Shonda Rhimes: “Bridgerton, Carlotta e tutte le altre. Come il mio mondo di bambina è diventato Shondaland”

0
54
shonda-rhimes:-“bridgerton,-carlotta-e-tutte-le-altre.-come-il-mio-mondo-di-bambina-e-diventato-shondaland”

La terra di Shonda è uno spazio immenso che in venticinque anni si è esteso da un ospedale di Seattle alla Casa Bianca, dalle corti di giustizia americane alla Londra dell’epoca Regency. In ognuno di questi mondi Shonda Rhimes ha portato la sua visione, fatta di donne protagoniste, complesse, problematiche, di una società multietnica e multiculturale, di un’attenzione alla diversità come arricchimento. La sua prima serie Gray’s anatomy, il più longevo “medical drama” della television americana è arrivata alla ventunesima edizione, mentre la sua ultima creatura, la saga di Bridgerton, si prepara a lanciare la terza stagione dopo numeri report su Netflix (arriva sulla piattaforma il 16 maggio).

‘Bridgerton 3’, il trailer della nuova stagione. L’amore scocca tra Penelope e Colin

gif;base64,R0lGODlhAQABAAAAACH5BAEKAAEALAAAAAABAAEAAAICTAEAOw== - Shonda Rhimes: "Bridgerton, Carlotta e tutte le altre. Come il mio mondo di bambina è diventato Shondaland"

Tra le donne più influenti dell’intrattenimento mondiale, 54 anni, è sceneggiatrice, produttrice, imprenditrice con la sua Shondaland. Figlia di due accademici in una casa in cui la television period accesa solo sui notiziari, ultima di sei (“non c’è niente di meglio per l’ego che cinque tra fratelli e sorelle maggiori che si ricordano di te bimbetta con gli occhiali dalle lenti spesse come fondi di bottiglia”), nata in un sobborgo di Chicago e andata a scuola dalle suore, dove la punivano a colpi di rosari per le bugie che raccontava alle compagne. Shonda Rhimes ha rivoluzionato la serialità e cresciuto da mamma single tre ragazze a cui ha dedicato il libro di auto aiuto L’anno del sì. Dove racconta dei suoi attacchi di panico, del suo carattere introverso e di quel momento in cui ha deciso che per un anno avrebbe detto sempre sì a tutto quello che la terrorizzava, dal parlare in pubblico advert essere intervistata in television.

Dopo due stagioni di Bridgerton e uno spinoff di successo come si può realizzarne una terza al tempo stesso nuova ma fedele?

“Il bello di questo progetto è che ogni stagione si concentra su una nuova coppia. Questo ci permette di raccontare una storia totalmente nuova, entriamo nello stesso mondo ma con una prospettiva differente e una diversa visione che dipende dai personaggi e dalle loro relazioni. Questa stagione si concentra su due protagonisti che il pubblico sa da sempre che si sarebbero innamorati. E questo è veramente il cuore della storia”.

174534601 df80a3e6 6e32 4159 b809 d26b5082046c - Shonda Rhimes: "Bridgerton, Carlotta e tutte le altre. Come il mio mondo di bambina è diventato Shondaland"

Nell’adattamento dei libri di Julia Quinn ci sono molti cambiamenti. Nel romanzo “Un uomo da conquistare”, su cui si basa questa stagione, Penelope perde circa dodici chili, nella serie no. Perché?

“Innanzitutto perché penso che Penelope sia bella esattamente come è. E il suo aspetto non influisce minimamente sul fatto che possa far innamorare qualcuno di sé. Mi sembrava sgradevole anche solo pensarlo. Per cui io l’ho detto subito: non faremo questa trasformazione. Nicola è sbalorditiva e volevamo semplicemente mostrarla per quello che è”.

Ciò che distingue Penelope dalle altre donne della saga Bridgerton è il fatto che lei abbia un lavoro.

“Essere Woman Whistledown, scrivere quei pamphlet è praticamente l’unico lavoro segreto che potesse avere una ragazza come lei a quell’epoca. E ho sempre pensato che fosse bellissimo che lei avesse la possibilità di essere più indipendente di quanto chiunque possa immaginare. E tutto questo ha un ruolo molto importante in questa stagione”.

080356900 8f3c3413 c8b1 4c9c ba5a 1fec836250ec - Shonda Rhimes: "Bridgerton, Carlotta e tutte le altre. Come il mio mondo di bambina è diventato Shondaland"
(afp)

Il sesso è un elemento essenziale nelle sue serie. Ha una regola quando scrive?

“Certamente. La regola che abbiamo a Shondaland è questa: se un’attrice – o anche un attore – vuole girare una scena d’amore in una tuta da sci va bene, troveremo il modo per girarla così. Abbiamo sempre intimacy coordinator sul set. Inoltre quando scrivo le scene di sesso le scrivo con un intento emotivo e poi lascio al regista, agli attori e ai consulenti di intimità il compito di trovare il modo per raggiungere quel picco di emozioni”.

