Cate Blanchett torna in television con una serie di Alfonso Cuarón. E scherza: “Stasera sul pink carpet a Venezia ci vado direttamente nuda”

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Una serie sul sottile confine tra realtà e narrazione, tra esperienza vissuta e racconto rielaborato.


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Dopo le esperienze televisive di inizio carriera, il premio Oscar Alfonso Cuarón (regista messicano versatile che ha firmato un Harry Potter e il personalissimo bianco e nero di Roma) torna a esplorare la serialità televisiva con la serie Apple television+ Disclaimer – La vita perfetta che farà il suo debutto l’11 ottobre, un thriller che mescola piani della realtà e della finzione narrativa e che indaga tra le pieghe della vita di una donna, una giornalista appena premiata per un documentario di impegno e di un fatto accaduto vent’anni prima su una spiaggia italiana quando period sola in vacanza col figlio di quattro anni. Protagonisti Cate Blanchett e Kevin Kline impegnati in un corpo a corpo violento, feroce nell’esporre la propria verità.

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“Quando scrivevo la sceneggiatura Cate period già lì con me e io ero terrorizzato che dicesse no perché la sua immagine period nella mia testa – ha detto il regista – fin dall’inizio abbiamo parlato di quanto fossero straordinari questi personaggi e che la storia li avrebbe portati in territori sconosciuti. Una sera a cena a New York parlavamo di cinema e non so più perché Cate mi cita Un pesce chiamato Wanda e immediatamente ho pensato a Kevin. Perché non ci avevamo pensato prima solo perché period americano ma aveva già interpretato personaggi inglesi è un ottimo attore… “E io sono australiana” interviene Blanchett.

‘Disclaimer – La vita perfetta’ è la serie di Alfonso Cuarón con Cate Blanchett e Kevin Kline

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Tratto dal best-seller di Renée Knight la serie è un avvincente thriller psicologico in sette puntate (dall’11 ottobre sulla piattaforma) che parte dalla figura della giornalista e documentarista Catherine Ravenscroft (Blanchett) che ha costruito la sua reputazione rivelando le malefatte e le trasgressioni degli altri. Quando riceve un romanzo da un autore sconosciuto, si rende conto con orrore di essere la protagonista di una storia che mette a nudo i suoi segreti più oscuri. “Tutti abbiamo un lato oscuro. Credo che ci sia un sistema di credenze che se le persone non ci dicono tutto allora hanno qualcosa da nascondere. Io la chiamo privateness. Ma tutti abbiamo qualcosa che vogliamo nascondere dagli altri che forse dobbiamo ancora elaborare. Il mio ruolo nella serie è quello di una donna che ha seppellito alcune cose drammatiche della vita e questo mi ha fatto pensare a quello che nella vita non abbiamo ancora affrontato. Lei ha dedicato la sua vita a raccontare traumi e esponendo le ingiustizie nella vita degli altri – cube Blanchett – La sfida più dura per il mio personaggio è che quando la incontriamo sappiamo poco di quello che lei è. La storia si basa sul tentativo di attenuare la percezione, ed è veramente scioccante pensare agli strati di giudizio che in qualche modo anch’io ho trasposto nel personaggio senza sapere nulla di lei. Ma la vergogna, il rimorso e le lezioni che si possono imparare da ciò sono molto potenti. Nell’concept del giudizio pensiamo a come noi ci rivolgiamo ai nostri figli, se li facciamo vergognare in pubblico possiamo ricevere reazioni inaspettate, se spieghiamo in privato è tutto diverso e gli esiti sono molto più efficaci”.

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Dopo il grandissimo successo di Roma, a sei anni dai premi Oscar il regista messicano si misura con la serialità contemporanea: “”Quando ho letto il libro ho pensato subito advert un movie ma non sapevo come realizzarlo. Il movie che vedevo period troppo lungo e non ero in grado di dargli forma. Solo molti anni dopo, quando ho riletto il libro, ho pensato a questo formato che è diventato popolare (la serie, ndr.). Non ho pensato per un secondo che non stessimo facendo cinema – cube il regista – noi tre siamo stati formati dal teatro e dal cinema. Non so come dirigere la televisione, forse è troppo tardi per me per imparare quindi non abbiamo per nulla pensato che stessimo facendo qualcosa di diverso dal cinema. Però devo ammettere che è stato come girare sette movie, un grande processo e gli attori sono rimasti imprigionati in questi personaggi più di un anno”. “Mi sto ancora riprendendo” ha detto sorridendo l’attrice.

Blanchett a cui è stato chiesto del tappeto rosso di questa sera con riferimento all’abito indossato a Cannes a sostegno del popolo palestinese ha scherzato: “Andrò direttamente nuda”. Cate Blanchett assicura che la sceneggiatura fosse impeccabile “ma se hai la possibilità di sederti con qualcuno ed esplorare nel momento in cui arrivi al sesto capitolo sai molto di quello che accade al tuo personaggio, ma anche alla storia e quindi abbiamo avuto la probability di rivederlo assieme. Alfonso è uno dei più grandi registi e sapevo di essere in ottime mani, occorre essere consapevole di come la macchina da presa ti guarda, la prospettiva corrisponde ai tre quarti della realtà”. Anche Kevin Kline si è detto affascinato dall’concept di una narrazione che è in parte affidabile e in parte no. “In questa period che viviamo cosa sappiamo veramente di cosa è vero e cosa no… in particolare di fronte alle immagini. È stato bello esplorare l’interiorità dei personaggi e come funzionano, le cose accadono al mio personaggio. Girare per così tanto tempo è stata una grande esperienza”.

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