Venezia 81, Settimana della critica. Dall’America di Trump a un ‘Ladri di biciclette’ contemporaneo

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L’unico movie italiano in concorso alla Settimana della Critica di Venezia è Wherever Anytime, opera prima del regista torinese di origine iraniane Milad Tangshir scritto insieme a Daniele Gaglianone e Andrea Giaime Alonge. Novello Ladri di bicilette, racconta di un rider, un giovane immigrato irregolare di 18 anni di nome Issa – interpretato da Ibrahima Sambou, attore non professionista, come il resto del solid – che perde il suo lavoro, trovando finalmente un impiego come rider ma venendo derubato della sua bicicletta già il primo giorno. Issa si ritrova così costretto a una lunga ricerca in varie zone della città, tra Porta Palazzo e la periferia di Barriera di Milano, nella speranza di ritrovare il suo strumento di lavoro.

— Settimana Internazionale della Critica (@SicVeneziaSNCCI) July 21, 2024

È solo uno dei diversi titoli che fanno una selezione tutta declinata sulla politica, sul sociale, sul mondo che cambia quella della Settimana internazionale della critica (Sic) presentata a Roma da Beatrice Fiorentino, direttrice artistica di questa sezione autonoma e parallela del Pageant di Venezia (28 agosto-7 settembre), organizzata dal Sindacato nazionale critici cinematografici Italiani (Sncci). Tra le sette opere prime in concorso e i due eventi speciali c’è il lungometraggio d’apertura fuori concorso Planet B di Aude Léa Rapin. Francia, 2039. Una notte, un gruppo di attivisti perseguitati dallo Stato scompare senza lasciare traccia. Julia Bombarth è una di loro che si ritrova intrappolata in un mondo del tutto sconosciuto: il Pianeta B.

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Perfumed with mint di Muhammed Hamdy 

Perfumed with mint di Muhammed Hamdy racconta invece di Bahaa, medico dal cuore spezzato che insieme all’amico Mahdy cerca di sfuggire ai fantasmi del passato. Dall’Austria arriva Peacock di Bernhard Wenger, la tragedia di un uomo ridicolo, Matthias, che a pagamento riesce a fingersi quello che gli viene richiesto. Dagli States arrivano due movie: Homegrown, documentario di Michael Premo sul suprematismo e No sleep until di Alexandra Simpson. Nel primo uno sguardo sull’America in guerra con se stessa: tre attivisti di destra attraversano il Paese nell’property del 2020, durante la campagna di Donald Trump, contribuendo alla nascita di un movimento che sperano possa sopravvivergli. Nel secondo troviamo una città costiera della Florida minacciata da un imminente uragano, la gente del posto si prepara all’evacuazione obbligatoria, ma c’è chi resolve di rimanere e rischiare.

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Homegrown 

Dalla Gran Bretagna arriva Paul & Paulette take a shower di Jethro Massey, una rom-com su un giovane giornalista americano e una ragazza francese con il gusto del macabro. In Do not cry, Butterfly della regista vietnamita Duong Dieu Linh, troviamo Tam che lavora in una location per matrimoni. Un giorno scopre il tradimento del marito in television e resolve così di ingaggiare un’esperta di rituali magici per riconquistare il suo amore.

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Paul & Paulette 

Movie di chiusura fuori concorso Little Jaffna di Lawrence Valin. Nel quartiere parigino che dà il titolo al movie c’è una comunità Tamil, dove Michael, giovane agente di polizia, viene incaricato di infiltrarsi per scovare un gruppo criminale noto per le estorsioni e il riciclaggio di denaro a beneficio dei ribelli separatisti dello Sri-Lanka. “Siamo dentro a un presente indeterminato, dove il rischio – ogni giorno più concreto – è quello di smarrire anche la capacità di interpretazione, quasi che i riferimenti, i codici che hanno permesso di riconoscerci e di definirci secondo un linguaggio comune, si stessero rivelando improvvisamente inadeguati, fallaci, contraddittori – ha detto Beatrice Fiorentino -. In un simile state of affairs, a un passo dal baratro, in un mondo funestato da guerre, armi, questioni ambientali e sociali che impongono al più presto un radicale cambio di passo, se si vuole scongiurare la catastrofe, che risposte può offrire il cinema? Non risposte, dubbi semmai”.

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