In un mondo così polarizzato in che modo le serie che ha scritto sono politiche?

“Non credo che lo siano. Non credo che sia politico raccontare le donne per come sono, non credo che sia politico scrivere di afroamericani, come non credo che sia politico includere persone lgbtq nelle storie dal momento che esistono nel mondo. Io racconto una storia, creo un mondo di fantasia che fa riferimento alla realtà che esiste. E in questo non c’è niente di politico, il problema è che la gente pensa che lo sia”.

Dopo gli ospedali, i tribunali, la Casa Bianca, la corona inglese qual è il prossimo mondo che vorrebbe esplorare?

“Oh, non posso dirglielo (experience). Lo so ma non posso dirglielo perché non siamo ancora arrivati a quel punto. Però posso dirle che il prossimo progetto, una storia bellissima, sarà ambientata alla Casa Bianca (The Residence, ndr.) ma molto diversa da Scandal. E poi sto sperimentando qualcosa di nuovo…”

La regina Carlotta: una storia di Bridgerton – trailer

gif;base64,R0lGODlhAQABAAAAACH5BAEKAAEALAAAAAABAAEAAAICTAEAOw== - Shonda Rhimes: "Bridgerton, Carlotta e tutte le altre. Come il mio mondo di bambina è diventato Shondaland"

E la serie sulla giovane regina Carlotta, potrebbe avere un seguito?

“Non ho ancora deciso. Questa è la risposta sincera. Ho la sensazione di aver raccontato una storia completa, ho raccontato la parte della vita di Carlotta che secondo me andava raccontata. Sappiamo, attraverso Bridgerton, che purtroppo le cose sono finite tragicamente quindi non sono sicura che ci sia altro da raccontare”.

080400350 0c706ac7 b559 4f03 9f0a 606cc0c633c4 - Shonda Rhimes: "Bridgerton, Carlotta e tutte le altre. Come il mio mondo di bambina è diventato Shondaland"

Gray’s anatomy è la serie medica più lunga della storia della television. Quest’anno sono 21 stagioni. Com’è cambiata?

“Gray’s anatomy è la prima serie che ho scritto ed è molto emozionante per me il fatto che è ancora in corso dopo tutti questi anni. La serie si è evoluta nel senso che non è cambiata: i personaggi vanno e vengono, per noi è importante trattare nuovi casi medici ogni settimana attraverso tutte le novità della scienza. Ogni volta che una giovane donna determine di diventare medico perché vedeva Gray’s anatomy è una grande emozione per me, sono stupita del fatto che i fan siano ancora lì vent’anni dopo”.

Quale period la television che vedeva da bambina?

“Non ho visto molta televisione da piccola, i miei genitori sono stati molto chiari su questo punto: non si vedeva la television a casa mia. La mia formazione sono stati i libri, ne ho letti a centinaia e i movie. Quando ero piccola io poi il linguaggio della television period molto diverso da quello di oggi dove c’è molto, molto di più di allora”.

Quanto è diversa la Shondaland delle sue fantasie di ragazzina e l’azienda che ha costruito?

“Non così diversa, è ancora un parco giochi. Le persone che lavorano con me a Shondaland sono più o meno sempre quelle degli inizi, e quindi dopo tutto questo tempo c’è molta affinità nella attività creativa. Lavoriamo in un mondo in cui ci sono solo i limiti della propria immaginazione. Sono molto orgogliosa di quello che Shondaland è diventata nel tempo”.

Negli ultimi vent’anni con i suoi present ha cambiato la serialità television e in particolare come vengono raccontate le storie di donne. Saprebbe indicare qual è l’aspetto della sua scrittura che ha permesso questa rivoluzione?

“Oh mio Dio. Non ci ho mai riflettuto, non credo di poter rispondere a questa domanda. Cerco di non pensare a quello che possa essere l’eredità del mio lavoro. Tendo a vivere nel presente”.

Essere mamma di tre ragazze come ha cambiato il suo lavoro, la sua scrittura?

C’è un modo di dire tra gli scrittori che suona più o meno così: “Scrivi come se tutti quelli che ami fossero morti”. È un pensiero tremendo. ma credo che sia necessario per uno scrittore non giudicare se stesso e il proprio lavoro attraverso gli occhi dei propri figli o dei propri genitori o fratelli. Ciò che conta è la storia che vuoi raccontare quindi da quel punto di vista non mi sono fatta influenzare. Va detto però che ultimamente le mie due figlie più piccole, di dieci e dodici anni, mi hanno chiesto piuttosto insistentemente di scrivere qualcosa adatto alla loro età. Non ci avevo mai pensato prima, non hanno visto molto delle mie serie perché sono troppo giovani… per cui vedremo. Forse scriverò qualcosa per loro.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here