L’Italia di Ugo Gregoretti senza cellulari né social. Arriva in sala il movie postumo ‘Io, il tubo e le pizze’

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Un mondo senza social e telefonini, senza app e senza la schiavitù di avere sempre fra le mani il cellulare, per fare una foto, rispondere a qualcuno in qualunque momento o mandare un WhatsApp. Io, il tubo e le pizze, prima ancora di essere un bell’inedito postumo della television e del cinema a firma del regista romano Ugo Gregoretti, scomparso nel 2019 a 88 anni, è una sorta di macchina del tempo che ci racconta un’Italia del passato che incanta per bellezza e semplicità. Un Paese con gente emozionata solo per il fatto si ritrovarsi in televisione, che guarda ancora le cose in prima persona e non le filma con il cellulare, che non sa niente dei social e ha comunque occhi più buoni.

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Una sorta di operazione nostalgia questo movie ideato nel 2015 e girato nel 2017, e che ora, a causa di vicissitudini various, tra cui le precarie condizioni di salute e la scomparsa dello stesso Gregoretti nel 2019, dopo il passaggio alla Festa del Cinema di Roma nel 2023 arriva nei cinema con un tour di proiezioni-evento accompagnate dal figlio Filippo Gregoretti, co-protagonista del movie, e da altri ospiti a partire da Roma (18 giugno), Milano (il 19), Torino (il 26), e ancora Napoli, Genova, Firenze, Bergamo e altri centri per il mese di luglio. Prodotto da Enzo Porcelli per Achab Movie, con la collaborazione di Rai Cinema e distribuito nelle sale da Luce Cinecittà, Io, il tubo e le pizze è pieno di incredibile ironia molto britannica e di uno stile unico, insieme colto e popolare.

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Il progetto di realizzare un movie basato su una sceneggiatura tratta dal mio libro, La storia sono io, che parla della mia vita privata e degli episodi salienti di quella professionale – spiegava nelle word Ugo Gregoretti – period diventato per me impraticabile a causa dell’impegno fisico che avrebbe richiesto. Quindi ho modificato l’impostazione del lavoro, raccontando invece la sintesi del mio percorso creativo e professionale e delle opere da me realizzate per la television (che ne hanno innovato il linguaggio) e per il cinema. Ho voluto quindi semplificare il racconto, che, come concepito, richiedeva ricostruzioni storiche che partivano dagli anni Trenta advert oggi, ma ho mantenuto l’ironia e la godibilità delle situazioni, orientandolo ai momenti più rilevanti della mia carriera professionale”.

La narrazione, concludeva Gregoretti, “si avvale così del racconto-guida fatto da me stesso che, insieme a una coppia di giovani appena sposati, ci porta attraverso gli episodi della mia vita professionale con le immagini di repertorio dei miei movie e dei miei programmi televisivi. Essi sono il mio contraddittorio, gli evocatori dei miei racconti che, attraverso le loro piccole provocazioni, suscitano le mie reazioni creando situazioni divertenti”. Tra i momenti cult del movie anche un’intervista a un giovanissimo Rocco Siffredi, il miracolo di un’immagine di Cristo comparsa su un portone, i toelettatori di mucche e, infine, la visita a una fabbrica di condom.

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