Samia Yusuf Omar, sul palco il sogno spezzato della ragazza che non aveva paura

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Ogni volta che qualcuno racconta la sua storia, Samia torna a correre. E noi con lei. Il primo è stato Giuseppe Catozzella, lo ha fatto con il passo pieno di grazia dello scrittore in Non dirmi che hai paura (Feltrinelli, Premio Strega Giovani 2014), tradotto in una quarantina di Paesi e destinato, per sua stessa vitalissima natura, a trasformarsi in altro. È diventato un movie, corposa produzione internazionale, regia di Yasemin Samdereli e menzione speciale all’ultimo Tribeca Movie Pageant, e ora anche uno spettacolo, al debutto l’8 luglio al teatro Alighieri di Ravenna per la rassegna “Le vie dell’amicizia” nell’ambito del Ravenna Pageant. In cabina di regia c’è Laura Ruocco, che a questo progetto pensa da tempo. «Appena ho letto il libro ho sentito d’istinto la necessità di continuare a raccontare questa storia, non sapevo bene come e quando, sapevo solo che avevo bisogno di fare da eco alla narrazione che ci ha consegnato Giuseppe Catozzella».

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Samia Yusuf Omar alle Olimpiadi di Pechino del 2008 

La storia è quella di Samia Yousuf Omar, giovane atleta somala con le ali ai piedi e il sogno di correre più veloce del destino assegnatole dalla sua condizione di donna in un Paese integralista. Si qualifica per le Olimpiadi di Pechino 2008, arriva ultima ma si fa notare, è chiaramente una promessa. Il suo obiettivo è Londra 2012, si allena di notte e di nascosto, con il buio e con il burka, e quando i documenti per partire si perdono nei meandri di una burocrazia coercitiva, lei parte lo stesso. Nell’unico modo possibile: lungo la rotta dei migranti clandestini. Etiopia, Sudan, Libia e poi Italia, dove però non arriverà mai, inghiottita dalle acque del Mediterraneo al largo di Lampedusa.

Saamiya, l’atleta somala morta su una carretta del mare

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Catozzella ha elevato la brutalità della cronaca a letteratura, osando un racconto in prima persona che si illumina dello splendore della sua protagonista in corsa verso il riscatto. «Ero consapevole del rischio di orientalismo, per dirla con Edward Stated, o di appropriazione culturale, per dirla come si cube oggi – racconta Catozzella – poi ho capito che a raccontare questa storia doveva essere lei. Ho chiuso fuori i dubbi da intellettuale e lasciato che la sua voce uscisse da sola servendosi di me, scrittore bianco e occidentale». E in Samia «vorrei che si identificasse completamente il pubblico: nel desiderio di realizzare i suoi sogni, nella consapevolezza del suo talento, nel suo ottimismo, nel suo “non avere paura», continua Ruocco.

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Giorgia Massaro 

In scena la interpreta Giorgia Massaro, con lei una ventina di interpreti a formare un forged multietnico e multidisciplinare dentro uno spettacolo al crocevia tra parola, danza, efficiency, installazione visiva con ampio dispiegamento di mezzi. Catozzella ha supervisionato l’adattamento, Giulio Benevenuti firma le coreografie, Alessandro Parrello il sofisticato apparato video (con riprese subacquee), mentre le canzoni, arrangiate da Alessandro Baldesseri, anche autore delle musiche originali, sono di Peter Gabriel «che è stato felice di concederci i diritti – conclude Ruocco – abbiamo usato tutti i linguaggi a disposizione non per inseguire un realismo impossibile ma per scatenare la potenza evocativa del teatro».

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