreografi per immergersi totalmente in questo spazio archetipico.
“Parlando del processo creativo siamo entrati in qualcosa di antico che aveva visto molte vite e molte morti ed period già stato attraversato da tanti sguardi – ha raccontato Caleb Landry Jones – Quando siamo stati lì è stato lo spazio a chiederci di entrare o di andare through. Tutti noi ci siamo immersi nei nostri personaggi e ci siamo ritrovati a imparare cose che mai avremmo immaginato. Abbiamo fatto show di danza con un coreografo che ha elaborato questi balli e queste piroette per noi, ci toccavamo, ci scambiavamo di posto, abbiamo imparato a essere liberi. Io non mi sento molto libero da questo punto di vista, mi sono emozionato profondamente anche prima del dovuto. È stata una sfida incredibile dimostrare chi sono i personaggi attraverso i movimenti”.
“Caleb è venuto un po’ di tempo prima delle riprese sul posto, è andato sul luogo del villaggio che period a forty five minuti di cammino – ha raccontato la regista con Jones che l’ha corretta ridendo ‘per me period un’ora e 45 minuti’ – Ognuno è entrato nel suo cottage e ha cominciato a interagire con lo spazio, a sporcarsi le mani, advert avere a che fare con la natura. Questo period il senso di questo movie. L’ho immaginato come un dagherrotipo, o il suo equivalente moderno, una polaroid esposta lentamente al crepuscolo”.