Sigourney Weaver: “Nella mia Ripley ci sono tutte le donne che lavorano sodo, come Kamala Harris. Il Leone d’oro è un onore, rappresenta l’arte italiana”

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VENEZIA – Il tenente Ellen Ripley che lotta con gli alieni, la dottoressa Augustin del mondo cameroniano di Avatar, ma anche la Dana il cui frigo è posseduto dai fantasmi di una commedia cult come Ghostbusters o la feroce rivale di Melanie Griffith in Una donna in carriera. A pochi mesi dal settantacinquesimo compleanno Sigourney Weaver, nome d’arte per Susan Alexandra Weaver, riceve il Leone d’oro della Mostra del cinema di Venezia ed è visibilmente emozionata, mostra ai fotografi la spilla con il Leone che porta sulla cravatta, è spiritosa e si commuove nella lunga chiacchierata coi cronisti.


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“Sono stata molto fortunata, ho fatto parte di movie molto diversi e continuo a esserlo, perché dovrei smettere, mi chiedo – cube guardando indietro i 45 anni della sua carriera – ho ancora due Avatar da fare e continuo advert avere appetito per il lavoro, qualche volta avrei voluto anche fare di più. E poi improvvisamente nel mondo le donne hanno potuto fare cose interessanti anche se erano avanti con l’età, al cinema non c’erano solo più ruoli da suocere ma persone reali perché il nostro pubblico è reale”.

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(ansa)

Le chiediamo cosa significa il Leone d’oro e il suo rapporto con l’Italia e il nostro cinema, “per gli americani il Leone d’oro è un riconoscimento prestigioso – risponde – perché ha a che fare con l’eredità artistica italiana. Mi sono innamorata dal cinema attraverso quello italiano come spettatrice, attraverso i movie di De Sica, Fellini, Antonioni… Ancora oggi sento quel cinema come un pianeta distante. Mia figlia, che si è appena sposata, il primo movie che ha visto con noi è stato Divorzio all’italiana di Germi, strana scelta, lo so. Insieme al premio alla carriera dovrebbero aggiungere una clausola che riguarda un movie italiano da girare in Italia con un regista italiano. Sono convinta che dovrebbe far parte del pacchetto. Io sono disponibile”.

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Il ruolo di Ripley in Alien è considerato un’ispirazione per moltissime donne e a chi le fa notare una sorta di legame con la figura di Kamala Harris che potrebbe diventare il primo Presidente donna degli Usa, l’attrice reproduction: “Sono emozionata dell’arrivo di Kamala, è fantastico pensare che il mio lavoro possa avere a che fare con tutto questo. Ho visto tante donne lavorare duro” cube, e quesi si commuove, poi scherza: “Ho bisogno della mia vodka”, e afferra la bottiglia della minerale.

Continua: “Sono stata felice che avessero scritto il mio personaggio in Alien non come una donna ma come una persona, una persona in cui tutti potevano riconoscersi. Dimostrando che le donne non solo possono essere tutto ma devono essere tutto perché le donne in tutto il mondo sono sempre in prima linea nelle emergenze, come quella climatica e nelle crisi. Ma non siamo state trattate come avremmo dovuto. Anche il mondo del cinema ha utilizzato solo una piccola fetta della torta. Ma noi donne siamo tutta la torta. Mi fa sorridere quando mi chiedono perché interpreto sempre donne forti: io interpreto donne. E le donne non è che possono essere forti, devono esserlo”. L’attrice ha raccontato anche come è nato il look di Ripley: “Indossavo una tuta e Ridley (Scott, il regista, ndr.) mi fa ‘sembri Jackie nello spazio, non va bene’. Siamo andati in uno stanzino pieno di uniformi, abbiamo cercato un po’ e poi lui ha tirato fuori quella, mi stava alla perfezione, così è nato il look”.

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(ansa)

Se le si chiede chi è stata per lei di ispirazione l’attrice racconta della tournée di sei mesi che fece con Ingrid Bergman quando period una giovane e sconosciuta attrice di teatro: “Ogni sera bussavo al suo camerino chiedendole se potevo entrare, aveva una dedizione al lavoro esemplare, durante la tournée si period rotta l’anca e recitava sulla sedia a rotelle”. La passione per la recitazione è stato un affare di famiglia, padre dirigente televisivo e madre attrice, “mio padre non corrispondeva al cliché dell’govt che tornava a casa la sera con sigaretta e whiskey, period sempre sorridente e soddisfatto, diceva ‘ho avuto una giornata fantastica’. Penso che sia lui advert avermi ispirata a iscrivermi alla drama faculty di Yale, quando mi sono laureata però non avevo concept di ciò che avrei fatto, pensavo a un futuro come fiorista, panettiera o in banca. Ho cominciato a lavorare nell’off Broadway e anche se mi pagavano poco, o non mi pagavano affatto, continuavo a lavorare. Solo i miei genitori sono stati più sorpresi di me del mio successo. Di tutti i generi che ho fatto il mio preferito è la commedia, ma vi darò una delusione: il mio preferito non è Una donna in carriera. Un giorno ho conosciuto la madre del ragazzo che frequentava allora mia figlia e lei mi disse ‘ma non sei assolutamente come il personaggio di Una donna in carriera!”.

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