‘Un mondo a parte’, due maestri e una scuola da salvare. Riccardo Milani: “Un movie su una battaglia per difendere il senso della comunità”

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PESCASSEROLI (L’AQUILA) – A due ore da Roma c’è Un mondo a parte. Nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo – lupi, cervi, aquile, istrici, orsi e una coltre di neve spessa – c’è un paesino che ruota intorno alla scuola monoclasse intitolata al poeta pastore Cesidio Gentile detto Jurico – prima, terza e quinta elementare – che rischia di sparire, trascinando con sé le sorti della comunità intera, come succede in tante realtà italiane fuori dai riflettori. Riccardo Milani lo racconta in una commedia sociale, tenera e malinconica, affidando il ruolo dei maestri advert Antonio Albanese – è la quinta collaborazione – e a Virginia Raffaele. Lui, ha chiesto il trasferimento da Roma, “dopo quarant’anni ho capito che non solo questi non vogliono che li salvi, ma te menano pure”, lei è la vicepreside abruzzese che lotta con le unghie per tenere aperto l’istituto e vivo il gruppo, “quasi tutti gli insegnanti sono del Sud, a millequattrocento euro al mese, siamo la nuova classe operaia”.

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Dopo un avvio esilarante – il maestro con i mocassini e la giacchetta nella bufera, tra le stalle, e alle prese con una stufa che non funziona, il dialetto incomprensibile e il saluto gutturale e poi l’approccio maldestro con alunni e genitori, qualche scintilla ironica con la collega – parte una battaglia ai confini della legge per resistere al sindaco del paese rivale che progetta un centro commerciale e ha tutto l’interesse che l’istituto chiuda per mancanza di iscrizioni, come è successo a Sperone, un paese vicino, in cui la scuola ora è un edificio sbrecciato, banchi rotti, libri e quaderni strappati.

Milani, Raffaele, Albanese: “Scuola, risate, comunità: la nostra commedia che celebra l’Italia che resiste e non si abitua al peggio”

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“L’concept del movie, due anni fa, è partita da questa immagine – racconta Milani – sono entrato in una scuola chiusa da tempo, laptop accatastati, il gelo, la rassegnazione di chi mi faceva da guida. Girare lì il movie è stato un modo di fargli riprendere vita, raccontando gli espedienti che docenti e amministratori di migliaia di piccoli centri ricorrono per tenere in piedi le scuole”. E così la rincorsa advert accaparrarsi le famiglie di profughi arrivate dall’Ucraina, o pescare nel borgo di immigrazioni precedenti, una famiglia marocchina, persino ricorrere alla necessità di un insegnante di sostegno. Nel movie la vicepreside Virginia Raffaele cube “piano piano ci siamo rassegnati al peggio, è la cosa più brutta che può accadere a un essere umano”. Ed è quello che racconta la commedia – perché si experience, molto – di Milani: una storia di resistenza culturale, impegnarsi per un futuro migliore che passa attraverso il ruolo sottovalutato e insostituibile degli insegnanti.

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“Il concetto di comunità ha sempre attraversato il mio cinema e la mia vita”, continua Milani, che ha affrontato nella sua filmografia il mondo del lavoro, Il posto dell’anima, più volte quello della scuola, il movie debutto Auguri professore, il carcere con Arrivederci ragazzi, la disabilita con Corro da te, la famiglia con Mamma o papà?, il dialogo tra periferia e centro in Come un gatto in tangenziale. “ L’concept – spiega – è di non lasciare indietro nessuno, come fanno gli abitanti di questi territori che ho imparato advert amare cinquant’anni fa”. Ragiona: “Penso che si faccia un’operazione utile quando si racconta il Paese in tutti i suoi aspetti, anche nei peggiori. Ma qui volevo raccontare un modello, una realtà a cui guardare, con un’attenzione che spesso non abbiamo: sono territori che non conosciamo, specie al di fuori dei weekend che veniamo a trascorrere qui. Da queste comunità arriva un segnale di possibilità, l’integrazione qui è nei fatti, non ideologica, non ha la politica dietro. Qui i muri si superano facilmente con soluzioni concrete e semplici, esiste la capacità di vincere l’ostilità di cui siamo nutriti, cercando il dialogo. E la partecipazione è attiva, si resta lontani dall’omologazione, si affrontano grandi problemi: sanità, scuola, cultura. C’è la rassegnazione, spesso, ma poi anche l’anomalia: un giovane che sceglie di restare qui, coltivare la terra, un ragazzo che nella realtà a quattordici anni invece che una moto ha chiesto una pecora”.

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Nel movie recitano i bambini e gli abitanti del paese, dal macellaio alla bibliotecaria, i commercianti e una gamma di mestieri che scopriamo nei titoli di coda del movie. E qui l’anteprima nazionale, nel cinema intitolato a Ettore Scola, con l’accompagno della banda musicale e un tappeto verde con le orme di orso. Virginia Raffaele racconta: “Riccardo mi ha trasmesso la sua passione, poi il resto lo hanno fatto la montagna e questa comunità. E poi la malinconia, il senso di resistenza, l’amore per il territorio, la bellezza della natura, l’importanza degli insegnanti: la scuola è la palestra della vita. Eravamo qui tutte le settimane e nei weekend non sono mai tornata Roma, stavo bene in questa comunità ruvida e avvolgente. Nel personaggio ho ritrovato l’concept di appartenenza a un luogo che non c’è più. Sono cresciuta in un lunapark, il Luneur di Roma, che non c’è più, conosco la nostalgia che ti resta quando hai perso il luogo in sei nata, cresciuta, hai vissuto metà della mia vita.”

Antonio Albanese: “Riccardo sa trattare temi necessari con la sua nobile leggerezza. E non segue mai le mode, quel cinema dall’estetica forzata. E poi, interagire con otto bambini e attori-non attori è stato un bell’esercizio di concentrazione. Ho recitato in mocassini con mezzo metro di neve e calzini leggeri, ma mi sono divertito, questi disagi creano anche risate. E poi c’ è stato anche l’incontro con un cervo spaventoso, il più grande del mondo. E Virginia che guidava come una folle sulla neve, seguendo le indicazioni del regista”.

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L’uscita del movie (prodotto da Wildside in collaborazione con Medusa, 500 sale dal 28 marzo, è stata anticipata da una serie di anteprime nelle scuole, in collaborazione con Alice nella città (la sezione autonoma e parallela della Festa del cinema di Roma). “Non solo per l’argomento – spiega l’advert Giampaolo Letta – ma per dare un piccolo contributo nell’educare i ragazzi al cinema, portandolo, insieme agli attori, in contemporanea nelle scuole, soprattutto nei piccoli centri”. Le reazioni dei ragazzi, racconta Milani, sono state forti, soprattutto ha colpito la scena del tentativo di suicidio di un’adolescente che ama una coetanea: “Volevo raccontare la realtà per quel che ho visto negli anni. So che è un tema delicato, anche di divisione dentro comunità così, in cui certi temi arrivano in ritardo rispetto alle città. Quella scena segue il racconto di una persona che fa parte della comunità. E in tutte le proiezioni delle scuole, dalle elementari alle medie, i ragazzi ci hanno chiesto di lei, segno che si tratta di un tema vivo”.

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