Può sembrare assurdo, ma il senso di uno dei brani più ascoltati dell’property non è un invito alla ricerca del divertimento senza sosta. Anzi, è un invito a rallentare. Bestiale, il singolo che per la prima volta vede riuniti gli Eiffel 65, campioni della dance elettronica made in Italy, e Loredana Bertè, va controcorrente rispetto ai tempi: “Non siamo bravi con i brani troppi euforici o troppo tristi – racconta Jeffrey Jey, il frontman degli Eiffel 65 – abbiamo raccontato lo stato d’animo che vivevamo nelle nostre estati anni 80 e 90. Alla positive, l’property è malinconicissima, forse perché finisci per ricordare sempre quella precedente. Il testo si riferisce alla frenesia, un male dei nostri tempi: sembra che se ti fermi chissà che succede. Almeno d’property vuoi rallentare e trovare un momento tranquillo?”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Loredana Bertè: “Il video del brano, un cartoon girato da Fausto Collarino, finisce con un tramonto, un modo perfetto per scappare dalla frenesia e godersi un po’ di mare in santa tempo”. Gli Eiffel 65 e Bertè si sono incontrati in studio, situazione quasi inedita in tempi di collaborazioni virtuali a distanza: “E’ nato tutto dopo Sanremo – racconta Jeffrey – la casa discografica ci ha chiesto qualche demo e alla positive hanno scelto Bestiale proponendoci di duettare con Loredana. A noi è sembrato strano, eravamo un po’ preoccupati ma anche molto felici. Lei si è dimostrata subito dolcissima, altro che artista ruvida. Siamo andati in studio a Milano ed è andata benissimo”.
“Io ero stupito – racconta Maury, il musicista del duo – mi abbracciava di continuo. Si è creata un’empatia profonda: lì ho messo a fuoco il motivo dell’amore che il pubblico nutre nei suoi confronti”. E per Loredana tutto ha funzionato nel modo migliore: “Quando ho ricevuto il brano mi è piaciuto subito e sono andata in studio con loro, che conoscevo solo come star internazionali. E quando l’abbiamo proposta per la prima volta dal vivo tutti cantavano e ballavano”. Nell’epoca d’oro dei tormentoni estivi, tutti i protagonisti di Bestiale hanno le idee chiare sul fenomeno: “Per moltissime persone la parola tormentone ha un’accezione negativa – spiega Maury – ma è quello che si dovrebbero augurare tutti gli artisti. L’obiettivo è essere ascoltati più possibile”.
“Noi non sentiamo l’esigenza di lanciare un tormentone – aggiunge Jeffrey – ma speriamo di fare del bene a chi ascolta”. Ma non c’è il rischio di abbassare il livello della scrittura per ottenere un successo immediato? “E’ un problema che c’è in tutto il mondo – aggiunge – e per tutto l’anno. Ci sono troppi autori, troppi produttori. Tutto diventa molto standardizzato. Ogni spunto creativo fuori schema rischia di essere bocciato. Ci vuole una parte di follia che, davanti a nove autori e tre produttori, finisce per essere soffocata”.
Bertè invece viaggia come sempre al di sopra delle polemiche: in fondo lei aveva già creato in tempi non sospetti tormentoni come E la luna bussò o Non sono una signora. “Ho sempre amato sperimentare e anche scoprire nuovi suoni. Il reggae l’ho portato io in Italia dopo un viaggio in Giamaica e un concerto di Bob Marley che mi aveva folgorato. Rientrata a Milano ho detto al mio produttore ‘voglio una canzone così, con questo suono’, e nacque E la luna bussò”. Hai detto niente.
