Asia Argento: “Che bella la Mostra da sobria. Il ricordo? Io e Guadagnino che parlavamo di mia sorella che non c’è più”

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Venezia – L’incontro con Asia Argento nello spazio delle Giornate degli autori, t-shirt nera, occhiali da sole. Nel movie, in concorso, Selon Pleasure di Camille Lugan, interpreta la “madre” di una banda di giovanissimi spacciatori e la sua strada si intreccia con quella della protagonista, una giovane orfana che vive in una città della Normandia, cresciuta nella chiesa locale. L’incontro con un ragazzo la porta su un cammino rischioso, tra desiderio, grazia, carnalità, perdizione.

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(afp)

Asia, che ricordi ha alla Mostra?
“Nella mia vita ho avuto solo due movie qui. Uno risale a quando avevo 17 anni, Condannato a nozze di Giuseppe Piccioni, un altro period il movie di Abel Ferrara, New Rose Resort, avevo 22 anni. Al Competition di Cannes ho avuto centomila movie, persino tre in una stessa edizione. Il destino ha voluto che qui no. Non so perché. Mi sta piacendo molto la Mostra, anche se tutto è faticoso sul fronte logistico, gli spostamenti, un caldo allucinante. Mi piacerebbe un giorno magari essere invitata a fare parte della giuria”.

Che ricorda delle volte in cui c’è stata?
“Un bel ricordo fu che conobbi alla Mostra Luca Guadagnino, aveva fatto il suo primo movie ma non lo aveva presentato, The protagonist. Lui period stato a scuola con mia sorella (Anna Ceroli, ndr), che period morta da poco. Ci unì questo ricordo di mia sorella e fu il nostro primo incontro. Poi mi fece una proiezione privata ma con le videocassette di The protagonist e siamo rimasti amici da allora. Da poco ci siamo ritrovati. Del cinema di Luca mi piace riconoscere la sua voce anche in storie completamente numerous. La sua creatività è infinita, una sorta di artista rinascimentale. Un altro ricordo a Venezia è con Abel Ferrara, che comunque rimane il mio grande maestro. Ma ai tempi tutte e due non eravamo sobri. È molto più bello essere qua da sobri. Quindi sono grata che quest’anno ho più forza fisica grazie alla sobrietà”.

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(agf)

Lei ha ricominciato a fare l’attrice, in serie e movie. In un momento che sta tornando produttivamente difficile per il cinema italiano.
“Questa cosa fa paura ma sono convinta che dalle avversità devi tirare fuori la parte turbo di te stesso come artista. Nascono spesso possibilità proprio perché c’è un grande caos sotto al cielo, il momento è propizio diceva Mao Zedong. Chi ha un’ossessione veramente grande non molla e continuerà finché non riesce a fare movie”.

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Quali sono le sue ossessioni?
“Io ho l’ossessione del mio lavoro da quando ero piccola, ho cominciato a 9 anni e ho proseguito fino advert oggi che ne ho 49. Quindi per quarant’anni ho fatto questo mestiere, grazie a una grande ossessione, un grande amore soprattutto per i miei movie da regista”.

Quando rivede I suoi movie…
“Non li rivedo. Non mi interessa, non mi riguarda. Per me la grande vittoria non è il successo al pubblico. Questo interessa il produttore, non me. Io non lo faccio per i soldi”.

Nel movie di Lugan è a capo di una banda di giovani che consumano e spacciano droga.
“Conoscevo la regista, avevamo iniziato a scrivere una cosa tempo fa. La sceneggiatura mi ha colpito e il personaggio. Ho pensato che sarebbe stato divertente interpretarlo nel senso etimologico del termine, cioè di divergere, essere diversa da me. Mentre leggevo ho pensato a questa donna come a una sorta di Michael Jackson. E il suo Wonderland è l’hangar dove vive e lavora con un gruppo di ragazzi più giovani di lei. Lei, però, è rimasta un po’ ragazzina, si trova a suo agio con la sua banda anche perché la può dominare”.

Il viaggio dei giovani protagonisti, le anime perdute nella droga.
“Questo movie racconta di un luogo psichico e fisico e di un enorme vuoto. Alcuni vanno ancora in chiesa a cercare di riempire questo vuoto, altri si drogano. E la droga e l’alcol, le dipendenze, sono comunque tentativi di riempire questo vuoto. Perché all’inizio ti fanno trarre un sospiro di sollievo: okay non penso, non sono più ossessionata dal dolore o da quanto non funziona la mia vita. Poi però purtroppo questo paradiso artificiale non funziona più e quindi ti ritrovi in un mondo di violenza da dove è difficile uscire”.

So che sta scrivendo una sceneggiatura da tre anni.
“Anche qui si tratta di un’ossessione. Non posso avere la maternità delle storie che ricevo. È come se arrivassero dallo spazio. Io sono un canale, non so da dove arrivino – metto insieme spezzoni della vita mia e di chi mi circonda, una serie di pezzi che poi formano una composizione – e poi iniziano advert ossessionarmi. In questo caso è una storia che è cresciuta dentro di me per tre anni. Ho scritto il soggetto e poi l’ho sviluppata con una scrittrice”.

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